Infobulimia, la fame di notizie che confonde le menti

Il nuovo neologismo accolto dalla Treccani descrive il sovraccarico cognitivo prodotto dall'eccesso di informazioni nell'era digitale

Infobulimia, la fame di notizie che confonde le menti
11 novembre 2025 | 12.05
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L'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha registrato tra i neologismi della lingua italiana "infobulimia", definito come "la circolazione di una quantità sovrabbondante di informazioni che produce un sovraccarico cognitivo in chi le cerca e vi accede, con effetti di confusione e frustrazione" e ormai diffuso nell'uso comune.

Il termine, consultabile sul portale Treccani.it, descrive un fenomeno sempre più rilevante nell'ecosistema comunicativo attuale, caratterizzato da flussi informativi continui e pervasivi che, anziché agevolare la comprensione, alimentano una fame inesauribile di informazioni che si traduce spesso in difficoltà di discernimento, disorientamento e sovraccarico mentale.

"Infobulimia" richiama l'espressione inglese "information overload", coniata nel 1964 dal politologo Bertram Myron Gross per indicare "a situation in which you receive too much information at one time and cannot think about it in a clear way" (Cambridge English Dictionary online), e con il corrispettivo italiano "sovraccarico cognitivo".

Le attestazioni d'uso degli ultimi vent'anni mostrano l'applicazione del termine in diversi contesti: da quello legato alle psicopatologie associate alla dipendenza da connessione, dove viene impiegato per descrivere una ricerca compulsiva di informazioni; all'ambito mediatico, per indicare - come evidenziato da Leonardo Mala su Repubblica.it (3 aprile 2009) - "la massa di notizie che il sistema dei media ingerisce a ciclo continuo e che immediatamente rigetta senza elaborazione". Più recentemente, il termine è usato anche in riferimento alle pratiche di ricerca online, che si traducono spesso “in un dispendio di tempo, energie e frustrazione", come osservato da Riccardo Guelfi e Fabrizio Saviano ("Come non essere spiati su Internet", goWare, 2024).

La registrazione di questo neologismo e il suo crescente utilizzo riflettono la necessità di selezionare, interpretare e valutare criticamente le informazioni in un contesto dominato dall'abbondanza e dall'immediatezza, spiega la Treccani. Un'esigenza che papa Francesco aveva già richiamato a inizio anno, in occasione del Giubileo della Comunicazione, quando, con la premessa "volevo soltanto dire una parola" segnalava l'urgenza di contrastare la bulimia informativa attraverso essenzialità, credibilità e autenticità, principi che delineano la responsabilità di chi comunica. (di Paolo Martini)

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