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Strage di Fiumicino, Elio Vergati: "Scattai foto attentato ma tremarella arrivò dopo"

Il fotografo: "Sapevo cosa stavo fotografando in quel momento, riconoscevo il valore storico di quanto si consumava davanti ai miei occhi, a nemmeno 50 metri di distanza"

Strage Fiumicino, i quotidiani dell'epoca
Strage Fiumicino, i quotidiani dell'epoca
17 dicembre 2023 | 14.42
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Il finanziere Antonio Zara, 25 anni, è a terra, in posizione prona. Sul volto ancora la bocca contratta in una smorfia di dolore. Accanto a lui, ma subito dietro, come in un macabro ordine di drammaticità, il comandante dell'areo incendiato e un operaio. Sono entrambi vestiti di bianco, quasi a prendere le distanze, in uno scatto scenograficamente perfetto, dall'attentatore che in abiti scuri li segue con la pistola in pugno. "Sapevo cosa stavo fotografando in quel momento, riconoscevo il valore storico di quanto si consumava davanti ai miei occhi, a nemmeno 50 metri di distanza. E non avevo paura, scattavo mentre Zara giaceva esanime a terra. Il tremore alle gambe è arrivato immediatamente dopo" racconta all'Adnkronos Elio Vergati.

Storico fotografo in servizio nell'aeroporto 'Leonardo da Vinci' di Fiumicino, per quella foto in bianco e nero vanta un secondo posto al premio Pulitzer e al World Press Photo. "Oggi torno indietro a 50 anni fa. Alla corsa che feci dietro ai poliziotti scattati in direzione dell'aereo in fiamme, a quel giovane finanziere colpito dai proiettili alle spalle. Non avevo cognizione del pericolo, della paura: quando un fotografo ha lo scatto da fare non ha tempo per pensare ai rischi. Io poi sono sempre stato una persona tranquilla e forse questo mi ha aiutato. Pensavo solo a scattare, a immortalare quello che avevo davanti ai miei occhi. La tremarella è arrivata dopo, più o meno insieme al pensiero 'Mamma mia, cosa ho appena visto?'".

Scene terribili, che Elio Vergati non ha mai dimenticato. E che avrebbe rivissuto, suo malgrado, non molti anni dopo. Ancora una volta a dicembre, il 27, 1985. "Di quel giorno ricordo i feriti, buttati a terra insieme ai morti. Aspettavano i soccorsi che sembravano non arrivare mai". E oggi, esattamente 50 anni dopo il primo attentato e a quasi 38 dal secondo, cosa è cambiato? "Da 60 anni ho sempre lavorato nello scalo internazionale di Fiumicino - dice - e c'é una grande differenza tra come era prima e com'é oggi. Adesso è davvero difficile entrare con un'arma, c'é molta sorveglianza e credo sia improbabile che un attentato di quel tipo si ripeta". (di Silvia Mancinelli)

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