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Animali: aggressioni all'uomo e alle pecore, tutti i falsi miti del lupo

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09 giugno 2016 | 12.54
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Chi ha paura del lupo cattivo? In tanti, e la disinformazione spesso non aiuta ed è così che i lupi finiscono per essere vittime di bracconaggio: nel triennio 2013-15 in Italia sono stati trovati morti per cause non naturali ben 114 lupi, più del 40% dei quali ucciso con armi da fuoco (23,7%), avvelenato (10,5%) o torturato con i lacci (6 %). Il restante 45,6% dei decessi è per investimento stradale, il 13,2% per motivi incerti e meno dell’1% per aggressione da parte di altri canidi.

Per questi motivi la campagna #Salviamofratellolupo lanciata dal Parco della Majella vuole sfatare alcuni miti per far conoscere meglio questa specie. Primo mito da sfatare, quello secondo il quale i lupi sono stati reintrodotti in Italia. Falso : i lupi possono percorrere decine di km al giorno e così stanno ricolonizzando da soli le aree in cui vivevano un tempo, grazie alle leggi di conservazione, al divieto di caccia e all’istituzione dei parchi. Praticamente estinti in Italia agli inizi degli anni ’70, oggi hanno una popolazione che supera i 1.500 esemplari.

I lupi aggrediscono gli uomini. Falso: come la maggior parte degli animali selvatici temono l’uomo. Negli ultimi 200 anni in Italia non è stata registrata nessuna aggressione ai danni dell’uomo da parte di un lupo.

Altro mito da sfatare: i lupi mangiano soprattutto le pecore. Il 90% della dieta di un lupo è costituita da animali selvatici, come cinghiali e caprioli, contribuendo al contenimento della popolazione di queste specie. E’ anche vero che il lupo è un predatore opportunista e se trova una pecora incustodita preferisce cibarsi di questa piuttosto che affrontare un cinghiale agguerrito, ma recinzioni elettriche e cani da pastore sono ottimi deterrenti e dove le greggi vengono opportunamente accudite la predazione da parte dei lupi è praticamente assente.

Per difendere la pastorizia bisogna riaprire la caccia al lupo: è un grave errore. La letteratura scientifica prodotta in questi anni dimostra che quando i lupi diminuiscono, gli esemplari rimasti soli, e quindi più deboli e meno efficienti nella caccia rispetto ad un branco organizzato con le gerarchie sociali, si isolano e preferiscono predare pecore incustodite rispetto ad animali selvatici.

Falso anche che, se non si cacciano, i lupi aumenteranno all'infinito: la presenza dei lupi è direttamente legata alla disponibilità di territorio e di prede da mangiare, una volta raggiunta la popolazione ideale interviene la selezione naturale che riequilibra il numero degli esemplari presenti. Inoltre la crescita demografica di questa specie è tenuta sotto controllo anche dal fatto che all’interno di un branco si riproduce solo una coppia e una sola volta l’anno. Altra credenza sbagliata quella secondo la quale il lupo sottrae prede ai cacciatori: una popolazione di lupi in buona salute è compatibile con una popolazione di prede in buona salute.

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