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M.O., il Papa si fa mediatore: “Offro la mia casa per incontro di pace”. Sì di Peres e Abu Mazen

Francesco nel secondo giorno del suo viaggio apostolico in Terra Santa mette a disposizione la Santa Sede per un incontro tra i leader israeliani e palestinesi: “E’ giunto il momento per tutti di avere il coraggio della pace”. Abbas e Peres saranno in Vaticano il prossimo mese

M.O., il Papa si fa mediatore: “Offro la mia casa per incontro di pace”. Sì di Peres e Abu Mazen
25 maggio 2014 | 11.58
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In Vaticano, israeliani e palestinesi, per trovare finalmente la pace in Medio Oriente. Papa Francesco mette a disposizione la sua ‘casa’ per un incontro di preghiera comune con il presidente israelieno Shimon Peres e il leader palestinese Abu Mazen e lo fa al termine della messa celebrata a Betlemme, nella seconda giornata del suo viaggio apostolico in Terra Santa.

Il Pontefice chiama direttamente Abbas e Peres e li esorta ad “elevare insieme con me una intensa preghiera, invocando da Dio il dono della pace” ricordando che “costruire la pace è difficile ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra Santa ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace”.

Un invito accolto dai due leader che hanno accettato l’invito di Papa Francesco a recarsi, insieme, in Vaticano il mese prossimo.

Nel suo discordo rivolto alle autorità palestinesi, Francesco ha chiesto che “si raddoppino gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza. E’ giunto il momento per tutti di avere il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti”.

Stessa esortazione ribadita più tardi da Bergolgio nel discorso pronunciato all’aeroporto di Tel Aviv per l’inizio della sua tappa israeliana nel viaggio. “La soluzione di due Stati diventi una realtà e non rimanga un sogno”, ha scandito Francesco davanti ai presidenti israeliano e palestinese - presente nello scalo aereo assieme al premier Benjamin Netanyahu - per un incontro di preghiera e di pace. “Eleviamo insieme una preghiera invocando da Dio il dono della pace: offro la mia casa in Vaticano per questo incontro di preghiera: tutti desideriamo la pace e tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti. Noi che siamo al servizio del nostro popolo, abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace. Costruire la pace è difficile - ribadisce Francesco le parole pronunciate anche a Betlemme - ma vivere senza la pace è un tormento. E il mondo intero ci chiede di portare davanti a Dio l’ardente aspirazione della pace”.

Il Papa esorta a “intraprendere sempre e senza mai stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione e della pace: non c’è un’altra strada. Pertanto, rinnovo l’appello affinché sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti; sia ugualmente riconosciuto che il popolo palestinese ha diritto a una Patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. L’esclusione e lo scontro lascino spazio all’inclusione e all’incontro. Non ci sia posto per l’antisemitismo in qualunque forma si manifesti e per ogni espressione di ostilità, discriminazione o intolleranza verso persone e popoli”.

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