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Migranti: Malavolta, così le navi Frontex e le ong salvano migliaia di vite umane

Francesco Malavolta
Francesco Malavolta
27 aprile 2017 | 16.52
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"Mi sono trovato spesso a prendere parte alle operazioni Sar nel Canale di Sicilia, sia a bordo di navi Frontex che di Ong e, al di là dell'estrema professionalità e competenza degli equipaggi, ricordo solo le urla nella notte quando la vita diventa più fragile. Ma ricordo anche i corpi anonimi chiusi dentro un sacco con un numero mentre mi chiedevo se avrei voluto morire così". A parlare, con la voce rotta dall'emozione, è Francesco Malavolta, un fotoreporter quarantenne che da oltre venti anni documenta le migrazioni con la sua macchina fotografica. Così da anni, dopo avere vissuto in pieno l'emergenza immigrati a Lampedusa, gira il mondo per seguire le tracce della disperazione. E' stato a bordo delle navi Frontex ma anche di alcune organizzazioni non governative. "Nessuno vorrebbe morire così. E nessuno merita di essere inghiottito dal nostro mare", dice ora Malavolta tornato da poco da un nuovo viaggio a bordo di una ong. Nel frattempo ha anche organizzato alcune mostre fotografiche in giro per l'Italia.

"A fronte di questo, mi chiedo che soluzioni offra chi accusa ed infanga - dice Malavolta all'Adnkronos - Se sparissero le Ong dal mare, dovremmo pavimentarne il fondale coi sogni traditi di chi non tocca la riva e prepararci ad una vergogna imperitura più profonda di quella attuale". Francesco Malavolta preferisce non entrare nel merito dell'inchiesta coordinata dalla procura di Catania sulle organizzazioni non governative su presunti contatti con i trafficanti di esseri umani in Libia. Ma ci tiene a ribadire: "A chi considera la presenza delle Ong in mare un incentivo (pull factor) per scafisti e trafficanti faccio notare che a nessuno importa che quei disperati arrivino a riva - dice Malavolta - Solo a quelle Ong il cui operato viene infangato senza però offrire vie legali e sicure a chi scappa".

"I popoli da sempre sono in movimento e gli uomini e le donne cercano pace e sicurezza ovunque e ad ogni latitudine - aggiunge Malavolta - Chi fugge dalla tortura non sa se una nave solida gli andrà in soccorso in mare aperto. Fugge e basta".

'Chi ha la fortuna di non dovere attraversare l'inferno sulla terra deve accogliere'

"Chi, invece, ha la fortuna di non dover attraversare l'inferno sulla terra dovrebbe accogliere queste nuove vite come un dono che ci ricorda il prezioso valore di un cuore che batte e smettere di insinuare dubbi su ogni gesto di solidarietà - dice ancora il fotoreporter - affrontando un viaggio disumano per sfuggire alla miseria cui il luogo di nascita lo ha condannato, ma chiunque tenti di alleviare la sofferenza dei sopravvissuti viene attaccato. Ora è il turno delle Ong impegnate a pattugliare la zona Sar per prestare soccorso alle imbarcazioni in difficoltà: perché lo fanno, secondo quale occulto piano, da chi ricevono i soldi". "Tutte domande legittime, ma è nella modalità con cui vengono poste che troviamo la differenza fra giustizia e giustizialismo - spiega Malavolta - Le aule di tribunale e le autorità competenti garantiscono giustizia. La querelle mediatica dove tutti sono liberi di dire qualunque cosa genera confusione e giustizialismo. Gettare ombre, sputare sentenze sommarie, screditare il lavoro e il sacrificio di chi si fa carico di una missione così delicata serve solo ad inasprire ulteriormente il già degradato (e degradante) dibattito sulla 'questione' migratoria".

"Personalmente, vorrei riprendere una dichiarazione di Izabella Cooper, portavoce di Frontex che ha ribadito come 'salvare vite umane non sia solo una priorità, bensì un obbligo internazionale per tutti coloro che operano in mare' - dice ancora - Nemmeno se rinunciassimo alla nostra stessa umanità e ci risolvessimo a cuor leggero a far morire la gente in mare, potremmo farlo impunemente perché i nostri Stati hanno firmato e ratificato innumerevoli convenzioni che regolano il diritto del mare, i diritti umani, i diritti dei rifugiati e così via".

"Ognuna di quelle convenzioni che disprezziamo, ognuna delle norme che stralciamo è stata scritta per garantire diritti fondamentali ed evitare di commettere nuovamente gli stessi errori - dice Malavolta - Rinunciare alle conquiste ottenute vuol dire andare incontro a epoche buie dai contorni difficili da prevedere". Per Malavolta "Proprio l'obbligo di salvare chi è in pericolo in mare è sempre più stringente oggi a fronte dell'inasprimento delle condizioni generali: dai campi di detenzione in Libia dove approdano le persone dopo un viaggio infernale in mano a trafficanti senza scrupoli fino alle imbarcazioni pericolanti, sovraffollate e con pochissimo carburante".

Oggi il fenomeno migratorio ha assunto proporzioni drammatiche

"Quando oltre 20 anni fa mi sono approcciato al fenomeno migratorio, avevo ancora l'ingenuità di chi non ha mai visto nulla del genere e pensa di trovarsi di fronte ad un evento eccezionale - aggiunge ancora Malavolta - Erano gli anni '90, i tempi del servizio militare in Puglia e degli Albanesi che a frotte toccavano le nostre coste col un inspiegabile carico di dolore e speranza. Nei loro occhi la gioia di aver toccato terra e la determinazione a riscattare un futuro che la loro patria negava a colpi di dittatura. Nei miei occhi lo stupore dell'inesplorato e l'assoluta incapacità di esprimere giudizi su ciò che osservavo si mescolavano alla sensazione di assistere alla Storia".

E ancora: "Oggi, nel 2017, il fenomeno migratorio ha assunto proporzioni drammatiche e registra un peggioramento su tutti i fronti. Da sempre i popoli sono in movimento spinti da ragioni differenti che spaziano dai conflitti alla speranza di migliorare le proprie condizioni di vita e proprio oggi, in un mondo globalizzato, ci scandalizziamo di fronte a persone così disperate che rischiano la vita per poterla mettere al riparo da violenze ed abusi".

"Dopo anni di inadeguatezze nel sistema di accoglienza che risponde ancora a una ipocrita logica emergenziale pur trattandosi di un fenomeno radicato nella quotidianità di chi salva e accoglie i migranti, dopo il fallimento della coesione europea crollata sotto il peso di ingombranti egoismi nazionali, dopo le carenze nel processo di integrazione che hanno deliberatamente creato masse di emarginati senza speranza, adesso la solidarietà sta diventando reato - conclude -Non solo si criminalizza chi osa partire".

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