Giorgetti: "Dal Secondo dopoguerra mai così tanti guai, che va di moda chiamare sfide"

Patuelli: "Disinnescare dazi o rischio recessione". Panetta: "Fase di profondi cambiamenti finanziari apre nuove opportunità per l'Europa"

Giancarlo Giorgetti (Fotogramma)
Giancarlo Giorgetti (Fotogramma)
11 luglio 2025 | 11.33
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Guerra, dazi, rischi climatici e "tutto il resto. In nessun anno dal Secondo dopoguerra ci siamo trovati di fronte a tanti guai, che oggi va di moda chiamare sfide". Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, interviene in video collegamento all'assemblea dell'Abi e spiega: "Ci interroghiamo sugli approvvigionamenti di materie prime, quelle critiche, aree mercantili nostre da cui escluderne altre. Da solo quanto è bastato nella storia economica ogni volta a generare mutamenti profondi della struttura dei prezzi e degli equilibri delle imprese e delle finanze statali. Per non dire della guerra. Siamo passati dal dovere esclusivo della conversione energetica alla conversione verso l’industria delle armi".

"Non do giudizi di valore ma vi prego solo di considerare la velocità e la sorpresa di questa inversione impensabile solo due anni fa - sottolinea -. Mettiamoci in fila coi dazi e la guerra tutto il resto, crollo demografico, rischi climatici, che non sono scomparsi, rivoluzione digitale. E ci siamo perfettamente capiti della situazione".

Quindi aggiunge Giorgetti: "In nessun anno dal Secondo dopoguerra ci siamo trovati di fronte a tanti guai, che oggi va di moda chiamare sfide. Ma forse sarebbe meglio prima riconoscerli nella loro natura problematica. Ogni volta che qualcuno mi parla di sfida, visto le virate di cui sopra sono diventato anche diffidente, meglio chiamarli problemi da affrontare con serenità".

"La vicenda dei dazi in sé - rileva - è il sintomo di un mutamento epocale del quadro degli scambi. Gli Usa, che con il presidente Clinton hanno voluto la globalizzazione, con l’amministrazione Trump hanno fatto marcia indietro. Stiamo tornando all’impensabile fino a qualche anno fa".

Nel suo intervento in video collegamento all'assemblea Abi, il ministro dell'Economia evidenzia comunque che "la situazione della finanza pubblica si presenta migliorata anche grazie ai positivi risultati in termini di consolidamento dei conti pubblici che hanno permesso di raggiungere un livello di spread ai minimi da 15 anni e quindi un miglioramento nel giudizio delle agenzie di rating".

"L'economia italiana continua a dare segnali che nell’attuale contesto non esito a definire positivi - dice Giorgetti - Nei primi tre mesi del 2025, il Pil è aumentato dello 0,3% in termini congiunturali con una variazione acquisita per l’intero 2025 che si attesta attorno allo 0,5%". "L’Italia - aggiunge poi - ha raggiunto il suo nuovo massimo storico per i tassi di occupazione”.

Patuelli: "Disinnescare dazi o rischio recessione"

"Occorre disinnescare nuovi dazi", sottolinea il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. "Se si sviluppassero guerre commerciali, i mercati ne soffrirebbero, aumenterebbero le incertezze per le imprese, i crediti potrebbero deteriorarsi maggiormente e le banche ne subirebbero gli effetti. Si rischierebbe una nuova recessione", avverte Patuelli.

"Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi, misure vecchie quanto il mondo, che penalizzano il libero mercato, le crescite economiche e sociali e la prosperità globale", rimarca. "Non basta cercare di evitare nuovi dazi: occorre più dinamismo, semplificando, non abolendo le norme europee e italiane - afferma - Occorre riesaminare i fattori economici per favorire più cospicui e stabili investimenti produttivi del risparmio e degli utili delle imprese".

Quanto alla moneta unica, Patuelli evidenzia che "l’euro si sta ben diffondendo nei mercati internazionali e si sta rapidamente anche rafforzando soprattutto sul dollaro: attenzione ai rischi di penalizzazione delle esportazioni".

Panetta: "Fase di profondi cambiamenti finanziari apre opportunità"

"Gli annunci del 2 aprile hanno aperto una fase di negoziati complessi tra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali, generando instabilità sui mercati dei capitali. Contestualmente, sono cresciute le preoccupazioni sulla sostenibilità dei conti pubblici americani, sfociate nel declassamento del rating sovrano. Per la prima volta da decenni, il ruolo centrale del dollaro nel sistema finanziario globale è stato messo esplicitamente in discussione", dice il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo all’assemblea dell'Abi.

"Il sistema finanziario internazionale sta attraversando una fase di profondo cambiamento. In un contesto in cui cresce l’incertezza sul ruolo degli Stati Uniti nell’economia mondiale, gli investitori sono alla ricerca di alternative al dollaro e ai mercati americani, avviando - seppur gradualmente - un parziale riorientamento dei portafogli globali. Questo scenario apre nuove opportunità per l’Europa", afferma il governatore della Banca d’Italia.

Mercati instabili, dollaro in discussione e opportunità per l'Ue: il discorso di Panetta all'Abi

"Opportunità - sottolinea - che potranno essere colte solo rilanciando con determinazione il progetto di integrazione, completando il mercato unico e adottando politiche comuni per l’innovazione, la produttività, la crescita".

Riguardo ai dazi, "una ulteriore, significativa fonte di incertezza" riguarda quelli che "saranno effettivamente applicati dagli Stati Uniti. Le proiezioni - spiega Panetta - assumono il mantenimento delle misure oggi in vigore, che sottrarrebbero mezzo punto percentuale alla crescita nell’area dell’euro tra il 2025 e il 2027, con effetti contenuti sull’inflazione. Dazi più elevati e un’incertezza prolungata sulle politiche commerciali determinerebbero effetti ben peggiori sulla crescita e potrebbero influenzare le dinamiche inflazionistiche".

"Un marcato calo della domanda di prodotti europei da parte degli Stati Uniti - sottolinea - e il riorientamento delle merci cinesi sui nostri mercati eserciterebbero pressioni al ribasso sui prezzi. In scenari estremi, tuttavia, l’inasprimento delle barriere doganali potrebbe frammentare le filiere produttive globali, aumentando i costi di produzione e alimentando l’inflazione". In questo contesto, "il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di mantenere un approccio agile e pragmatico, decidendo di volta in volta sulla base delle informazioni disponibili e del loro impatto sulle prospettive di inflazione".

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