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Cinema: l'appeal di Berlino, da Malick a 'Cinquanta sfumature di grigio'

Nomi e titoli di peso e di richiamo per la 65esima Berlinale, e fra i divi c'è chi fa il bis. Per l'Italia in gara 'Vergine giurata' di Laura Bispuri. Orso d'Oro alla carriera a Wim Wenders che presenta fuori concorso 'Every thing wille be fine' (Guarda il video)

Una immagine da 'Cinquanta sfumature di grigio'
Una immagine da 'Cinquanta sfumature di grigio'
05 febbraio 2015 | 10.28
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(Adnkronos/Cinematografo.it) - Il programma del 65esimo Festival internazionale del Film di Berlino (5-15 febbraio) più che brillante è un successo annunciato, erano anni che non si leggevano nomi e titoli così di peso: a partire da 'Queen of the desert' di Werner Herzog, in predicato per il 2014 e ricomparso nel cartellone di Dieter Kosslick. Non è però Herzog il colpo grosso di questa edizione ma 'Knight of Cups' di Terrence Malick, insieme con l’evento mediaticamente più atteso della stagione: 'Cinquanta sfumature di grigio', anteprima internazione, fuori concorso, firmata da Sam Taylor-Wood, protagonisti Dakota Johnnson e Jamie Dornan.

Quanto ai divi: non mancano, anzi alcuni compaiono più di una volta; è il caso della Blanchett, senza dimenticare che nella Regina del deserto di Herzog, sulla vita dell’archeologa, politica, scrittrice e agente segreta britannica Gertrude Bell, ci sono Nicole Kidman, Damian Lewis, l’eroe di 'Homeland', James Franco, anche lui in duplice copia al festival, e Robert Pattinson. L’apertura, in tono minore, è affidata alla spagnola Isabel Coixet, con una dramma ambientato in Groelandia, 'Nobody Wants the Night', interpretato da Juliette Binoche e Gabriel Byrne. Dall'Italia 'Vergine giurata' di Laura Bispuri, un esordio notevole con Alba Rohrwacher in stato di grazia.

In cartellone 'Taxi', il film clandestino di Jafar Panahi; 'Journal d'une femme de chambre' ('Diary of a Chambermaid') di Benoit Jacquot; 'Victoria' del tedesco Sebastian Schipper; 'Mr. Holmes' di Bill Condon, con Ian McKellen, Laura Linney (fuori competizione). E, ancora, Peter Greenway con 'Eiseinstein in Guanajuato', che racconta l’influenza del periodo messicano sulla carriera del grande regista. L’interessante 'Under Electric Clouds' di Alexey German jr, presente e futuro di un paese ridotto in macerie.

Altro titolo inaspettato 'El Club' di Pablo Larraín (regista di 'No' e 'Tony Manero'), che non fa sconti a nessuno. Fuori concorso Wim Wenders con 'Everything will be fine' (Orso d’Oro alla carriera); 'Cinderella' di Kenneth Branagh offre un cast all star: Cate Blanchett, Lily James, Richard Madden, Stellan Skarsgård ed Helena Bonham Carter. Poi c'è L’inglese '45 years' di Andrew Haigh ('Weekend'), curioso thriller-drama con Charlotte Rampling e Tom Courtenay. Nella sezione gala: 'Woman in gold' di Simon Curtis con Helen Mirren e Ryan Reynolds ed Ermanno Olmi con 'Torneranno i prati'. Occhio a un altro italiano: Duccio Chiarini con 'Short skin', in Generation 14, uno dei progetti di Biennale College, che rafforza l’iniziativa lanciata a Venezia nel 2012.

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