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Covid Italia, report: giù i ricoveri, ma meno tra i bambini

I dati Fiaso: su calo ritmi differenti tra Nord e Sud, 55% neonati ricoverati vive in famiglie senza copertura vaccinale completa

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16 febbraio 2022 | 12.48
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La curva dei ricoveri dei pazienti covid in Italia comincia a scendere rapidamente, più al Nord che al Sud, mentre i ricoveri dei bimbi calano meno rispetto a quelli dei pazienti adulti. E' quanto emerge dalla rilevazione Fiaso negli ospedali sentinella del 15 febbraio. In una settimana il numero il numero dei ricoverati è diminuito del 17%, sottolinea il report. Nei reparti ordinari la diminuzione dei pazienti, rispetto all’8 febbraio, si attesta al 16% mentre nelle terapie intensive il calo è più consistente e arriva al 26%. La riduzione dei pazienti, tuttavia, procede a ritmi differenti - evidenzia Fiaso - in base alle aree geografiche. Negli ospedali del Nord il calo dei ricoveri, sia nei reparti ordinari sia nelle rianimazioni, è stato del 29%. Nelle strutture del Centro le ospedalizzazioni sono scese dell’11% mentre nel Sud e nelle isole i pazienti si sono ridotte dell’8%.

Nei reparti ordinari i ricoverati 'per Covid', ovvero coloro che hanno sviluppato sindromi respiratori e polmonari, costituiscono il 60% e si tratta per lo più di anziani con altre gravi patologie. La percentuale di pazienti 'con Covid', invece, è pari al 40%: si trovano in ospedale per patologie internistiche o per essere sottoposti, pur da positivi al virus, a un intervento chirurgico. In Rianimazione, invece, solo il 23% è ricoverato 'con Covid'. Circa il 72% dei pazienti che finiscono in ospedale con polmoniti da Covid, non ha affatto una copertura vaccinale o non ce l’ha completa perché sono persone vaccinate da oltre 4 mesi e non hanno fatto la dose booster. A sviluppare sindromi respiratori e polmonari tipiche della malattia da Covid e ad avere necessità di ricovero, dunque, sono per oltre due terzi pazienti che non godono di una copertura vaccinale adeguata.

Scendono più lentamente, rispetto a quelli degli adulti, i ricoveri dei pazienti pediatrici. La percentuale di ospedalizzazioni dei piccoli "si è ridotta in una settimana dello 0,9%", rileva il report sui dati monitorati nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali sentinella che aderiscono alla rete Fiaso. "Il 69% ha tra 0 e 4 anni, il 14% tra 5 e 11 anni, il 17% tra 12 e 18 anni. In particolare i neonati, da 0 a 6 mesi, costituiscono il 27% del totale e tra di loro solo il 45% ha entrambi i genitori vaccinati. Permane una significativa percentuale di casi, il 21%, di neonati ricoverati in cui entrambi i genitori non sono vaccinati. Nei casi rimanenti, il 34% ha solo il padre vaccinato", prosegue il report.

"Praticamente il 55% dei neonati ricoverati vive in famiglie che non hanno una copertura vaccinale completa perché il padre o la madre o entrambi non sono vaccinati, eppure il virus è ancora in circolazione. I numeri ridotti degli ultimi giorni delle vaccinazioni pediatriche, inoltre, destano preoccupazione: il rischio è che di fronte al calare della tensione, possa seguire una minore adesione alla campagna vaccinale. Occorre continuare a vaccinare i bambini sopra i 5 anni per poter trascorrere serenamente i prossimi mesi", ha sottolineato Giovanni Migliore, presidente Fiaso.

"Oggi registriamo il primo netto calo dei ricoveri da tre mesi a questa parte. Al Nord, dove l’epidemia ha impattato maggiormente e dove la crescita era stata più repentina, la riduzione delle ospedalizzazioni è più decisa. Il dato di oggi è senz’altro il risultato delle misure di contenimento adottate: penso che l’introduzione del Green Pass e dell’obbligo vaccinale per gli over 50, anche sul luogo di lavoro, abbia funzionato e possa continuare a essere utile. Non è il momento di eliminarlo", il commento del presidente di Fiaso.

"Non è ancora il momento di allentare l’attenzione, in particolare sulla campagna vaccinale, perché abbiamo ancora il 70% dei ricoverati che non ha completato regolarmente il ciclo di vaccinazione o addirittura non ha fatto neanche una dose. Il calo dei ricoveri non può giustificare la mancata somministrazione della dose booster perché il virus non è ancora scomparso", conclude Migliore.

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