Bene gli aiuti, ma il primo obiettivo per gestire efficacemente i flussi migratori è fare rispettare gli accordi di pace già firmati. L’ambasciatore eritreo in Italia, Fessahazion Pietros, commentando gli esiti del primo summit Europa Africa appena conclusosi a Malta è esplicito: "Per risolvere il problema dell'emigrazione dei nostri giovani dall'Eritrea bisogna affrontare le cause che spingono questi giovani a lasciare il Paese”.
“La causa principale è la situazione di insicurezza creata dall'occupazione di una parte del territorio eritreo. Per risolvere questo problema – ha detto Pietros all’Adnkronos - la Comunità internazionale ed i Garanti in particolare, dovrebbero fare applicare gli accordi di Algeri del Dicembre 2000 e la Risoluzione del 13 Aprile 2002 che delimitava e demarcava i confini fra i due paesi”.
“Questa situazione di occupazione – ha proseguito l’ambasciatore - ha costretto il Governo eritreo a prolungare il servizio di leva ed ha impedito al Paese di tornare in una situazione di normalità. E' bene segnalare anche che, le massime autorità etiopiche minacciano periodicamente di attaccare l'Eritrea con l'obiettivo di destabilizzare il paese creando insicurezza. Queste minacce vengono accompagnate dalle frequenti incursioni in territorio eritreo da parte dell'esercito etiope”.
Quella eritrea è una delle principali comunità di migranti presenti in Italia. Le parole dell’ambasciatore eritreo sono dunque un appello alla comprensione del problema rivolto in prima istanza proprio al nostro paese. “Solo una situazione di normalità – spiega Pietros - avrebbe consentito uno sviluppo economico con conseguente opportunità di lavoro e benessere economico per i giovani”.
E’ un problema di rispetto degli accordi di pace e di normalizzazione dei rapporti internazionali, ma è anche una questione di interessi, laddove alcuni paesi in qualche modo incoraggiano l’arrivo della gioventù eritrea più qualificata. “Un'altra causa importante – spiega infatti Pietros - è costituita dalla politica di immigrazione adottata da alcuni paesi che hanno scelto di riservare un trattamento preferenziale a questi giovani che vengono qualificati come rifugiati politici e che, dunque, vengono accolti e inseriti come tali nei paesi di destinazione”.
“Questa politica costituisce un forte richiamo non solo agli eritrei ma anche ad altri giovani africani che si dichiarano eritrei, per essere accettati come rifugiati politici. Se veramente si vogliono creare le condizioni affinché i nostri giovani non lascino il loro Paese – conclude l’ambasciatore - bisognerebbe rimuovere le cause sopracitate e creare condizioni economiche favorevoli".