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Governo stoppa le polemiche, bloccata la riforma del fisco

Renzi: "Nessuna norma ad personam, rimandiamo tutto a dopo il voto per il Colle ". Salta la misura che, secondo alcuni, avrebbe consentito a Berlusconi di ricandidarsi. Prevedeva la non punibilità quando l'importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato. Berlusconi: trovano sempre il modo per mettermi in mezzo. Il testo torna ora in Cdm e poi alle Commissioni

Berlusconi e Renzi
Berlusconi e Renzi
04 gennaio 2015 | 10.08
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Il governo stoppa le polemiche. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi blocca la riforma del fisco: il testo torna in Cdm. Salta dunque la norma spuntata nel condono fiscale che prevedeva la non punibilità quando l'importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato e che, secondo alcune interpretazioni, avrebbe consentito a Silvio Berlusconi di ricandidarsi.

''Non c'è nessuna norma ad personam o contra personam. E non c'è nessun inciucio strano di cui temere'', ha assicurato il premier al Tg5. "Tutte le volte che si parla di fisco è naturale intrecciarsi con uno dei tanti processi a Berlusconi - aggiunge - Noi non facciamo norme né ad né contra personam. Se si pensa che poi ci sia chissà quale scambio, non c'è problema: rimandiamo tutto a dopo le votazioni per il Quirinale e la fine dei servizi sociali di Berlusconi a Cesano Boscone. I professionisti del retropensiero avranno modo di ricredersi".

Renzi, spiegano fonti di palazzo Chigi, ''ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere - per il momento - alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei ministri''. La proposta del dlgs sui rapporti tra fisco e contribuente, ''tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l'approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015''.

''Di tutto abbiamo bisogno - sottolineano le stesse fonti - tranne che dell'ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere'''.

"Il nostro governo - precisano fonti di palazzo Chigi - non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all'interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini. Queste norme consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente darà lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo".

La norma al centro delle polemiche, secondo alcune interpretazioni, avrebbe consentito a Berlusconi di chiedere la revoca della condanna per frode fiscale nel processo Mediaset ed essere quindi libero di candidarsi alle prossime elezioni. L'articolo, il 19bis, contenuto nel decreto legislativo sui rapporti tra fisco e contribuente approvato lo scorso 24 dicembre dal Consiglio dei ministri, prevedeva infatti che "la punibilità è comunque esclusa quando l'importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al tre per cento dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata".

E' possibile che tutte le volte che c'è un provvedimento importante sul fisco, che riguarda milioni di italiani, qualcuno si senta obbligato a mettere in mezzo me? Ogni pretesto è buono per chiamarmi in causa... Silvio Berlusconi, raccontano fonti azzurre, avrebbe appreso solo dai giornali di una norma a suo favore nella riforma del fisco messa a punto dal governo Renzi. Sentirsi chiamato in causa per un condono fiscale non fa piacere. Anche perché si tratta di un codicillo che desta tante perplessità, dal punto di vista tecnico-giuridico, soprattutto nello staff legale dell'ex premier.

Franco Coppi e Niccolò Ghedini, infatti, non sono affatto convinti dell'applicabilità di questa disposizione al caso del Cav. Anzi, ad Arcore, si chiedono cui prodest tutto ciò, visto che la norma salva-Berlusconi inciderebbe sugli effetti della sentenza di condanna Mediaset, vale a dire sulle pene accessorie, ma non certamente sulla candidabilità o meno del leader forzista, l'aspetto che più sta a cuore agli azzurri. Molti fedelissimi berlusconiani scommettono che sia stata una mossa per mettere in crisi il patto del Nazareno.

Berlusconi, assicurano, è convinto che presto recupererà la piena agibilità politica e confida nella Corte dei diritti europei dell'uomo. Lo stato maggiore forzista attende da Strasburgo il segnale che consentirà al suo leader, una volta terminati i servizi sociali a Cesano Boscone, di tornare in campo senza limiti di sorta. L'unico vero obiettivo, dunque, resta quello della completa riabilitazione tramite giudizio della Corte europea. In ambienti azzurri fanno notare anche un altro aspetto non di poco conto: ci fosse per caso una 'manina' per colpire il patto del Nazareno in una fase politica così delicata in vista dell'elezione del capo dello Stato? ''Non abbiamo chiesto nessuna norma ad personam a Renzi, noi abbiamo letto di questo codicillo sui giornali'', assicura un big azzurro, di casa a palazzo Grazioli.

Appena scoppiata la bufera sulla presunta norma-salva Berlusconi nei decreti delegati, Renzi ha fatto sapere in via ufficiosa che una sentenza passata in giudicato non può essere svuotata da una norma successiva e che, in ogni caso, sarebbe stato pronto a bloccare una norma del genere. Dopo qualche ora è arrivata una nota ufficiosa di Palazzo Chigi, che annunciava il dietrofront.

Fonti di palazzo Chigi prima, avevano però difeso la natura e l'intendimento della riforma: ''I decreti delegati sul fisco segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende. La logica che il Parlamento ha affidato al governo è molto chiara: recuperare più soldi dall'evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali''.

"Oggi in Italia - precisano fonti governative - meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che è assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell'evasione nel nostro Paese. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale. Questo è l'obiettivo del governo".

''Disciplinare in modo puntuale l'abuso di diritto, dare certezze a investitori e cittadini, stangare con più severità i veri colpevoli e smettere di ingolfare i tribunali penali per questioni formali è un grande obiettivo di civiltà giuridica''. ''Con questo spirito il governo ha votato nell'ultima seduta del Consiglio dei ministri la prima lettura del decreto delegato che va in questa direzione", proseguono le fonti di palazzo Chigi. ''Lo ha fatto discutendo articolo per articolo, su tutti i punti in discussione, riducendo le pene rispetto alle proposte del presidente del Consiglio dei ministri per un comprensibile problema di equilibrio del sistema sanzionatorio e aprendosi a una discussione vera, non formale, collegiale, durata più di un'ora".

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