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Cirio: "Prospettiva è tornare a parlare di nucleare senza ideologia"

21 maggio 2025 | 08.47
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"Il Piemonte si chiama così perché si trova ai piedi della montagna, che sia l'Appennino Ligure o le Alpi, siamo incastonati in quel meraviglioso angolo d'Italia e questo ci ha sempre creato delle difficoltà dal punto di vista logistico che si stanno superando grazie alla Lisbona-Kiev e alla Genova-Rotterdam. Il Piemonte oggi è la regione d'Italia in cui le multinazionali investono di più, né per amore né per passione, ma per convenienza. Una prospettiva in cui noi crediamo molto perché dal margine di un Paese noi diventiamo il centro dell'Europa e dall'altra parte, perché ci misuriamo sulle esigenze energetiche che sono fondamentali per garantire l'uso delle infrastrutture, che sono un mezzo. Tuttavia, per percorrerle e muoversi c'è bisogno dell'energia e il fatto che si possa parlare finalmente di nucleare, è veramente un primato grande. Due giorni fa al salone del libro io ho partecipato a un convegno sul nucleare". Lo ha detto Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, intervenendo alla quarta edizione del Festival 'L’Italia delle Regioni' sulle prospettive della logistica e dell'energia in Piemonte.

"Se noi avessimo fatto al Salone del libro di Torino un convegno sul nucleare anche solo otto, dieci anni fa, - ha osservato il presidente - non solo non ce lo avrebbero fatto fare, ma avremmo avuto le manifestazioni di protesta più dirompenti e il giorno dopo le condanne più generalizzate. Invece, l'environment park, l'istituto ambiente di Torino, promuove un incontro sul nucleare, lo apre il sindaco di Torino di centro sinistra, lo conclude il governatore della regione di centro destra, partecipa il rettore del Politecnico di Torino a garantire la serietà dell'approccio scientifico, gli imprenditori del nostro territorio che investono sul nucleare di prima generazione. Questa è la prospettiva, perché tornare a parlare senza ideologia e in modo pragmatico del nucleare è fondamentale. L'energia è uno di quei temi su cui paghiamo più l'aspetto ideologico. Noi presidenti delle Regioni siamo chiamati a normare adesso l'utilizzo dei terreni per il fotovoltaico, ma inquinano di più 100 ettari di fotovoltaico o un reattore che occupa tre metri per tre di nucleare? Inquina di più una pala eolica sull'Appenino ligure o un reattore di nuova generazione sicuro? Questa è ideologia".

"La vocazione del Piemonte è l'idroelettrico, perché abbiamo le montagne, l'acqua, ma è una vocazione aperta a tutte le fonti, ricordando che la luce e il vento non le accendi e le spegni come vuoi. Il limite delle fonti energetiche che arrivano dal sole e dal vento - ha sottolineato Cirio - è che non puoi accenderle o spegnerle. Quindi l'energia la si ha quando non serve. In quei casi si dovrebbe investire sugli accumulatori, batterie che costano e inquinano, ecco perché l'approccio deve essere in questo caso anche pragmatico e servire alla vocazione dei territori. Abbiamo un criterio molto restrittivo sul fotovoltaico, perché io credo che i terreni debbano essere destinati all'agricoltura. I terreni tuttavia non sono tutti uguali, così come l'Italia, quindi ci possono essere terreni in cui c'è il prosecco e altri che magari sono un'ex cava e dove la destinazione può essere il fotovoltaico. Abbiamo Regioni d'Italia che hanno il gas naturale, che hanno il petrolio. Io credo molto nell'approccio diversificato e pragmatico, per cui abbiamo un obiettivo da raggiungere e lo raggiungiamo nel rispetto dell'ambiente ma anche delle persone che in quell'ambiente devono poter continuare a vivere".

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