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Khan contro Goldsmith, a Londra si sceglie il successore di Boris Johnson

(Afp)
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03 maggio 2016 | 17.24
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Giovedì sera, se i sondaggi che da circa un anno a questa parte lo danno per favorito verranno confermati dai voti reali, Sadiq Khan diventerà il nuovo sindaco laburista di Londra. Il suo avversario, Zac Goldsmith, non dovrebbe riuscire a confermare per altri quattro anni la bandiera dei Conservatori sull'ideale pennone di City Hall. I due non potrebbero essere più diversi e le loro figure per molti aspetti sono paradigmatiche del crescente divario sociale che agita la capitale britannica. Un figlio di immigrati asiatici, per giunta musulmano, da una parte e l'espressione dell'establishment bianco, eatoniano e (assai) benestante dall'altra.

Il 45enne Khan, figlio di un'autista d'autobus di origini pakistane, ha costruito la sua scalata partendo da una casa popolare di Tooting, alla periferia sud occidentale di Londra. Gli studi, la laurea in legge, la specializzazione in diritti umani. Nel 2005 è diventato deputato, proprio per il collegio di Tooting. Dopo l'uscita di scena di Gordon Brown, Khan è stato fra i principali sostenitori della campagna di Ed Miliband per la leadership laburista. Ministro ombra della Giustizia, ha lasciato quell'incarico all'inizio dell'anno per dedicarsi alla campagna elettorale.

A lui si affida il Labour per confermarsi primo partito a Londra e, soprattutto, per mitigare la probabile delusione che arriverà dai risultati delle elezioni amministrative che lo stesso giorno si terranno nel resto del Regno Unito. Per Khan, più che i trasporti, inevitabile terreno di promesse per qualsiasi candidato a sindaco di Londra, la sfida è la casa, la ormai cronica penuria di alloggi pubblici o a prezzi sostenibili per una crescente fetta di londinesi. Ha promesso almeno 50mila alloggi in più all'anno e al di là dei proclami elettorali l'emergenza è reale e sentita da centinaia di migliaia di cittadini a reddito basso o medio basso.

L'appartenenza religiosa di Khan, come era inevitabile, è diventata, in maniera più o meno strisciante, argomento di campagna elettorale. Ultimo episodio in ordine di tempo, lo 'scivolone' più o meno consapevole con il quale Goldsmith ha accostato il suo rivale agli attentati islamisti a Londra del luglio 2007. Un suo articolo anti-Khan scritto per il Mail on Sunday, è stato accompagnato da una foto dell'autobus squarciato dalla bomba dei terroristi e dal titolo: "Veramente giovedì vogliamo consegnare la più grande città del mondo a un Partito laburista che pensa che i terroristi siano suoi amici?". Goldsmith ha poi preso le distanze dalla trovata del tabloid, ma ormai il danno era fatto.

Del resto, questo 41enne rampollo di una delle famiglie più importanti del Regno, che ha studiato a Eaton e Cambridge e si è lanciato in politica come deputato ambientalista dei Tories per il ricco collegio di Richmond Park, non ha molte chance di farcela. Essendo schierato per la Brexit, qualche voto in più potrebbe arrivargli dall'elettorato dell'Ukip, che a Londra nel corso delle elezioni politiche dello scorso anno raggiunse l'8%.

Ma oltre ai sondaggi che lo danno in svantaggio di una ventina di punti, a determinare il voto di giovedì sarà l'affluenza. Probabilmente ancora più bassa del 38,1% registrato nel 2012, quando a dominare la scena furono due figure carismatiche come Boris Johnson e Ken 'il Rosso' Livingstone. Con un'affluenza così scarsa, prevede il Guardian, alle urne andranno soprattutto gli elettori laburisti.

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