Manovra, oggi vertice di maggioranza. Giorgetti: "Conti sani vanno a beneficio di tutti"

L'intervento davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato di Andrea Brandolini, capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia: "Limitare interventi temporanei, coperture siano certe". Il ministro: "Onere dire molti no"

Banca d'Italia - Fotogramma
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08 ottobre 2025 | 09.24
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Vertice di maggioranza oggi, 8 ottobre, nel pomeriggio sulla manovra a Palazzo Chigi. All'incontro parteciperanno i leader della coalizione di centrodestra - la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi - insieme al ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti.

La riunione potrebbe rappresentare anche un'occasione per fare il punto sulle prossime elezioni regionali. Ieri Fratelli d'Italia ha ufficializzato il sostegno al viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, come candidato governatore della Campania. La Lega ha già dato il proprio assenso, mentre da Forza Italia si attende il via libera definitivo, pur non essendoci - viene precisato - "preclusioni" nei confronti del numero due di Tajani alla Farnesina. Restano inoltre da definire i nodi relativi a Puglia e Veneto.

Bankitalia: "Coperture siano certe"

Gli interventi di copertura della Manovra "dovranno essere certi", mentre sarebbe "opportuno" limitare gli interventi spot. Questo quando detto dal capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia, Andrea Brandolini, in audizione sul Dpfp davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato

"La manovra delineata nelle sue linee più generali nel Dpfp appare incentrata su una ricomposizione del bilancio e prevede un limitato aumento del disavanzo nel 2027-28 rispetto all’andamento tendenziale. Il documento non include informazioni sufficienti per avanzare valutazioni sulle singole misure. In ogni caso, gli interventi di copertura dovranno essere certi. Sarebbe inoltre opportuno limitare gli incrementi di spesa o le riduzioni di entrate di natura temporanea: hanno effetti solo transitori sulla domanda, aumentano il livello del debito e risultano spesso difficili da rimuovere", le parole di Brandolini.

Come spiega Bankitalia, "il Dpfp si limita a fare riferimento, tra le misure espansive, alla riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro, al rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, agli incentivi agli investimenti privati, a misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro. Non si fa menzione di specifici interventi a copertura"

"Il quadro programmatico" contenuto nel Dpfp, continua Brandolini, "sembra non includere, se non in parte, maggiori oneri per la capacità di difesa, sebbene" il documento "giudichi realistico, sulla base degli impegni presi in sede Nato, un graduale aumento della spesa nel prossimo triennio, fino a 0,5 punti di Pil in più nel 2028. In assenza di misure correttive ulteriori rispetto alla manovra, una maggiore spesa per la difesa rispetto a quella incorporata nel tendenziale condurrebbe a una dinamica della spesa netta più sostenuta rispetto a quanto programmato".

E ancora: "Il Dpfp colloca l’incidenza del debito sul prodotto a fine anno al 136,2 per cento, in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto al 2024, con una dinamica analoga a quella prevista in primavera".

"Secondo il Dpfp - ha illustrato - a legislazione vigente l’incidenza del debito sul prodotto continuerebbe a salire anche il prossimo anno, per poi cominciare a diminuire nel 2027, quando si collocherebbe al 137 per cento. Il Dpfp non definisce puntualmente la dinamica tendenziale del rapporto tra il debito e il Pil in ogni anno dell’orizzonte 2026-28, ma illustra come essa sia guidata essenzialmente da due fenomeni con impatti opposti: da un lato, la componente stock-flussi continuerebbe a incidere in maniera avversa; dall’altro, l’avanzo primario avrebbe un impatto favorevole, crescente nel tempo. L’evoluzione dell’incidenza del debito nel quadro programmatico non si discosterebbe molto dal suo andamento tendenziale. Il rapporto crescerebbe infatti fino al 137,4 per cento nel 2026, per scendere poi al 137,3 e al 136,4 rispettivamente nel 2027 e nel 2028, registrando al termine dell’orizzonte un valore leggermente più alto di quello atteso per l’anno in corso (e ancora di circa due punti e mezzo superiore a quello del 2019)".

Inoltre, ha evidenziato Brandolini, "nel complesso del triennio 2026-28 gli avanzi primari contribuirebbero a contenere la dinamica del debito per 4,6 punti percentuali del Pil. Viceversa, sarebbero avversi sia gli impatti del differenziale tra onere medio del debito e crescita nominale del Pil (per 1,6 punti) sia quelli della componente stock‑flussi (3,3 punti, di cui oltre 2 nel solo 2026)".

Continua Bradolini: "Una riallocazione tra le diverse poste del bilancio può favorire la produttività e la crescita. Ciò accadrebbe, ad esempio, aumentando le risorse a favore di investimenti, ricerca e istruzione e contestualmente razionalizzando le spese fiscali, rimuovendo gli elementi del sistema tributario che scoraggiano la crescita dimensionale delle imprese, arginando l’erosione della base imponibile dell’Irpef".

Giorgetti: "Taglio dell'Irpef stimolerà la domanda interna"

Nella Manovra andrà avanti il “consolidamento” dei conti perché il debito pubblico è ancora “alto”, ha detto dal canto suo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’Assemblea Assonime.

Il consolidamento va a beneficio di tutti, “famiglie e imprese”, e comporta “l’onere politico di dire molti ‘no’”, ha quindi sottolineato. “I risultati conseguiti - ha aggiunto - mi piacerebbe che fossero sentiti propri da tutte le forze politiche”. “La mia priorità - ha continuato - è mettere paese in sicurezza finanzia ed economica”. “I tempi sono incerti ma sta a noi riempirlo di certezze e a voi che costituite spina dorsale abbiate coraggio e fiducia”, ha aggiunto.

l Dpfp “conferma gli obiettivi in termini di andamento della spesa e di riduzione di deficit e debito. Questo sarebbe già in quanto tale un risultato se guardiamo al deterioramento del quadro internazionale. È inoltre un’attestazione della capacità dell’economia italiana di esprimere una capacità di adattamento straordinaria quando è posta sotto pressione”, ha sottolineato.

Alcuni “dati sono migliori di quelli previsti”, ha osservato. La revisione a consuntivo del 2024 ha portato un miglioramento di 4 decimali del livello del debito, che si attesta al 134,9%; Il rapporto deficit/pil scenderà stabilmente sotto il livello del 3% dal 2026,” forse anche dal 2025”.

“Questo vuol dire che dall’8,6% del 2022, in 4 anni avremo ridotto il deficit di oltre 5 punti e mezzo. Si tratta di un miglioramento che, per la sua intensità, ha un solo precedente, quello del 1997 in vista dell’ingresso nella zona euro. A differenza di allora, questo risultato è stato conseguito senza nuove imposte generalizzate ma, anzi, con un alleggerimento strutturale della pressione fiscale sui redditi medio-bassi", aggiunge.

“L’intervento sull’Irpef rafforzerà ulteriormente la riduzione, già strutturale a partire da quest’anno, dell’onere fiscale sui redditi dal lavoro medio-bassi, con un effetto di stimolo della domanda interna”, conclude, “sul lato dell’offerta la manovra assicurerà la continuità della spesa per investimenti oltre la conclusione del Pnrr, a partire dal potenziamento degli strumenti per l’incremento della produttività”, aggiunge.

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