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I genitori di Diabolik: ''Non crediamo a delitto perfetto, temiamo errori irrimediabili in indagini''

'caso va risolto o cittadini si chiederanno qui chi comanda'

I genitori di Diabolik: ''Non crediamo a delitto perfetto, temiamo errori irrimediabili in indagini''
06 agosto 2021 | 14.21
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''Il dolore è dentro di noi e ci consuma giornalmente, amplificato anche dal mancato esito delle indagini che ci impedisce di riconciliare delle parti di noi stessi. In questi due anni, che sono tanti, abbiamo maturato sentimenti di speranza, di frustrazione, di impotenza e di sfiducia. Per quanto complesso sia il caso di nostro figlio, ci chiediamo oggi se davvero è stato fatto tutto ciò che si poteva fare ma soprattutto se è stato fatto tempestivamente e senza errori irrimediabili che invece noi temiamo fortemente. Speriamo di sbagliarci''. Così in un'intervista all'Adnkronos i genitori di Fabrizio Piscitelli a due anni dal delitto avvenuto nel parco degli Acquedotti di Roma.

''Ci chiediamo pure - sottolineano ancora i genitori - se gli inquirenti abbiano lo stesso passo di chi ha deciso l'omicidio di nostro figlio e di tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno partecipato. Di certo non crediamo al delitto perfetto a meno che non lo si voglia rendere tale''.

'delitto va risolto o cittadini si chiederanno qui chi comanda'

''In questa altalena emotiva, umanamente comprensibile dopo due anni, ci ritroviamo poi a rivisitare i nostri sentimenti e a riposizionarci sul binario della speranza - spiegano i genitori di Diabolik - La nostra distanza da certi mondi e la certezza di non averne mai fatto parte e di non aver colluso, ci rendono ancor più tenaci nella ricerca della verità. E questo nostro figlio lo sa''.

''Abbiamo lottato e con grande sofferenza, ma miseramente fallito - concludono - Meritiamo però giustizia, anzi, abbiamo diritto ad averla insieme ai cittadini di Roma viste le connotazioni di questo omicidio ampiamente descritte dagli organi inquirenti, dagli articoli di giornale, dai documentari ecc. Le istituzioni hanno il dovere di dare una risposta chiara e duratura nel tempo perché lasciare senza nomi questo delitto sarebbe grave anche per l’immaginario collettivo costretto a chiedersi: chi comanda a Roma?''.

(di Giorgia Sodaro)

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