Boom delle vendite di case in nuda proprietà. Nel primo semestre del 2015 si registra un incremento del 20% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Il dato, che emerge da un'analisi di Confabitare, fotografa le difficoltà di tanti proprietari anziani provati da anni di crisi. In tutta Italia sono 97mila gli anziani che hanno scelto questa formula, soprattutto nelle grandi città, con Bologna capofila.
Ricorre alla nuda proprietà soprattutto chi, avendo scarsi legami con la famiglia, oppure essendo privo di eredi diretti, ha bisogno di liquidità per continuare a mantenersi (in media percepisce una pensione mensile di poco superiore ai 1.100 euro), conservando la disponibilità dell'immobile.
Il ricorso alla vendita della nuda proprietà consente di monetizzare dalla cessione dell'immobile senza perdere il diritto abitativo (usufrutto), permette di mantenere la stessa qualità di vita integrata da una nuova liquidità, ottenuta senza ricorrere a indebitamenti. Dall'altra parte, chi acquista l'immobile ha la possibilità di effettuare un investimento a medio-lungo temine ed entra in possesso di un immobile senza dover pagare l'Imu, in quanto l'imposta ricade sull'usufruttuario.
Confabitare denuncia la gravità della situazione: “questo preoccupante fenomeno che va sempre più diffondendosi - spiega Alberto Zanni, Presidente nazionale dell'ente - è sintomo della pesante crisi che colpisce soprattutto la fascia dei pensionati, sempre più debole, deve portare il Governo a prendere provvedimenti ormai non più procrastinabili".
Il primato del ricorso degli anziani alla vendita in nuda proprietà spetta all’Emilia Romagna con oltre il 39%, segue il Lazio con il 18%, il Piemonte e Lombardia con il 16%, la Toscana con il 10% e la Liguria con l’8%.
