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Siria: ong, rischio strage imminente di cristiani rapiti nel nord-est

25 febbraio 2015 | 09.48
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L'agghiacciante stima fornita ad Aki-Adnkronos International dal presidente del Consiglio siriaco nazionale in Siria, Bassam Ishaq che ha fatto appello a "un intervento estremamente necessario da parte della coalizione internazionale, come è stato fatto a Kobane"

(Foto Xinhua)
(Foto Xinhua)

"Confermiamo che i civili rapiti dallo Stato islamico (Is) nei villaggi lungo il fiume Khabur sono 90, ma abbiamo informazioni sul rapimento di almeno altri 60 in zone diverse". E' questa l'agghiacciante stima del presidente del Consiglio siriaco nazionale in Siria, Bassam Ishaq, che è anche membro della Segreteria generale del Consiglio nazionale siriano (Cns) all'opposizione.

Le milizie dell'Is hanno attaccato lunedì all'alba alcuni villaggi cristiani che si trovano lungo la riva sud del fiume Khabur, nella provincia siriana di al-Hasakeh, sequestrando più di 150 civili, la maggior parte donne e bambini, dei quali non si sa più nulla. In un'intervista ad Aki-Adnkronos International, Ishaq spiega che "l'Is non se n'è andato dai villaggi occupati" lunedì.

Al contrario, "sono ancora in corso i combattimenti per impedire che i miliziani entrino nella città di Tell Tamar", aggiunge Ishaq, che ha fatto appello a "un intervento estremamente necessario da parte della coalizione internazionale, come è stato fatto a Kobane, altrimenti assisteremo a una tragedia umana senza precedenti". E del "rischio di un'imminente strage" parla anche la Lega siriana per i diritti umani, che ha fatto appello a "un intervento immediato" per liberare gli ostaggi.

Sono varie le forze che lottano contro l'Is nei villaggi abitati da assiri cristiani nel nord-est della Siria, spiega Ishaq: "Gli abitanti di Tell Tamar sono per la maggior parte assiri, ma vi sono anche curdi e arabi e tutti stanno combattendo contro l'Is". Tra queste forze figurano "quelle di protezione popolare, il Consiglio siriaco militare, e le Guardie di Khabur". L'attivista ricorda che "l'Is ha tentato più volte di entrare nella provincia di al-Hasakeh ma senza successo, occupando per breve tempo alcuni villaggi poi liberati, ma l'attacco di lunedì è stato fatto con grande dispiegamento di combattenti e con l'ausilio di armi pesanti".

In seguito all'attacco, si è assistito a un esodo degli abitanti verso le principali città della Jazira, ossia al-Hasakeh e al-Qamushli. Per la Lega siriana, questo è "un crimine di guerra non diverso da quelli che commette il regime del presidente Assad nei confronti dei suoi oppositori civili". L'ong ha poi attribuito alla comunità internazionale "la responsabilità per il deterioramento della sicurezza in Siria" per non essere "intervenuta rapidamente al momento opportuno per proteggere i civili", soprattutto dopo l'infiltrazione nel conflitto siriano di forze estremiste e confessionali a sostegno del regime.

Queste infatti "contribuiscono grandemente a incrementare l'influenza dei gruppi estremisti e a dare un connotato confessionale alla guerra in Siria", ha aggiunto la Lega siriana, esprimendo "estrema preoccupazione" per il fatto che la presenza di questi gruppi "minaccia i diritti fondamentali dei civili".

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