A Santi Cosma e Damiano in mille per la fiaccolata per Paolo, suicida a 14 anni

In testa al corteo lo striscione 'Buon viaggio Paolo', in prima fila i genitori del ragazzo

Santi Cosma e Damiano, la fiaccolata per Paolo Mendico - Adnkronos
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20 settembre 2025 | 20.38
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In mille stasera a Santi Cosma e Damiano, a Latina, per la fiaccolata dedicata a Paolo Mendico, il 14enne che si è tolto la vita dopo aver denunciato episodi di bullismo nei suoi confronti. Il silenzio, rotto solo dal rumore di qualche fiaccola di plastica caduta a terra, ha accompagnato la camminata. In testa al corteo uno striscione con la scritta “Buon viaggio Paolo”.

Circa un migliaio di persone hanno percorso le vie del paese al confine con la Campania, fermandosi anche sotto l’abitazione del ragazzo, dove sul balcone era stato posizionato uno striscione con la scritta “Stop bullismo”. Alla fiaccolata erano presenti in prima fila i genitori del giovane, Simonetta e Giuseppe, accolti dal sindaco e da tutta la comunità. La madre, con gli occhi lucidi, ha pianto per quasi tutta la durata del corteo.

“Non si può morire a 14 anni. La famiglia era molto conosciuta, sono persone umili”, ha detto uno dei partecipanti. Al termine del percorso l’arcivescovo di Gaeta, Luigi Vari, ha sottolineato: “Leggevo da qualche parte che quando un ragazzo se ne va, perché pensa che la vita non abbia niente da dargli, anche le stelle piangono. Queste fiaccole sono le lacrime per Paolo, che però non possono significare disperazione”.

Sul peso del disagio sociale ha parlato all’Adnkronos anche Giuseppe Ambroselli, presidente dell’associazione Castelforte Produce: “È un problema molto serio, secondo me dobbiamo andare a vedere le cause. Non penso sia una cosa normale che in un paese di 7mila abitanti ci siano stati 5 suicidi in un anno. Vogliamo organizzare incontri in cui si parli di questi problemi, cercando di intervenire per prevenirli”. Un’analisi condivisa anche dal presidente della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli: "In Italia ci sono tantissimi ragazzi con la sindrome di Hikikomori, giovani chiusi in una stanza di cui nessuno parla e per cui nessuno fa cose clamorose. Questo è un indice di un disagio generale che poi porta tanta fragilità".

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