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Terrorismo: "Voglio tornare a casa", le lettere dei jihadisti mammoni

Decine di giovani volontari francesi implorano famiglie e avvocati per fuggire dalla guerra. Temono di essere arrestati al loro ritorno in patria, si lamentano delle condizioni in cui vivono e temono di andare al fronte

Un miliziano jihadista
Un miliziano jihadista
02 dicembre 2014 | 15.15
LETTURA: 3 minuti

"Sta arrivando l'inverno, fa freddo". "Il mio iPod si è rotto". "Mi fanno fare solo il lavapiatti, non ne posso più". "Voglio tornare a casa". Più che le lettere di fanatici miliziani che hanno deciso di dedicare la loro vita alla jihad, quelle spedite dai giovani volontari dello Stato Islamico alle loro famiglie, sembrano le lagne di studentelli mammoni alla loro prima esperienza fuori casa.

Filtrati attraverso Le Figaro, i messaggi e le email di alcuni ragazzi e ragazze francesi arruolatisi nelle file dell'Is e alle prese con la dura realtà dei fronti siriano ed iracheno danno un'immagine assai diversa da quella fornita dalla propaganda jihadista. L'intenzione dei giovani francesi è di fare ritorno in patria. Per questo fanno a ppello alle famiglie e agli avvocati per evitare l'arresto che li attenderebbe rimettendo piede in Francia.

"Non ho fatto quasi altro che consegnare vestiti e cibo. Ho anche pulito armi e spostato i cadaveri dei combattenti uccisi", scrive uno dei volontari, cercando di allontanare da sé il sospetto di aver compiuto atti violenti. In un altro messaggio si percepisce la paura di rimanere ucciso di un altro giovane francese. "Vogliono mandarmi al fronte, ma io non so combattere", si lamenta il riluttante jihadista con la famiglia.

Sono oltre 1.100 i giovani francesi, molti di loro non di origini arabe ma convertitisi all'Islam, che si sono uniti all' Stato Islamico o ad altri gruppi jihadisti. Un centinaio, tra quanti sono andati a combattere in Siria e in Iraq, ha fatto ritorno in Francia. Gli arrestati sono una settantina. Alle difficoltà legali di un ritorno a casa, si accompagnano quelle sul campo. Ogni tentativo di defezione, sostengono i legali dei jihadisti, è severamente punito, in alcuni casi con la morte.

Gli avvocati che hanno raccolto le imploranti 'lettere dal fronte', stanno tentando insieme alle famiglie di ottenere dalle autorità francesi un lascia passare per i giovani e disillusi jihadisti. "Abbiamo preso contatti con la polizia e le autorità giudiziarie, ma si tratta di una materia molto sensibile", spiega uno dei legali al britannico Independent. "Tutti comprendono che più queste persone rimangono laggiù e più diventeranno delle bombe ad orologeria quando torneranno a casa. Ma nessuno vuole correre il rischio di avere una politica ufficiale che incoraggi i disillusi a fare ritorno -aggiunge l'avvocato- Che succederebbe se uno di loro fosse poi coinvolto in un attentato terroristico in Francia?".

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