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Magistrati: "Troppa attenzione su intercettazioni". Replica il Pd: "Frasi ingenerose"

23 ottobre 2015 | 13.02
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Magistrati:

Ancora frizioni tra magistratura e Pd sulla questione intercettazioni. Ad innescare la polemica è Rodolfo Sabelli, presidente dell'Anm, che nel suo intervento al XXIII congresso dell'Associazione Nazionale Magistrati, in corso a Bari, lamenta un'eccessiva attenzione riservata dalla politica (e dal governo) al tema delle intercettazioni, a suo avviso superiore all'impegno profuso nel contrasto a "fenomeni criminali endemici", in un contesto che vede una "criminalità organizzata diffusa ormai in ogni ambito" e "forme di pesante devianza infiltrate nel settore pubblico e in quello dell'economia". Sabelli, pur stigmatizzando la diffusione incontrollata delle intercettazioni, si chiede se sia giusto o meno pubblicare registrazioni prive di rilevanza penale ma di elevato interesse pubblico: "Il disegno di legge delega - spiega - pare propendere per la soluzione negativa", finendo per "sottrarre al legislatore ordinario una approfondita riflessione preventiva su aspetti così delicati".

La replica del Pd è affidata al responsabile Giustizia del partito, David Ermini, il quale precisa che "ad oggi né il governo né il Parlamento hanno messo mano al sistema delle intercettazioni, non è stata toccata nessuna delle attuali competenze degli organi inquirenti o di quelli giudicanti": "Ci siamo preoccupati solo dell'aspetto legato alla pubblicità delle intercettazioni. Per questo - sottolinea l'esponente dem - alcune frasi sulla 'politica non attenta' ci appaiono ingenerose".

Nel suo intervento Sabelli ha detto che "la tensione fra politica e magistratura, legata per anni a vicende giudiziarie individuali, ha finito con l'offrire di sé un’immagine drammatica ma, in realtà, semplificata. Oggi quei rapporti sono restituiti a una dinamica meno accesa nella forma ma più complessa".

"Il principio di indipendenza e autonomia" dei giudici "che nessuno in astratto mette in discussione, costituisce uno dei cardini degli equilibri istituzionali", ma "l'indipendenza - ha evidenziato Sabelli in un passaggio - non si alimenta di ossequio formale ma di una cultura fondata sul rispetto. Sono i temi sui quali oggi si sviluppano tensioni nuove o si riaccendono altre antiche e mai davvero sopite, che alimentano delegittimazione e sfiducia nel sistema giudiziario".

Nel corso della relazione, Sabelli ha anche rimarcato che "va respinta l’idea strisciante che a minori garanzie e a minori controlli possa corrispondere una maggiore crescita, come se il problema consistesse nella regola e non piuttosto nella sua violazione. L'approdo di una tale impostazione sarebbe la subordinazione della politica e della giurisdizione al potere economico, in una pericolosa prospettiva tecnocratica, sostanzialmente antipolitica".

Parlando delle intercettazioni, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati ha sottolineato che il tema "ha finito con l'assumere una centralità che, oltre a nuocere alla serenità della riflessione, risulta perfino maggiore dell'attenzione dedicata ai problemi strutturali del processo e a fenomeni criminali endemici". "Senza volere indulgere a facile enfasi - ha aggiunto - non posso tuttavia non sottolineare la gravità di una criminalità organizzata diffusa ormai in ogni ambito e le forme di pesante devianza infiltrate nel settore pubblico e in quello dell'economia". Quanto alla disciplina sul contrasto alla corruzione appare "timida", secondo Sabelli. "A fronte del previsto aumento delle sanzioni per taluni reati comuni, che sembrano più il cedimento a generiche istanze securitarie e a superficiali appetiti giustizialisti che scelte operate di un disegno consapevole di rafforzamento dell'intervento penale, è incoerente la timidezza mostrata finora nella disciplina dei mezzi di contrasto al fenomeno della corruzione, secondo le linee indicate dalle convenzioni alle quali l'Italia ha aderito".

Secondo Sabelli le condotte corruttive "spesso si uniscono a fenomeni di criminalità organizzata" e per mezzo di essi le "realtà mafiose si insinuano nel tessuto della pubblica amministrazione". Per questo occorrono "maggiore determinazione e più penetranti strumenti di indagine e di prova". "Concussione, traffico di influenze, corruzione privata - prosegue Sabelli - ancora attendono una sistemazione definitiva, adeguata alle caratteristiche e alla gravità di tali condotte. Se vanno salutate con favore l'introduzione del delitto di autoriciclaggio, la riforma della falsità in bilancio, tuttavia le nuove norme presentano limiti tecnici che le prime applicazioni giurisprudenziali cominciano a rivelare".

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