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Popolare di Vicenza

Zonin: "Anche io ho perso molti soldi da crac banca"

13 dicembre 2017 | 20.16
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Gianni Zonin (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Gianni Zonin (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Anche io e la mia famiglia abbiamo perso una cifra molto consistente" a causa del crac della Banca Popolare di Vicenza. Lo ha detto l'ex presidente dell'istituto di credito, Gianni Zonin, rispondendo alle domande in Commissione d'inchiesta sulle banche. Le parole di Zonin seguono quelle dette poco prima di entrare a Palazzo San Macuto quando, a una domanda dei cronisti sulle migliaia di risparmiatori danneggiati, aveva risposto "anche io ho perso soldi".

"Non c'è mai stata pressione dalla Banca d'Italia né da nessun altro" sulla fusione tra Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ha spiegato. "I rapporti con le istituzioni sono sempre stati improntati da parte nostra alla massima trasparenza e disponibilità, perché questa era la filosofia del nostro cda", ha dichiarato.

Nel 2014 Banca Popolare di Vicenza "ha presentato un'Opa da 212,5 milioni di euro" su Banca Etruria, con Mediobanca come advisor, "ma la loro risposta è stata negativa e quindi abbiamo chiuso il capitolo", ha ricordato. A spingere verso Etruria "c'era stato un dossier di Lazard sul mercato e Rothschild ci aveva indicato" l'istituto di credito aretino. "Eravamo già presenti in Toscana con Cariprato - ha detto ancora Zonin - e con l'acquisizione di Etruria saremmo diventati il secondo istituto dopo Mps" nella regione.

Dagli organi di controllo interni della Banca Popolare di Vicenza "non c'è mai stata la conferma della presenza di finanziamenti baciati" denunciati in una lettera scritta "da un ex dipendente nel 2014 e consegnata anche al direttore generale", ha affermato Zonin.

Secondo quanto ha ricostruito l'ex presidente nel corso dell'audizione, è stato in occasione "di un incontro con il capo ispettore della Bce il 7 maggio del 2015" che ha appreso l'esistenza di finanziamenti baciati. "Sono stato convocato d'urgenza a Milano - ha ricordato Zonin - e ne ho chiesto subito conto al direttore generale telefonicamente".

"Non avevo, come presidente - ha sottolineato -, nessuna delega e nessun potere, se non quello di salvaguardare l'immagine dell'istituto". Ad avere "poteri ampi", ha aggiunto Zonin, "era come in tutti gli istituti l'amministratore delegato. Poi c'erano i poteri del direttore generale".

"Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco - ha detto - l'ho incontrato due volte e può essere che abbiamo parlato di Veneto Banca, ma mai di Etruria". E, riguardo quest'ultima, "non conosco Pier Luigi Boschi né Elena Boschi".

"Nessun ordine è mai arrivato dalla Banca d'Italia su acquisizioni da fare né su altro", ha assicurato Zonin.

"In Veneto, regione che traina l'Italia, avevamo tre banche e queste sono sparite in un anno. E' mortificante", ha detto l'ex presidente di Banca Popolare di Vicenza riferendosi alla Popolare di Marostica, a Veneto Banca e Bpvi.

"Come ho già avuto modo di rendere noto all'autorità giudiziaria, ho fornito ai membri della Commissione la mia piena disponibilità a collaborare affinché vengano ricostruiti con completezza i fatti e le dinamiche che hanno determinato lo stato di crisi di Banca Popolare di Vicenza", ha osservato Zonin al termine dell'audizione.

"Ripongo la massima fiducia nel delicato e complesso lavoro della Commissione che, in aggiunta al lavoro svolto dall'autorità giudiziaria, mi auguro possa far luce e ricostruire le responsabilità di quanto accaduto a Banca Popolare di Vicenza, Istituto che ho presieduto per molti anni e nell'interesse del quale ho sempre agito con correttezza e in buona fede", ha concluso.

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