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Mafia: Palermo, arrestati killer dell'omicidio Lombardo

30 novembre 2015 | 14.52
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Mafia: Palermo, arrestati killer dell'omicidio Lombardo

Polizia e Carabinieri di Palermo e Trapani hanno dato esecuzione questa mattina a un provvedimento di fermo per il reato di omicidio aggravato dal metodo mafioso nei confronti di Nicolò Nicolosi, 44 anni, originario di Calatafimi (Trapani) e Attilio Fogazza, 44 anni originario di Salemi (Trapani). Entrambi sono ritenuti responsabili dell'omicidio di Salvatore Lombardo, pregiudicato ucciso a Partanna (Trapani) il 21 maggio 2009 con alcuni colpi di fucile calibro 12.

Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Maria Teresa Principato e dai sostituti procuratori Carlo Marzella e Francesco Grassi dalla Direzione distrettuale Antimafia di Palermo.

Un delitto, quello Lombardo, che sembrava destinato a rimanere irrisolto ma la cui svolta è arrivata dalle indagini condotte dagli agenti dello Sco e dai carabinieri del Ros nell'ambito delle ricerche del super latitante Matteo Messina Denaro. Lombardo venne trattenuto all'interno di un bar di Partanna con la scusa di una partita a carte, qui fu raggiunto dai due killer che lo uccisero a volto scoperto mentre un camion bloccava la strada presumibilmente per impedire l’arrivo di eventuali soccorsi.

Secondo quanto scoperto dagli investigatori, Salvatore Lombardo sarebbe ucciso perché sospettato di aver rubato un camion di merce destinata al supermercato Despar di Domenico Scimonelli, considerato membro della famiglia mafiosa di Partanna e elemento fondamentale nella catena di comunicazione che permette a Messina Denaro di dirigere, seppur latitante, l'attività di Cosa Nostra. Scimonelli è stato arrestato il 3 agosto nell'ambito dell'operazione Ermes.

L'omicidio, secondo gli inquirenti, sarebbe stata dunque una "punizione" per un "atto irrispettoso", la cui pianificazione è avvenuta "nel contesto criminale riconducibile al mandamento mafioso di Castelvetrano e al gruppo di riferimento di Matteo Messina Denaro".

Le indagini inoltre hanno portato alla luce "il senso di insofferenza manifestato dall’ambiente castelvetranese vicino alla famiglia Messina Denaro per i ripetuti arresti dei familiari e fiancheggiatori del latitante e per l’immobilismo di quest’ultimo".

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