Così Claudio Cancelli commenta all'Adnkronos la mancata istituzione, tra il 3 e il 9 marzo scorso, di una zona rossa nella provincia di Bergamo
"Ho sempre sostenuto che la decisione sulla zona rossa avrebbe dovuto essere basata sulle indicazioni tecniche e non politiche ed in questo senso mi aspettavo che Regione e governo decidessero in modo solidale quali fossero le decisioni giuste da prendere in base a criteri tecnici: il problema era sanitario e non politico". Così il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli, commenta all'Adnkronos la mancata istituzione - tra il 3 e il 9 marzo scorso - di una zona rossa nella provincia di Bergamo, tra Alzano e Nembro, quando i numeri del contagio (partito dall'ospedale di Alzano da quanto ricostruito finora) erano già maggiori rispetto ad altre zone della Lombardia.
L'area è fortemente industrializzata e la decisione avrebbe bloccato, probabilmente, un distretto industriale di 376 aziende per complessivi 850 milioni di euro annuali di fatturato. Oggi Nembro conta oltre 200 contagiati e le vittime registrate dagli uffici comunali nel 2020 (indipendentemente dal coronavirus) sono stati 158, ben 123 in più rispetto alla media: nel periodo gennaio-marzo il paese in provincia di Bergamo avrebbe dovuto contare circa 35 decessi.
La corrispondenza privata governo-Regione, e una nota interna a Palazzo Chigi, - riportati in un'inchiesta del Corriere della Sera - consentono di ripercorrere quanto è avvenuto. "Dalla ricostruzione del quotidiano – spiega il primo cittadino - ricavo informazioni che non conoscevo finora. E' chiaro che adesso siamo impegnati sul fronte, ma è altrettanto vero che quanto riportato dal Corriere ponga dei grossi interrogativi sulle responsabilità delle scelte visto che l'Istituto superiore di Sanità, in base a quello riportato, si era espresso in modo chiaro. Bisognerebbe inoltre approfondire anche le modalità con cui sono state affrontate le emergenze e come si sarebbe potuto operare per ridurre l'impatto sulla salute dei cittadini", conclude il sindaco Cancelli.