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Roma: centrodestra diviso su primarie, Fdi 'no a impresentabili'

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02 febbraio 2016 | 17.47
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Centrodestra ancora diviso sulle primarie per Roma. Eppure, se non si dovesse arrivare a una scelta condivisa a monte per il candidato sindaco, le primarie potrebbero rimanere l'ultima chance per aggregare l'area e arrivare al ballottaggio per il governo della Capitale. A volerle, e con forza, c'è sicuramente Francesco Storace, già partito in solitaria nella sua corsa a sindaco, che nella competizione interna vede forse l'unica possibilità di far convergere l'intera coalizione sul suo nome. Non dice no Fratelli d'Italia, che però, pone l'accento sui programmi e, come sottolinea il capogruppo alla Camera Fabio Rampelli, mette in guardia dai candidati "impresentabili", a cominciare dagli sconfitti in precedenti elezioni, come appunto il leader della Destra.

Quanto alla Lega, se Matteo Salvini ha bollato le primarie come "proposta tardiva" ma poi si è detto "pronto" a farle dove "ci sono problemi da sciogliere", l'esponente romana del Carroccio indicata come possibile candidata dallo stesso leader, Souad Sbai, le esclude in maniera piuttosto tranchant: "Non fanno parte della nostra cultura, sono più di sinistra che di destra e allo volte sono anche fasulle: chiunque può vincerle portando ai seggi rom e immigrati".

Sul fronte Forza Italia, tra chi si spende per Guido Bertolaso e chi propende per Alfio Marchini, è spuntata pochi giorni fa una candidatura di un certo peso specifico negli equilibri romani: quella del senatore Francesco Aracri, ex assessore della giunta Storace, che si è detto pronto a scendere in campo. E, tra tanta indecisione, rischiano di avere spazio gli outsider: Simone Di Stefano annuncia oggi che Casapound sarebbe pronta a correre alle primarie con un proprio candidato o ad appoggiarne uno disposto a farsi carico delle istanze del movimento.

Alemanno, non capisco remore Fdi e Lega - Ciocchetti e Aracri, sì a primarie e chi vince sia appoggiato da tutti

Nello schieramento pro-primarie si posiziona l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno: "Noi siamo stati i primi con Azione Nazionale a lanciare l'idea delle primarie, a Roma come in tutta Italia, e ci sembrano sempre più indispensabili. Se il centrodestra vuole uscire da questo stato confusionale in cui è caduto ed evitare di avere più candidati dentro la propria area, l’unica via è che i leader smettano di fare melina e indicano le primarie - sottolinea - Il regolamento già c’è, fu approvato all’unanimità dall’ufficio di presidenza del Pdl, e quindi è solo questione volontà politica. Capisco le remore di Berlusconi, che è stato sempre contro questo metodo; non capisco invece - conclude Alemanno - perché Fratelli d’Italia e Lega, che sono sempre stati favorevoli e sono largamente maggioritari a Roma, non impongano questo metodo".

Per le primarie si schiera anche Luciano Ciocchetti, coordinatore del Lazio di Conservatori e Riformisti, secondo cui "il candidato non può più essere scelto dall'alto, dai vertici ma deve essere scelto dalla base, dai cittadini in maniera democratica". A parere di Ciocchetti "le primarie sono lo strumento per unire tutto il centrodestra a Roma e allargarlo", ma "bisogna farle subito, con regole rigide e condivise per evitare le follie del Pd". "Abbiamo una grande opportunità di mettere insieme tutte le forze, creare un fronte unico e di far scegliere ai cittadini una voce sola - spiega - Ben vengano i diversi candidati, ma chi vince deve poi trovare tutti gli altri uniti in unico fronte".

