
Colloquio dell'Adnkronos con l'autore di "Disordine": l’illusione dell’ordine post-1989 si è infranta, ecco gli strumenti concreti per navigare complessità, velocità e incertezza
Nell'attuale panorama globale, caratterizzato da una complessità e incertezza senza precedenti, il volume "Disordine. Le nuove coordinate del mondo" di Giuliano Noci (Il Sole 24 ORE, 2025) è una guida essenziale per decifrare le dinamiche del nostro tempo. Il libro, con la prefazione di Ferruccio de Bortoli e i colloqui con Amalia Ercoli-Finzi, Marco Bentivogli e la giovane Paramjit Kaur, non si limita a fotografare il caos, ma offre chiavi di lettura e prospettive per "governare l'instabilità".
L’autore, ordinario di ingegneria e prorettore del Polo Territoriale cinese del Politecnico di Milano, ha parlato con l’Adnkronos della sua “visione sistemica” della realtà, frutto degli anni di esperienza all'estero, tra Cina, Russia e India. La sua formazione gli consente di "ricondurre il caos a una rappresentazione comprensibile delle variabili in gioco", un approccio fondamentale in un mondo sempre più interconnesso. Il suo desiderio è rendere comprensibili queste complesse dinamiche anche a chi non ha la possibilità di dedicare tempo alla lettura e alla riflessione.
Il libro parte da una premessa incisiva: l'illusione di una pace perpetua e di un ordine stabile post-1989 si è sgretolata. Noci descrive un "sisma globale" dominato da tre forze principali: complessità, velocità e incertezza. Il sogno di un mondo pacificato e senza confini è crollato sotto il peso di guerre, crisi finanziarie (2008), pandemie (Covid-19), l'ascesa di nuovi attori geopolitici (Cina e Russia) e il ritorno del protezionismo.
Noci evidenzia l'ascesa di un mondo multipolare. Gli Stati Uniti, un tempo "faro di libertà" e "guardiani della democrazia", flirtano ora con il cinismo politico e il nazionalismo economico, esemplificato dal trumpismo e dalle politiche protezionistiche di Biden. Questo ritiro americano ha creato un "caos controllato" dove la forza bruta sostituisce il diritto internazionale. Noci sottolinea come la teoria di Samuel P. Huntington sullo "scontro delle civiltà" si sia rivelata una "radiografia impietosa del caos globale". La Cina e la Russia, insieme all'India e all'espansione dei Brics, sfidano apertamente l'egemonia occidentale, sviluppando anche sistemi finanziari alternativi per ridurre la dipendenza dal dollaro.
L'autore approfondisce le rivoluzioni economiche che stanno sconvolgendo gli equilibri, con la Cina e l'India che avanzano vertiginosamente e il Sud globale che diventa protagonista. La globalizzazione, pur avendo sollevato miliardi di persone dalla povertà, ha anche esacerbato le disuguaglianze, con l'1% più ricco che detiene una ricchezza sproporzionata. Noci critica il "commercio senza regole", la "finanza selvaggia" e la "bolla monetaria globale" come cause strutturali di squilibrio.
Un altro elemento centrale è la crisi climatica, definita "il più grande acceleratore di instabilità geopolitica". La corsa alle materie prime critiche (litio, cobalto, terre rare) trasforma l'Africa in un campo di battaglia economico, mentre l'Occidente si scopre dipendente dalla Cina per tecnologie chiave.
L'Occidente si spegne demograficamente, mentre Africa e Asia crescono a ritmi vertiginosi. Noci evidenzia la necessità di politiche migratorie intelligenti e incentivi alla natalità, sottolineando che l'immigrazione, se ben gestita, non è un problema ma una risorsa economica.
Un capitolo cruciale è dedicato all'intelligenza artificiale (AI), descritta come la "nuova pietra filosofale" che trasformerà il mondo, rendendo la conoscenza "liberamente disponibile come l'acqua". L'AI, tuttavia, solleva timori di disoccupazione e di una potenziale svalutazione delle competenze umane.
Durante la conversazione, Giuliano Noci ha ribadito con fermezza che l'intelligenza artificiale non è intelligente nel senso umano del termine, ma è uno "strumento", un "nostro schiavo". La sua più grande utilità risiede nella capacità di risolvere problemi rapidamente e di sollevare l'uomo da lavori "brutali, ripetitivi e faticosi", liberando spazio per ragionare e affrontare problemi di livello superiore.
Noci ha espresso preoccupazione per il fatto che l'AI, basandosi su banche dati e algoritmi sviluppati dall'uomo, rischi di "trasferire i nostri stessi pregiudizi" all'interno dei sistemi, amplificandoli. Questo solleva un grande tema di "governance morale".
In merito all'impatto dell'IA sul mercato del lavoro, Noci ha chiarito che, sebbene alcuni lavori codificati spariranno, ne nasceranno di nuovi, portando a una "riorganizzazione del lavoro". L'AI può essere una manna per settori come la pubblica amministrazione, dove c'è carenza di personale. L'AI, inoltre, introdurrà processi di "reshoring naturale", riducendo l'incentivo a delocalizzare le attività basate su manodopera a basso costo, poiché gran parte di esse sarà svolta da agenti AI che dunque potranno essere gestiti e localizzati anche in paesi come l’Italia.
Noci ha enfatizzato che il vero divario futuro non sarà più reddituale, ma tra "persone ignoranti e persone che conoscono". L'Europa, nonostante un sistema educativo pubblico migliore degli Usa, rischia di rimanere indietro a causa di un "orientamento culturale poco orientato alla transizione digitale".
