
"Rigenerare le periferie in chiave umana vuol dire ripensare gli spazi comuni: cortili che diventano giardini di quartiere, aree industriali dismesse trasformate; in modo tale da creare luoghi e spazi per favorire gli incontri tra le persone con particolare riferimento agli anziani e ai giovani". L’urbanesimo umano "non è un concetto astratto: è la possibilità concreta di ricucire la città, restituendo a queste zone dignità e opportunità". Così Paolo Crisafi, cavaliere di Gran Croce e presidente Remind, in occasione delle "Giornate Remind: sviluppo economico in armonia con il creato", in corso a Roma.
Nell'era contemporanea, spiega Crisafi, "un profondo sentimento e una forte consapevolezza stanno prendendo forma all'interno delle società: la necessità di una nuova cultura dell'abitare che metta al centro le famiglie e le imprese non trascurando la tutela dell'ecosistema. Questa è la sintesi delle Giornate Remind per lo sviluppo economico in armonia con il creato svoltesi a Roma". L'urbanesimo umano "non si limita alla pianificazione degli spazi, ma ha come obbiettivo principale quello di mettere al centro le persone nei luoghi dove vivono, operano e transitano con particolare attenzione alle loro relazioni, privilegiando qualità della vita, accessibilità e partecipazione attiva alla vita della comunità. Un approccio che mette al primo posto chi la città la vive ogni giorno, non soltanto i dati sul traffico o i metri cubi edificabili. Questo approccio implica pensare agli spazi urbani come luoghi che devono nutrire relazioni, benessere e identità, più che semplicemente ottimizzare funzioni".
"Progettare in questo modo vuol dire creare quartieri dove la socialità sia favorita da piazze, parchi e percorsi pedonali sicuri; dove i servizi essenziali – ambulatori, chiese, negozi, scuole – siano raggiungibili a piedi o in bicicletta o con mezzi pubblici sostenibili e funzionali; dove il verde, la luce e l’armonia degli elementi architettonici restituiscano un senso di bellezza condivisa. È un invito a ripensare la città come ecosistema umano, in cui le scelte urbanistiche diventino leve di salute pubblica, inclusione sociale e qualità della vita per tutti". E "se c’è un terreno dove questa sfida diventa cruciale, è quello delle periferie. Sono i luoghi nati spesso in fretta, con pochi spazi pubblici e collegamenti difficili".