Sulla stessa linea Aracri, secondo cui, "una volta determinato il vincitore, non ci devono essere più avversari, ma componenti di una squadra che sia utile al rilancio del centrodestra e soprattutto al rilancio della Capitale. In campo ci sono tante sensibilità diverse ed è giusto, ma tutti devono avere a cuore la città e devono contribuire al rilancio e all'attuazione del programma". Secondo Aracri, "le primarie sono lo strumento migliore per mettere tutti in un quadrato e camminare uniti, con regole chiare e precise, altrimenti si rischia di disgregarsi, e poi qualcuno dovrà prendersene la responsabilità". Quanto al modo in cui condurrà la sua campagna elettorale, Aracri assicura: "No ad alchimie da salotto che non interessano a nessuno, sì alla politica delle persone vere, concrete e oneste".

Di Stefano, pronti a partecipare - Augello, primarie o no sì a Marchini

Alle primarie è favorevole anche il vicepresidente di Casapound Italia Simone Di Stefano: "Conoscendo la nostra posizione assolutamente critica nei confronti del centrodestra, in molti hanno paura che alle prossime amministrative una lista di Casapound fuori dal centrodestra possa determinare nella Capitale la vittoria della sinistra o peggio dei grillini - spiega - Per questo se il centrodestra aprisse alla possibilità di svolgere delle primarie serie e corrette per determinare il nome del candidato sindaco, potremmo partecipare e portare il nostro contributo".

Quanto alle modalità, Di Stefano non esclude che il movimento di estrema destra partecipi con un proprio candidato, "oppure - dice - appoggiando chi si farà carico delle nostre istanze prioritarie: basta immigrati (nessun nuovo arrivo nessun nuovo centro di accoglienza), basta "accoglienza" (espulsioni lampo dal territorio di Roma per gli stranieri che non hanno casa o lavoro, chiusura degli esistenti centri dell'accoglienza "truffa"), prima gli italiani (nelle graduatorie di casa, lavoro, stato sociale). Roma va difesa, e intendo letteralmente e fisicamente, per questo non ci sottraiamo al dialogo - conclude - Ma se la decisione del nome verrà imposta dall'alto come sempre, siamo già pronti ad andare soli".

Primarie o meno è convinto che sia necessario "allargare il fronte" il senatore Andrea Augello: "Noi siamo convinti che a Roma come candidato serve un 'civico' dopo tutti i trascorsi avuti, e credo che un Marchini sia una buona soluzione e noi lo diciamo da almeno due anni - sottolinea - Ora aspettiamo come il tutto si evolve. Certo è che possiamo allargare il fronte del centrodestra per tenere testa e battere il Movimento 5 stelle".

Rampelli, no agli impresentabili - Sbai, chiunque può vincerle portando ai seggi rom e immigrati

Quanto a FdI, Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera dei Deputati, precisa: "Fratelli d'Italia sceglie addirittura i suoi vertici con le primarie quindi certamente non sono un problema per la scelta del candidato sindaco ma penso che per la Capitale ci voglia una persona adatta con progetti concreti". "A mio avviso i cittadini sono interessati a quelle forze politiche che propongono soluzioni reali ai problemi con cui combattono ogni giorno ormai da anni - continua Rampelli -, problemi che finora nessuno è riuscito realmente a risolvere. E credo che la persona che poi dovrà incarnare queste soluzioni, volgarmente chiamate programma elettorale, sia meno importante del progetto che si intende attuare".

"Insomma, programmi, progetti e soluzioni sono più importanti del nome. D'altra parte però non tutti i nomi sono in grado di portare avanti, di attuare i programmi - conclude - e tra l'altro alcuni candidati sono impresentabili, non sono compatibili con i progetti del centrodestra. Forse lavorando proprio sui progetti necessari per la città si riuscirà a selezionare il nome del candidato più adatto".

Chi è invece nettamente contraria alle primarie è Souad Sbai, esponente di 'Noi con Salvini' indicata tempo fa dai come possibile candidata della Lega alle comunali di Roma: "Le primarie non fanno parte della nostra cultura, sono più di sinistra che di destra e allo volte sono anche fasulle: chiunque può vincerle portando ai seggi rom e immigrati che prendono soldi per votare - sottolinea - Quello che deve fare il centrodestra invece, è sedersi attorno a un tavolo, con tutti i partiti della coalizione e trovare un nome. Le persone giuste ci sono, ma dobbiamo lasciare da parte le beghe personali".

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