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Il Papa ai cardinali: "Non isolatevi in una casta"

15 febbraio 2015 | 11.40
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Francesco durante l'omelia per la messa che chiude il Concistoro: "La Chiesa non abbia paura di sollevare scandalo davanti alle sue aperture". Poi: "Anche negli atei c'è Dio". E dalla finestra del Palazzo Apostolico il gesto singolare: applaude i nuovi porporati

Papa Francesco (Infophoto) - INFOPHOTO
Papa Francesco (Infophoto) - INFOPHOTO

"Vi esorto a servire la Chiesa in modo tale che i cristiani, edificati dalla nostra testimonianza, non siano tentati di stare con Gesù senza voler stare con gli emarginati, isolandosi in una casta che nulla ha di autenticamente ecclesiale". E' il 'viatico' che Papa Francesco dà ai nuovi cardinali, che ieri hanno ricevuto la porpora, con i quali celebra la messa nella basilica di San Pietro in Vaticano. La Chiesa, esorta il Pontefice, "non abbia paura di sollevare scandalo davanti alle sue aperture, come non ne ebbe timore Gesù". L'apertura è quella di "raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati". In questo senso, spiega Bergoglio, "ci sono due logiche di pensiero e di fede: la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti. Anche oggi accade, a volte, di trovarci nell’incrocio di queste due logiche: quella dei dottori della legge, ossia emarginare il pericolo allontanando la persona contagiata; e la logica di Dio che, con la sua misericordia, abbraccia e accoglie reintegrando e trasfigurando il male in bene, la condanna in salvezza e l’esclusione in annuncio. Queste due logiche - osserva ancora il Papa - percorrono tutta la storia della Chiesa: emarginare e reintegrare".

Dunque, bisogna "rimboccarsi le maniche e non rimanere a guardare passivamente la sofferenza del mondo", dice Francesco ricordando ancora una volta che la strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è quella della "misericordia e dell’integrazione". Non bisogna "aver paura di accogliere con tenerezza gli emarginati", aggiunge il Papa invocando "la pazienza nell’accompagnarli nel loro cammino, senza cercare i risultati di un successo mondano". Non solo, spiega il Pontefice, è necessario "accogliere e integrare, con coraggio evangelico, quelli che bussano alla nostra porta; ma andare a cercare, senza pregiudizi e senza paura, i lontani manifestando loro gratuitamente ciò che noi abbiamo gratuitamente ricevuto. La totale disponibilità nel servire gli altri è il nostro segno distintivo. E' l'unico nostro titolo di onore".

Nell'omelia Bergoglio dice anche che "sanare con determinazione e coraggio le ferite del peccato non vuol dire sottovalutare i pericoli o far entrare i lupi nel gregge". E ancora che "il Signore è presente anche in coloro che hanno perso la fede, o che si sono allontanati dal vivere la propria fede, o che si dichiarano atei" (quest'ultima frase è stata aggiunta 'a braccio'). "Il Signore - precisa Francesco - è in chi è in carcere, è nell'ammalato, è in chi non ha lavoro, in chi è perseguitato; il Signore è nel lebbroso, nel corpo o nell’anima, in chi è discriminato. Non scopriamo il Signore se non accogliamo in modo autentico l'emarginato".

Da Bergoglio oggi anche un gesto singolare all'Angelus: affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico in Vaticano, Francesco chiede ai fedeli convenuti in piazza San Pietro di rivolgere un saluto ai nuovi cardinali. E agli applausi che salgono dalla folla, si unisce anche lui, con un inusuale 'battimani' ai neoporporati.

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