Il Centcom: "Attaccato l'autista, rubato anche camion". Il movimento islamista nega: "Accuse infondate". Idf: "Completato il processo di identificazione, ultimi corpi consegnati non sono degli ostaggi"
Il Comando centrale degli Stati Uniti ha pubblicato un video, ripreso via drone, che mostra quelli che definisce "operativi di Hamas" intenti a saccheggiare un camion di aiuti nella Striscia di Gaza meridionale nella giornata di ieri.
In un post sui social l'ente afferma che il Centro di coordinamento civile-militare (Cmcc) guidato dagli Usa e localizzato in Israele, "ha osservato sospetti operativi di Hamas saccheggiare un camion di aiuti che viaggiava come parte di un convoglio umanitario che consegnava assistenza necessaria da partner internazionali ai palestinesi nel nord di Khan Younis" grazie all'impiego di un drone MQ-9 statunitense, utilizzato per monitorare il cessate il fuoco a Gaza. I sospetti hanno attaccato l'autista e rubato sia gli aiuti che lo stesso camion, e al momento non si hanno notizie riguardo allo stato dell'autista, si apprende dal comunicato.
"Hamas continua a privare la popolazione di Gaza degli aiuti umanitari di cui ha disperatamente bisogno", ha commentato in un post sui social il segretario di Stati Usa Marco Rubio, ricondividendo il video.
"Questo furto mina gli sforzi internazionali a sostegno del Piano in 20 punti del presidente Trump per fornire assistenza critica ai civili innocenti", prosegue Rubio, accusando Hamas di essere "l'ostacolo" ed esortando i miliziani a "deporre le armi e interrompere i loro saccheggi affinché Gaza possa avere un futuro migliore".
Hamas tuttavia nega, dichiarando ad Al Jazeera di "condannare fermamente le accuse statunitensi". Per la milizia palestinese, le affermazioni del Centcom sono "infondate, prive di prove e parte di una sistematica campagna di disinformazione", e "le forze di occupazione israeliane stanno prendendo di mira la polizia e i volontari per perpetuare il caos e facilitare i furti nella Striscia di Gaza".
US Drone Observes Aid Truck Looted by Hamas in Gaza
— U.S. Central Command (@CENTCOM) November 1, 2025
TAMPA, Fla. – On Oct. 31, the U.S.-led Civil-Military Coordination Center (CMCC) observed suspected Hamas operatives looting an aid truck traveling as part of a humanitarian convoy delivering needed assistance from… pic.twitter.com/BFa2BPwk2a
L'esercito israeliano ha intanto reso noto oggi che non sono di ostaggi i tre corpi che la notte scorsa Hamas ha consegnato tramite la Croce Rossa. Si è arrivati a questa determinazione una volta completato il processo di identificazione da parte dell'istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv, riporta il Times of Israel.
I corpi di 11 ostaggi sono ancora detenuti dal gruppo terroristico nella Striscia. Venerdì sera la Croce Rossa ha dichiarato di aver trasferito in Israele i resti parziali di tre corpi da Hamas a Israele.
Oggi il capo di Stato Maggiore degli Stati Uniti, generale Dan Caine, ha incontrato il ministro della Difesa Israel Katz, rende noto quest'ultimo in una nota ripresa dal Times of Israel, in cui spiega che le discussioni si sono incentrate sulle "sfide negli scenari vicini e lontani, prima fra tutte la Striscia di Gaza, e del nostro impegno per il rilascio di tutti gli ostaggi, la smilitarizzazione di Gaza e il disarmo di Hamas", oltre alla "stretta cooperazione strategica e operativa tra le Forze di difesa israeliane e l'esercito statunitense, una partnership che sta plasmando la nuova realtà in Medio Oriente".
Si tratta del secondo appuntamento di Caine, fedelissimo del presidente Usa Donald Trump, da quando è arrivato in Israele nella giornata di giovedì. Ieri ha incontrato il capo di Stato Maggiore delle Forze di difesa israeliane (Idf), generale Eyal Zamir, e altri funzionari militari per una valutazione incentrata sulle "sfide regionali, concentrandosi principalmente sulla situazione nella Striscia di Gaza e sulle sfide future sia negli scenari vicini che lontani", stando a quanto comunicato dalle stesse Idf.
Intanto, la residenza nella Striscia di Gaza del defunto leader palestinese Yasser Arafat è in rovina, come la maggior parte degli altri edifici nel territorio devastato, ma i resti della lussuosa villa ora ospitano anche diverse famiglie sfollate. È quanto emerge dalle immagini di Afp Tv, che mostrano la casa, trasformata in museo dopo la morte del leader palestinese nel 2004 e decorata con murales in suo onore, circondata da macerie. La residenza si trova nel quartiere di Rimal a Gaza City ed è stata gravemente danneggiata dai raid israeliani degli ultimi due anni.
Ashraf Nafeth Abu Salem, professore universitario che ha trovato rifugio nella residenza con la sua e altre famiglie, ha dichiarato all'Afp di aver deciso di ripulire le macerie all'interno del cortile della casa, che è stato "in gran parte distrutto e bruciato". "Apparteniamo alla generazione della prima intifada (nel 1987). Siamo cresciuti lanciando pietre", ha detto, spiegando che "il presidente Abu Ammar", come i sostenitori si riferiscono affettuosamente al leader defunto, "era un modello e un simbolo della lotta nazionale palestinese". Una porta in metallo che dà sulla strada è ornata da un poster di Arafat, che indossa la sua caratteristica kefiah e gli occhiali da sole. Dietro di lui nell'immagine c'è una foto più piccola dell'attuale presidente dell'Autorità palestinese, Mahmud Abbas.
La Germania e la Giordania affermano che la forza di stabilizzazione internazionale che dovrebbe sostenere una futura polizia palestinese a Gaza, secondo il piano di Donald Trump per la governance post guerra nella Striscia, deve avere un mandato Onu.
"Tutti siamo d'accordo su fatto che per fare in modo che la forza di stabilizzazione sia efficace nel svolgere il suo lavoro debba avere un mandato del Consiglio di Sicurezza", ha detto il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, parlando oggi alla conferenza del Manama Dialogue in Bahrain, insieme all'omologo tedesco Johann Wadephul che, anche ha sottolineato come la forza avrà bisogno di "una chiara base nel diritto internazionale".
"Noi comprendiamo che questo sia di massima importanza per quei Paesi che potranno essere disposti a mandare truppe a Gaza e per i palestinesi, anche la Germania vuole vedere un chiaro mandato per la missione", ha aggiunto il ministro degli Esteri tedesco. Riguardo al fatto che la Giordania non invierà proprie forze nella Striscia, Safadi ha detto "siamo troppo vicini al problema e non possiamo dispiegare truppe a Gaza".