Il rapporto di gennaio dell'Abi non da' segnali positivi, sottolineando come "a seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta". Il risultato è che a novembre 2014 le sofferenze lorde sono cresciute ancora, superando i 181 miliardi di euro, un dato peggiore dei 179,3 miliardi registrati a ottobre
Per le banche italiane è sempre più rischioso erogare finanziamenti a famiglie e aziende. Il rapporto di gennaio dell'Abi, infatti, non da' segnali positivi su questo fronte, sottolineando come "a seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta". Il risultato è che a novembre 2014 le sofferenze lorde sono cresciute ancora, superando i 181 miliardi di euro, un dato peggiore dei 179,3 miliardi registrati a ottobre.
Sono cifre pesanti che portano il rapporto fra le sofferenze lorde e gli impieghi al 9,5% a novembre. Quasi un decimo dei soldi prestati dalle nostre banche quindi è in sofferenza: era il 7,8% un anno prima e appena il 2,8% a fine 2007. Peraltro questo valore raggiunge il 16% per i piccoli operatori economici (più del doppio rispetto al 7,1% di fine 2007), il 15,9% per le imprese (il 3,6% ante-crisi) ed il 6,9% per le famiglie (il 2,9% a fine 2007).
"Anche le sofferenze nette – continua l'Ani - registrano a novembre un aumento, passando da 83 miliardi di ottobre agli 84,8 miliardi di novembre e un rapporto sofferenze nette su impieghi totali pari al 4,67% a novembre dal 4,61% di ottobre 2014".
Il rapporto mostra comunque come a fine 2014 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia resti, a quota 1.820,6 miliardi di euro, nettamente superiore, di quasi 120 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.701 miliardi di euro. Sempre a fine anno il portafoglio titoli del totale delle banche si è collocato a 827,6 miliardi di euro.
La fotografia scattata dall'Abi mostra peraltro un calo della la raccolta a medio e lungo termine cioè tramite obbligazioni, scesa a fine 2014 del 13,8%, pari a una diminuzione su base annua in valore assoluto di quasi 71 miliardi di euro, un fenomeno che penalizza l’erogazione dei prestiti a medio e lungo termine. Al contrario i depositi sono aumentati – sempre a fine dicembre 2014 - di oltre 43 mld di euro rispetto all’anno precedente, segno di una prudenza generalizzata che tuttavia non appare come il motore necessario per la ripresa.