
"Aumento del 20% a fronte di un calo dell'uso e del boom dello streaming? Idea anacronistica e (per il cloud) illegittima"
Il paradosso è evidente: mentre l’uso della copia privata continua a diminuire, la bozza di decreto predisposta dal Comitato Consultivo Permanente sul diritto d’autore prevede un aumento del compenso del 20% rispetto alle tariffe attuali, con un’estensione del prelievo anche ai dispositivi ricondizionati e persino ai servizi di archiviazione in cloud. È quanto denuncia Anitec-Assinform, l’associazione confindustriale delle imprese digitali, che ha inviato al Ministero della Cultura le proprie osservazioni alla consultazione sul nuovo schema normativo.
“Il diritto degli autori non è in discussione – spiega il presidente Massimo Dal Checco – ma l’istituto del compenso per copia privata, nato in un’era analogica, oggi appare del tutto anacronistico rispetto alle tecnologie e alle abitudini digitali”.
Secondo l’associazione, l’aumento tariffario contrasta con i dati più recenti. Una ricerca di Synallagma del 2024 conferma che solo il 27% degli utenti dichiara di copiare contenuti audio e appena il 17% contenuti video, con una riduzione costante negli ultimi anni. Parallelamente, il mercato discografico e audiovisivo è trainato dallo streaming, che rappresenta ormai il 67% dei ricavi secondo Fimi. “In questo scenario – osserva Anitec-Assinform – imporre un incremento dei compensi non trova alcuna giustificazione empirica e viola i principi di equità e proporzionalità sanciti dalla Corte di giustizia europea (sentenza Reprobel C-230/23)”.
Sotto accusa anche l’estensione al cloud storage, giudicata “illegittima” in quanto non conforme al diritto nazionale ed europeo e “praticamente irrealizzabile” per l’assenza di chiarezza su chi sarebbe il soggetto obbligato al pagamento. “Il cloud – ricorda l’associazione – è un servizio, non un bene fisico. Introdurre un prelievo significherebbe una doppia imposizione, visto che i contenuti devono già essere salvati su dispositivi soggetti a compenso, con l’aggravante di possibili duplicazioni su più piattaforme”.
Per Anitec-Assinform, il nodo cruciale resta l’assenza di un confronto strutturato con tutti i soggetti interessati, a partire dalle associazioni che rappresentano i titolari dei diritti d’autore. “Chiediamo l’abolizione di qualsiasi aumento tariffario e l’eliminazione del compenso sul cloud – conclude Dal Checco –. Serve piuttosto un’analisi empirica dei comportamenti di consumo e una revisione delle tariffe basata su dati reali, che potrebbe persino portare a una loro riduzione. Solo così si potrà conciliare la tutela degli autori con la sostenibilità per imprese e consumatori e con l’esigenza di accelerare il percorso di digitalizzazione del Paese”.