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Iraq, Usa pronti a collaborare con l’Iran. Inviata un’altra nave da guerra nel Golfo Persico

Il segretario di Stato americano Kerry: “Possibili attacchi con droni”. L’ex vicepresidente iracheno al-Hashimi: “Intervento straniero sarebbe disastroso”. Non si arresta l’avanzata dei jihadisti nel nord del Paese. I pasdaran iraniani combattono con Baghdad

(Xinhua)
(Xinhua)
16 giugno 2014 | 10.34
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Per fermare l’avanzata degli estremisti sunniti in Iraq, gli Stati Uniti sono “aperti a discussioni” con Teheran, se l’Iran può contribuire a fermare le violenze e stabilizzare il Paese. Lo ha annunciato il segretario di Stato John Kerry, in un’intervista a Yahoo! News.

Tra le iniziative militari che Washington intende adottare, Kerry afferma che l’impiego dei droni da bombardamento “potrebbe” essere un’opzione praticabile. L’Amministrazione Obama, ha detto ancora il segretario di Stato, “non esclude nulla che possa essere costruttivo”, anche se i contatti con gli iraniani dovranno procedere “passo per passo”. Secondo un alto funzionario americano i colloqui potrebbero avvenire già questa settimana.

I due paesi avversari, che non intrattengono rapporti diplomatici dal 1979, hanno in comune l’interesse a contrastare i miliziani sunniti dello Stato Islamico dell’Iraq e il Levante (Isil) che minacciano il governo di Baghdad e l’integrità dell’Iraq. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha dichiarato sabato che Teheran sta valutando una collaborazione con gli Stati Uniti su questa emergenza.

L’Iran e gli Stati Uniti, nell’ambito del gruppo 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu + la Germania), partecipano lunedì a Vienna al nuovo round di trattative per trovare un accordo sul controverso programma nucleare iraniano.

Un’altra nave da guerra nel Golfo Persico - Il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel ha inviato la nave da guerra “Mesa Verde” nel Golfo Persico, a seguito dell’avanzata in Iraq dei miliziani sunniti. Lo hanno riferito dal Pentagono, precisando che l’invio della nave, in grado di sostenere una tattica militare anfibia, dovrebbe dare maggiore flessibilità al presidente americano Barack Obama per reagire alla situazione.

Al momento la “Mesa Verde” trasporta un V-22 Osprey, un “convertiplano”, una sorta di incrocio tra aereo ed elicottero capace di decollare ed atterrare verticalmente e progettato per il combattimento e il supporto al combattimento. Nei giorni scorsi, gli Stati Uniti hanno inviato nel Golfo Persico la portaerei “George H.W. Bush”. Nel frattempo, il governo americano ha già annunciato di stare riducendo il personale nella sua ambasciata di Baghdad, mentre, in un altro comunicato del Pentagono, è stato reso noto che altri militari sono stati inviati per rafforzare il dispositivo di sicurezza presso la struttura.

La posizione della Gran Bretagna - Mentre Washington sta valutando l’avvio di colloqui diretti con Teheran, Londra esclude un intervento militare in Iraq. Il Regno Unito “non sta progettando un intervento militare, non potrei essere più chiaro di così”, ha detto il ministro degli Esteri William Hague, intervistato dalla Bbc. La Gran Bretagna, ha proseguito Hague senza fornire dettagli, potrebbe però offrire al governo iracheno assistenza nel campo dell’antiterrorismo.

Hague ha anche respinto le tesi di chi considera un errore l’invasione del 2003. La cacciata di Saddam Hussein fu la “cosa giusta da fare”, ha detto, ma nel dopo-Saddam “sono stati fatti degli errori”. La situazione odierna in Iraq, per Hague è conseguenza della “mancanza di collaborazione” tra sunniti, sciiti e curdi.

Il commento di al-Hashimi - L’ex vice presidente iracheno Tareq al-Hashimi, parlando dell’ipotesi di un intervento militare iraniano in Iraq, ha sottolineato: “Non permetteremo alcuna interferenza straniera in Iraq, perché si tratta di una questione tutta irachena e gli iracheni possono risolverla da sé”. “L’interferenza di qualunque parte esterna, soprattutto quelle che usano la forza, sarebbe disastrosa”, ha aggiunto al-Hashimi, fuggito dall’Iraq nel 2012, in seguito a un mandato d’arresto e alla successiva condanna a morte per alcuni omicidi e per un presunto sostegno ai gruppi militanti sunniti.

Per al-Hashimi le violenze in corso in Iraq sono una “primavera araba” contro le politiche “settarie” del premier Nouri al-Maliki.

Prosegue l’avanzata a Nord dei Jihadisti - Intanto, i jihadisti che combattono in Iraq contro l’esercito regolare hanno annunciato la conquista di nuove città nel nord del paese. Tramite un account su Twitter, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante ha annunciato di aver preso il controllo di Tal Afar, nella provincia di Niniveh, “con l’eccezione di una piccola zona sottoposta a uno stretto controllo e nota come Zona Verde”. I militanti affermano inoltre di aver liberato “centinaia di prigionieri” dal carcere cittadino. Il capoluogo di Niniveh, Mosul, è stato tra le prime città a finire sotto il controllo dello Stato islamico.

Mentre non si arresta l’avanzata dei jihadisti nel nord dell’Iraq, le forze governative rafforzano la loro presenza intorno alla capitale Baghdad e affermano di aver inflitto perdite allo Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Fonti anonime della sicurezza hanno riferito all’agenzia Dpa di aver ucciso 23 militanti del gruppo a nord di Baquba, circa 60 chilometri a nord-ovest di Baghdad. La tv satellitare al-Arabiya riferisce inoltre che la presenza di militari è stata rafforzata intorno all’aeroporto internazionale della capitale, dopo che nella notte si sono registrati scontri nell’area.

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