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Italia-Cina, Boselli: "Problemi da stop accordo Via Seta ma Meloni può limitare danni"

Parla all'Adnkronos il presidente della Fondazione Italia Cina

Il presidente della Fondazione Italia Cina (Fotogramma)
Il presidente della Fondazione Italia Cina (Fotogramma)
30 agosto 2023 | 18.02
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Il possibile stop all'accordo sulla via della Seta che è stato firmato nel 2019 tra Italia e Cina "era nell'aria da qualche mese" e "certamente qualche problema lo potrà creare. Se il Memorandum non fosse stato firmato sarebbe stato meglio: averlo firmato e ora disdettarlo non è il massimo perché significa un cambiamento di rotta. Ora bisogna limitare i danni. E a onore e merito del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, se una può limitare i danni è proprio lei". Ad affermarlo all'Adnkronos è il presidente della Fondazione Italia Cina, Mario Boselli commentando l'intervista al Sole 24 Ore in cui la premier Giorgia Meloni assicura che i rapporti "continueranno a essere solidi".

"Abbiamo un po' di preoccupazione anche perché la mission della Fondazione Italia Cina - spiega Boselli - è proprio quella di occuparsi di fare in modo che aziende italiane possano fare affari e negoziazioni commerciali in Cina nel modo più scorrevole possibile. Riteniamo fondamentale la Cina: il mondo e l'Italia non può farne a meno". Per Boselli "la Cina è qualcosa di imprescindibile" e "bisogna mantenere attivo questo ponte, il flusso e le attività cross border tra Italia e Cina".

Nel 2022 l'interscambio commerciale tra la Cina e l'Ue è stato di 847 miliardi di dollari, con esportazioni cinesi per 562 miliardi di dollari e importazioni per 285 mld di dollari. L'interscambio con l'Italia nel 2022 è stato di 78 mld di dollari con esportazioni per 51 mld di dollari e importazioni per 27 mld di dollari. L'interscambio totale con l'Italia è cresciuto del 5,4% principalmente a causa di un aumento delle esportazioni cinesi che sono aumentate del 16,8% nel 2022. Nella prima metà del 2023, invece, l'interscambio con l'Italia ha subito una contrazione del 8%, principalmente a causa di una significativa diminuzione delle esportazioni cinesi verso il paese (-12,9%).

In vista dell'orientamento del Governo e di un possibile stop all'accordo sulla Via della Seta "abbiamo inventato come Fondazione un meccanismo che abbiamo chiamato 'Italy China Economic and Operation Council' con lo scopo di avere uno strumento di supporto e di condivisione al Governo e alle istituzioni per fare in modo che le aziende possano continuare a fare affari in Cina soprattutto se l'accordo sulla Via della Seta dovesse venire meno. E' un modo per offrire ai cinesi un'alternativa: non c'è l'accordo sulla Via della Seta ma c'è questo", sottolinea il presidente della Fondazione Italia Cina spiegando che si tratta "del nostro contributo sul piano della cooperazione economica e non solo".

Un possibile stop all'accordo sulla Via della Seta "non dovrebbe comportare delle penali visto che si trattava di un Memorandum ma conoscendo i cinesi come li conosco dal 1978 hanno una memoria da elefanti e sono consapevoli della loro forza. Dopo 200 anni di umiliazione non sono accondiscendenti con l'Occidente e quindi è un rapporto che va maneggiato con cura. Quindi non ci dovrebbero essere penali nel senso classico di un contratto non rispettato ma ci potrebbero essere degli scricchiolii". Della Cina, spiega ancora Boselli, "non possiamo farne a meno in questo momento economico, non potevamo farne a meno ieri e soprattutto non potremo farne a meno domani. La prospettiva è molto chiara. Attualmente un terzo del pil mondiale viene dalla Cina e tutti i nostri dati ci fanno dire, se non ci saranno scossoni, che la Cina nel 2030 sorpasserà gli Stati Uniti".

Boselli apprezza particolarmente le parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni quando spiega che la Cina può essere un ottimo partner per il lusso italiano. "Sono parole sante - sottolinea il presidente della Fondazione Italia Cina che è un imprenditore nel settore tessile ed è stato dal 1999 al 2015 presidente della Camera nazionale della Moda italiana - L'Italia e la Francia che fanno vero lusso non possono fare a meno della Cina".

Per Boselli "stiamo assistendo ad una svolta" nei rapporti tra Cina e Usa dopo le visite del segretario di Stato americano, Antony Blinken a giugno, della segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen e dell'ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger a luglio. "Siamo in un momento molto importante nei rapporti tra i due paesi". Proprio per questo il presidente della Fondazione Italia Cina si dice "ottimista" per quanto riguarda i rapporti tra Oriente e Occidente: "Le cose si stanno mettendo a posto. Se l'Italia disdetta l'accordo sulla Via della Seta lo fa per le grandi pressioni americane. Il fatto che gli Usa siano più morbidi con la Cina è qualcosa che aiuta a stemperare gli animi. Siamo in un momento estremamente favorevole nelle relazioni internazionali".

Per il presidente della Fondazione Italia Cina, inoltre, "è possibile porre fine alla guerra in Ucraina solo con un accordo Cina e Stati Uniti. E quindi queste visite statunitensi in Cina sono propedeutiche a trovare una soluzione".

La visita a inizio di settembre del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, può certamente essere un momento importante nei rapporti tra Italia e Cina. "Il ministro sicuramente coglierà l'occasione per spiegare a Pechino che un eventuale mancato rinnovo dell'accordo sulla Via della Seta non significherà un raffreddamento dei rapporti tra Italia e Cina. Sappiamo che il consumatore medio cinese ha tra i suoi principali desideri quello di comprare prodotti made in Italy perché è innamorato dello stile italiano. Tajani sarà l'Ambasciatore dell'Italia".

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