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"Su 700 scale mobili ne possono venire giù 3 o 4..."

Così parlava un dirigente Atac durante gli accertamenti dopo l'incidente nella stazione Repubblica

(Fotogramma)
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12 settembre 2019 | 15.13
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"Se famo er calcolo delle probabilità su 700 ne sarebbero venute giù altre 3 o 4, dai". Così parlava Renato D'Amico, direttore di esercizio Atac delle linee metropolitane A e B con una sua collega, discutendo sulla problematica delle scale mobili di 'Repubblica' durante gli accertamenti tecnici condotti sull'impianto in seguito al sequestro da parte della Procura di Roma. "No allora non stanno in procinto de venì giù nessuna, stanno tutte in sicurezza…il vero problema è che stanno tutte degradate" gli risponde la collega. E D'Amico aggiunge: "E' chiaro, l'incidente è più probabile".

"A D'Amico non interessa affatto l'eventualità che su quelle 3 o 4 scale ci siano sopra delle persone – sottolinea il gip nell'ordinanza – Per lui è solo una questione di numeri e percentuali, ma ci si consenta di osservare che saranno solo tre o quattro scale quelle che possono rompersi, ma se c’è qualcuno sopra rischia di farsi male e per davvero!".

Il sequestro della stazione Barberini avvenuto lo scorso marzo è stata "una mossa esagerata da parte della procura che condiziona tutti... Comunque vanno sparando anche addosso...", continua D'Amico.

Poi aggiunge che il sequestro deciso dalla Procura di Roma il 23 marzo 2019 a Barberini era esagerato "perché l'incidente non aveva provocato feriti". Secondo il gip Massimo Di Lauro non si comprende come "la magistratura possa aver condizionato negativamente l'operato di un'azienda che per cinque mesi non aveva certo brillato per spirito di iniziativa nel risolvere il contratto con un'impresa come la 'Metroroma scarl' dimostratasi ampiamente inadempiente ai suoi obblighi". Quanto afferma il dirigente Atac inoltre, sottolinea il giudice, "la dice lunga sulla sua perdurante inclinazione a disinteressarsi della sicurezza degli sventurati che sono costretti a prendere la metropolitana per recarsi al lavoro".

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