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Genova, nel 2011 l'alluvione provocò sei morti

I quartieri più colpiti furono Quezzi, Sturla, San Desiderio, San Fruttuoso, Marassi, Albaro, Quarto, Quinto, Nervi. Fu subito polemica sulle responsabilità dei morti e dei danni. La giunta venne accusata di non avere deciso la chiusura delle scuole. Se lo avesse fatto, osservarono alcuni, non si sarebbero avute sei vittime

(Infophoto) - INFOPHOTO
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10 ottobre 2014 | 10.17
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Il 4 novembre 2011 l'alluvione a Genova provocò la morte di sei persone: Shpresa Djala, 23 anni, e le sue figlie Gioia, otto anni, e Janissa, un anno, Angela Chiaramonte, 40 anni, Evelina Pietranera 50 anni, e Serena Costa, 19 anni, travolte dalle acque del torrente Fereggiano, uscito dagli argini intorno all'una. Con il Fereggiano esondò anche il torrente Bisagno, il più grande.

La zona della stazione Brignole, compresi Borgo Incrociati, piazza della Vittoria e il tratto di via XX Settembre fino all'altezza di via Cesarea, rimasero sommerse dall'acqua per alcune ore. Centinaia i negozi allagati. I quartieri più colpiti furono Quezzi, Sturla, San Desiderio, San Fruttuoso, Marassi, Albaro, Quarto, Quinto, Nervi. Fu subito polemica sulle responsabilità dei morti e dei danni. La giunta venne prima accusata di non avere deciso la chiusura delle scuole. Se lo avesse fatto, osservarono alcuni, non si sarebbero avute sei vittime.

Il sindaco Marta Vincenzi parlò di una "tragedia assolutamente imprevedibile in questa forma", di una “bomba d'acqua” che colse di sorpresa la città e l'amministrazione. L'alluvione del 2011 entrò negli annali statistici per la quantità di pioggia caduta in un'ora ma la procura di Genova, dopo avere aperto un'inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti, contestò la versione dei fatti fornita dall'amministrazione. Secondo l'accusa, i tempi dell'esondazione del Fereggiano erano stati riportati falsamente per giustificare l'intempestività dell'intervento. Il gup Carla Pastorini ha rimandato a giudizio per omicidio colposo plurimo, disastro, falso e calunnia Marta Vincenzi.

Con il sindaco sono stati rinviati a giudizio anche l’ex assessore alla Protezione Civile Francesco Scidone, i dirigenti comunali Gianfranco Delponte e Pierpaolo Cha, l’ex capo della protezione civile comunale Sandro Gambelli e l’ex coordinatore dei volontari Roberto Gabutti (a cui vengono contestati solo il falso e la calunnia).

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