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Made in Italy: Aicig, molti impegni assolti nel 2016

Made in Italy: Aicig, molti impegni assolti nel 2016
13 dicembre 2016 | 13.29
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E’ stato un 2016 particolarmente intenso quello vissuto dall’Associazione italiana consorzi indicazione geografiche, come mostra il bilancio dell’attività. Sul piano internazionale, è stato particolarmente elevato il livello di attenzione che l’Associazione ha riservato agli sviluppi dei principali negoziati bilaterali promossi dall’Ue.

"La recente entrata in vigore, seppur a titolo provvisorio, dell’accordo di libero scambio tra Unione e Canada -ha affermato Giuseppe Liberatore, presidente di Aicig- rappresenta un passo in avanti nell’ottica di un superamento delle barriere commerciali tra le due sponde dell’Atlantico, ed in particolare nel riconoscimento del sistema IG e del livello di protezione ad esso riservato. Ancorché in presenza di talune concessioni a beneficio della controparte canadese, appare in effetti innegabile la conquista di uno status di maggiore tutela per un numero significativo di denominazioni italiane ed europee sul mercato nordamericano".

Tale conquista è tanto più rilevante se si riflette sulla battaglia che potenti lobby dell’industria casearia, in prevalenza statunitense, stanno conducendo contro l’affermarsi di un modello esteso di salvaguardia ad hoc delle eccellenze agroalimentari regolamentate, che mira a tutelare un patrimonio culturale di tradizioni antiche e di saperi su cui si fonda, ben oltre il sostentamento economico, l’identità stessa di intere popolazioni collocate in aree rurali.

“A fronte di queste argomentazioni proposte dalla potente lobby dell’industria casearia americana -dichiara Leo Bertozzi, segretario generale di Aicig- l’Associazione intende elaborare una doverosa replica, in accordo con le Istituzioni e le altre organizzazioni europee del settore IG, confortata dal sostegno di dati che, se da un lato ribadiscono la non esclusività dei benefici indotti dal sistema delle denominazioni unicamente al contesto europeo, dall’altro dimostrano come, al contrario, i prodotti a Indicazione Geografica non solo non compromettono l’esistenza e la crescita di produzioni di altre realtà geografiche, ma subiscono pesantemente una concorrenza assolutamente sleale da parte di prodotti domestic che fondano la loro competitività (anche in termini di prezzo) sul richiamo esplicito ad un’origine diversa da quella reale, inducendo peraltro in inganno il consumatore americano”.

In questa dimensione altra attività che Aicig sta seguendo con particolare attenzione è la ricerca commissionata dal Consortium for Common Food Names per valutare l'impatto economico negativo, sui produttori del comparto statunitense, i consumatori e l'economia, teoricamente causato dalla politica messa in atto dall’Unione Europea riguardo all’utilizzo esclusivo dei nomi comuni riferiti a noti formaggi IG.

“La posizione assunta dal Consorzio dei Nomi Comuni -dichiara Giuseppe Liberatore, presidente di Aicig- ci impone un’ulteriore riflessione sugli enormi interessi economici di coloro che, da un lato, intendono attribuire carattere di “genericità” alle denominazioni europee, dall’altro, ne sfruttano convenientemente la buona reputazione operando una sostanziale svalorizzazione dei relativi marchi. Proprio nella necessità di confutare tale approccio, è pertanto necessario fare sistema a difesa del modello delle Indicazioni Geografiche, ed in questo ambito Aicig può rappresentare certamente un punto di aggregazione strategico per le filiere della qualità certificata italiana nell’opera di salvaguardia dei prodotti DOP e IGP da trasferire anche all’interno dei negoziati bilaterali e multilaterali. E’ di fondamentale importanza tuttavia far sì che l’Associazione sia nelle condizioni di poter svolgere attività sistematica di studio e analisi, come avvenuto per le indagini di web listening sviluppate anche nel corso del 2016, al fine di raccogliere dati e informazioni che certifichino tangibilmente la validità del sistema IG”.

La messa in atto di tali politiche protezionistiche ed anticoncorrenziali metterebbe l’Europa, ad avviso dei promotori della ricerca, nella condizione di poter prosperare a scapito del tessuto produttivo e manifatturiero americano, comportando inoltre un aumento generalizzato dei prezzi per i consumatori, una minore possibilità di scelta relativamente alla gamma di prodotti offerta sul mercato e, pertanto, effetti fortemente deleteri per l'economia degli Stati Uniti.

E’ del tutto evidente come alla pubblicazione di una simile indagine - che indubbiamente tende ad alzare il livello del confronto tra le diverse parti in gioco - sia sotteso il tentativo di screditare il sistema IG, evocandone pericoli, limiti e criticità che possano indurre Paesi impegnati in trattative bilaterali con l’Unione Europea a desistere dal riservare alle Indicazioni Geografiche perlomeno analoga dignità riconosciuta ad altri diritti di proprietà intellettuale (es. marchi e brevetti).

Inoltre Aicig, ha rivolto il proprio operato verso la ricerca condotta sul web, con il sostegno del Mipaaf, che ha consentito di operare un “ascolto” mirato della rete Internet consentendo di raccogliere preziose informazioni quali-quantitative, riferite a differenti ambiti geografici (nazionale, Ue, extra-Ue), sulle conversazioni on-line formatesi intorno al tema 'Indicazioni Geografiche' in un dato orizzonte spazio-temporale (marzo-settembre 2016) finalizzate ad acquisire dati e informazioni sul livello di conoscenza che l’utente Internet mostra di possedere riguardo ai simboli comunitari DOP e IGP.

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