Quando gli diciamo che ora il coding si insegna alla scuola elementare italiana, Noci ha sorriso, visto che il coding di base sarà automatizzato dall'AI. La vera sfida è educare a una "conoscenza in senso profondo", alla capacità di interpretare il mondo e di formulare domande, non all'accumulo di nozioni che l'intelligenza artificiale può già fornire. Paradossalmente, le scienze umanistiche diventeranno più importanti, poiché richiederanno la capacità di individuare problemi, definire modelli e assumersi responsabilità, attività che l'IA non può replicare.
Noci critica la "presunzione dell'egemonia" occidentale di voler imporre la propria visione di democrazia come universale, ignorando le specificità culturali e sociali. La democrazia occidentale è percepita come fragile, con l'emergere di populismi e derive autoritarie. Il dibattito attuale è tra "inefficienza" della democrazia e "efficienza autoritaria", ma Noci ricorda che l'efficienza autoritaria è spesso una chimera a lungo termine.
Nel mondo delle imprese, le vecchie tassonomie industriali stanno crollando. La distinzione tra manifattura e Big Tech, o tra B2B e B2C, è "miope e fuorviante". L'Internet delle Cose (IoT), il 5G e l'AI stanno trasformando ogni prodotto in una fonte di dati e ogni azienda manifatturiera in una potenziale "Big Tech". Il valore risiede ora nella capacità di raccogliere, analizzare e sfruttare i dati, spostando il centro di gravità del business dall'interno dell'azienda all'interfaccia con il cliente (customer centricity).
Noci propone di superare sei dicotomie fondamentali che scandiscono il nostro tempo:
• Globalizzazione vs. Sovranismo: Il futuro richiede un equilibrio che integri dinamiche globali e valori locali, costruendo un sistema che valorizzi entrambi.
• Intelligenza Umana vs. Intelligenza Artificiale: L'AI è un'estensione dell'intelligenza umana, non un sostituto. Serve una "co-intelligenza" che crei simbiosi tra capacità umane e artificiali.
• Giovani vs. Vecchi: L'esperienza degli anziani è una risorsa inespressa, e i giovani devono essere messi in condizione di innovare. Noci, e la giovane Paramjit Kaur, hanno criticato la "mancanza di fiducia nei confronti dei giovani" e un atteggiamento paternalistico, che impedisce loro di sviluppare appieno le proprie potenzialità. È necessario un "dialogo intergenerazionale efficace" e che i giovani vengano presi sul serio.
• Manifattura vs. Big Tech: Le tecnologie digitali devono rafforzare la manifattura, non sostituirla.
• Autocrazia vs. Democrazia: Le democrazie devono dimostrare flessibilità e resilienza senza perdere i propri principi, anziché combattere l'autocrazia con retoriche sterili.
• Austerità vs. Debito: Il modello di sviluppo richiede un bilanciamento tra stabilità e crescita. Il debito non è una "colpa" ma una scommessa sul futuro, da giocare con intelligenza e orientata a investimenti produttivi.
L'Italia dovrebbe fare scelte coraggiose per rimanere nel G7. Le sue priorità principali, ha detto all'Adnkronos, sono: puntare sui giovani: Meno enfasi sulle pensioni, più investimenti nel sistema educativo e nella riorganizzazione degli enti locali (troppo frammentati per promuovere l'attrattività territoriale); una politica industriale per la manifattura del futuro: costruire "grandi infrastrutture per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale applicata ai settori di elezione del Made in Italy". La manifattura italiana deve "contaminarsi" profondamente con l'AI, imparando dagli errori di settori come l'automotive tedesco. Noci lamenta la scarsità di investimenti italiani in AI rispetto agli Stati Uniti; contrastare l'evasione fiscale: L'Italia ha bisogno di nuovi flussi di entrata e non può più tollerare l'attuale livello di evasione fiscale, che penalizza chi paga e allontana i talenti.
Il concetto chiave per Noci è la "Grande Componenda": un accordo tacito ma efficace tra le grandi potenze (Usa, Cina, Russia) per regolare lo sviluppo tecnologico (in particolare l'AI) ed evitare una guerra senza vincitori, riconoscendo reciproci margini di manovra strategica. Non si tratta di un ordine stabile, ma di un "compromesso pragmatico per evitare l'abisso".
Nonostante il quadro complesso, Noci conclude con un messaggio di ottimismo pragmatico. Il caos non è una condanna, ma è "ricco di opportunità, di nuove vie del progresso". Accettare l'incertezza e sviluppare strumenti per sfruttare il caos è l'unica via per non esserne travolti, adottando un approccio di "antifragilità". La storia dimostra che l'umanità ha sempre superato le difficoltà.
Il futuro non sarà un film prevedibile, ma un "caos 'ordinato'". L'Italia, in particolare, deve abbandonare il ruolo di "provincia dell'impero" e agire da protagonista, sfruttando la sua posizione strategica nel Mediterraneo e sulle nuove rotte artiche. La produttività è la chiave per la sua rilevanza futura, e l'AI, se ben governata, può salvare il Paese, ma richiederà agli italiani di adattarsi ed evolvere. Il compito è "comprendere e cambiare", lasciando spazio alle nuove generazioni e alle forze intellettuali fresche, libere dalle "incrostazioni del passato". (di Giorgio Rutelli)