
Onu conferma la carestia "di origine umana". Israele: "Rapporto falso con dati di Hamas"
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha reso noto di aver approvato i piani dell'Idf "per sconfiggere Hamas a Gaza", vale a dire per la nuova operazione militare nella Striscia per l'occupazione di Gaza City. "Le porte dell'inferno si apriranno presto per gli assassini e gli stupratori di Hamas a Gaza, e lo rimarranno fino a che non accetteranno le condizioni di Israele per porre fine alla guerra, in primo luogo il rilascio di tutti gli ostaggi e il loro disarmo", ha aggiunto il ministro. Se Hamas non si arrende, Gaza City "si trasformerà in una Rafah o Beit Hanoun", ha concluso, citando le due città della Striscia, a sud e a nord, rispettivamente, distrutte dai raid di Israele.
Israele dovrebbe lanciare la sua nuova offensiva su Gaza City a metà settembre, circa due settimane dopo che i riservisti richiamati si presenteranno in servizio il 2 settembre. Lo riporta Channel 12 spiegando che, da domenica, sarà rivolto un appello a lasciare Gaza City al circa un milione di palestinesi che attualmente sono presenti in città. Secondo l'emittente, il primo ministro Benjamin Netanyahu e i vertici politici stanno spingendo per accelerare l'avvio dell'operazione, mentre l'esercito vuole prima adottare misure per salvaguardare gli ostaggi e le truppe, evacuare i palestinesi da Gaza City e garantire la legittimità internazionale dell'operazione.
Channel 12 cita funzionari israeliani che affermano che è urgente liberare gli ostaggi il prima possibile, date le loro gravi condizioni. Fonti citate dall'emittente affermano che al momento non ci sono disaccordi sostanziali tra Israele e Hamas su un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, ma "tutto dipende da Netanyahu". "Non esistono soluzioni magiche", avrebbero affermato le fonti citate. "Se vogliamo riportare indietro gli ostaggi, possiamo farlo ora", hanno aggiunto.
Le Nazioni Unite hanno formalmente dichiarato lo stato di carestia a Gaza, definendola di origine umana e inaccettabile. L'annuncio, diramato venerdì, sancisce la prima carestia nel Medio Oriente. L'Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), organismo sostenuto dalle Nazioni Unite e punto di riferimento internazionale per il monitoraggio delle crisi alimentari, ha innalzato la valutazione per il governatorato di Gaza - che comprende la città e le aree circostanti - a Fase 5, il livello più alto e grave della scala sull'insicurezza alimentare. Secondo il rapporto di 59 pagine diffuso oggi, più di mezzo milione di persone nella Striscia di Gaza si trovano in condizioni caratterizzate da livelli "catastrofici" di insicurezza alimentare. Circa 1,07 milioni di persone, pari al 54% della popolazione, affrontano invece condizioni di Fase 4, definite di emergenza. Tra metà agosto e fine settembre 2025, quasi un terzo della popolazione - circa 641.000 persone - è destinata a trovarsi in condizioni catastrofiche, mentre il numero di chi affronta livelli di emergenza dovrebbe salire a 1,14 milioni. L'Ipc sottolinea che questi dati sono probabilmente sottostimati, in quanto non includono il nord di Gaza, difficile da raggiungere, né la popolazione rimasta a Rafah, in gran parte evacuata.
Il rapporto avverte che le condizioni "catastrofiche" potrebbero estendersi entro fine settembre anche a Deir al-Balah, nel centro della Striscia, e a Khan Yunis, nel sud. La crisi alimentare si è aggravata dalla fine del cessate il fuoco a marzo con il blocco israeliano sugli aiuti umanitari. Le autorità sanitarie locali segnalano un aumento dei decessi per malnutrizione e le immagini che arrivano dalla Striscia mostrano bambini in sofferenza e lunghe file davanti ai punti di distribuzione di cibo.
L'Ipc non dichiara formalmente lo stato di carestia, ma le sue valutazioni forniscono la base perché governi, agenzie Onu e organizzazioni umanitarie possano emettere dichiarazioni ufficiali. Il documento insiste che non debba esserci "alcun dubbio sulla necessità di una risposta immediata e su larga scala" e avverte che "ogni ulteriore ritardo, anche di pochi giorni, comporterà un'escalation inaccettabile della mortalità legata alla carestia".
Israele ha respinto con forza il rapporto. Secondo il Cogat, l'organismo del ministero della Difesa che coordina le attività umanitarie nella Striscia di Gaza, il documento è "falso" e si basa su "dati distorti e parziali originati da Hamas, un'organizzazione terroristica" e ignora allo stesso tempo gli sforzi umanitari israeliani in corso. Il Cogat ha ribadito che Israele continuerà a facilitare l'assistenza umanitaria alla popolazione civile palestinese "in piena conformità con il diritto internazionale".
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito il rapporto Onu "una menzogna totale". "Questa non è un'analisi, è una calunnia moderna e gli unici ad avere fame sono gli ostaggi" israeliani ancora trattenuti nell'enclave palestinese, ha aggiunto Netanyahu.