Taglio Fed? "No impatto su banche italiane". Parla l'Ad di Credito Lombardo Veneto

Il banchiere all'AdnKronos: "La Bce ha già fatto la parte più significativa del lavoro di normalizzazione monetaria in Europa"

Taglio Fed?
10 dicembre 2025 | 13.49
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Attesa. Oggi è il giorno cerchiato in rosso. Alle 21.00 (ora italiana), il sipario si alzerà sulle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve. I mercati si chiedono: taglia o non taglia i tassi d'interesse? Ma soprattutto: quali saranno le parole di Jerome Powell durante la conferenza stampa delle 21.30? In altre parole: quale la tendenza di politica monetaria?

Gabriel Debach, market analyst di eToro, afferma senza mezzi termini: "Con un tasso di disoccupazione al 4,40% e rendimenti dei Treasury stabili sopra il 4,1%, Powell si trova in una strettoia: l'inflazione al 3% gli impedisce di essere troppo "colomba", ma i licenziamenti in aumento gli vietano di essere troppo "falco". Stasera dovrà convincere i mercati che la Fed può gestire questo atterraggio senza far schiantare l’occupazione."

Ma la domanda che circola tra gli addetti ai lavori a Milano, dalle parti di una Piazza Affari sempre più bancocentrica (con il bancario passato da 159 miliardi a inizio anno agli oltre 238 miliardi di fine novembre, e un peso cresciuto dal 31,51% al 38,69%) è un'altra: ripercussioni per gli istituti di credito italiani? Sì o no? Nessun rischio, rassicura all'AdnKronos Paolo Gesa, amministratore delegato di Credito Lombardo Veneto. "La Bce ha già fatto la parte più significativa del lavoro di normalizzazione monetaria in Europa". Ma per capire quello che sta accadendo bisogna partire dai fondamentali.

Cosa è il "tasso di interesse"

I tassi di interesse sono le quote che chi prende denaro in prestito (i risparmiatori), deve ripagare ai prestatori (le banche). Quando i tassi di interesse vengono aumentati, il costo del denaro preso in prestito aumenta: se vengono ridotti, il costo del denaro preso in prestito diminuisce.

Gli effetti dei "tagli" sulle banche

Con tassi più bassi, il costo per ottenere denaro si riduce. Risultato: aumenta potenzialmente il credito e ciò significa maggiore domanda di prestiti da parte di clienti e imprese — il che può aumentare l’attività bancaria complessiva. Però c'è un effetto negativo: i margini di guadagno per la banca potrebbero ridursi.

Le banche reagiscono

Il che spiega almeno due fenomeni in atto in Italia ma anche in Europa: il focus dell'attenzione che tenderà a spostarsi sempre più dal settore bancario a quello del risparmio gestito, con gli istituti che dovranno fare margini non più tramite i prestiti alle imprese, ma migliorando l’efficienza sul lato investimenti e commissioni attive per investimenti; il famoso risiko bancario, con relativi processi di aggregazione, che serve per rispondere almeno a quattro esigenze: fare economie di scala e ridurre costi operativi; contrastare la pressione su margini e redditività (anche per il cambio di fase sui tassi); e rispondere al quadro regolamentare Ue più stringente in termini di capitale, governance e controlli. Domanda conseguente: come il taglio deciso dalla Fed può influenzare le banche italiane?

Un colpo di tosse in Usa e i riflessi in Italia

Un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed) negli Usa si riflette sulle banche europee (quindi anche italiane) principalmente attraverso l'interconnessione finanziaria globale, il commercio bilaterale e l'esposizione al dollaro. Le banche, specialmente quelle con forte esposizione agli Usa (ad esempio in termini di prestiti in dollari o attività transatlantiche), riducono l'offerta di credito nell'eurozona quando l'incertezza politica o monetaria statunitense aumenta, innescata dai cambiamenti nei tassi Fed.

Ma non è questo il caso: la parola al banchiere

“Il taglio dei tassi della Fed non avrà un impatto rilevante sulle banche italiane: la Bce ha già fatto la parte più significativa del lavoro di normalizzazione monetaria in Europa", spiega all'AdnKronos Paolo Gesa, amministratore delegato di Credito Lombardo Veneto. "La mossa della Fed aiuta comunque a ridurre la divergenza tra le due sponde dell’Atlantico e a stabilizzare le aspettative dei mercati. Rimangono però presenti i rischi inflazionistici, alimentati anche dall’elevato debito pubblico globale, che richiedono prudenza nelle politiche economiche. Nel complesso, il segnale della Fed contribuisce a consolidare un quadro macroeconomico più equilibrato, pur in un contesto che resta complesso e da monitorare”.

Cosa c'entra l'inflazione? Il lato oscuro del taglio dei tassi..

Una politica monetaria espansiva ha molti vantaggi: i prestiti (mutui, prestiti personali, carte di credito a tasso variabile) calano: per chi ha già un mutuo variabile, o per chi cerca un nuovo prestito, diventa meno costoso indebitarsi. Questo lascia più margine per consumi e investimenti personali. Inoltre, ci può essere un ulteriore stimolo al credito può incoraggiare spesa e investimenti da parte delle famiglie. Ma ci sono almeno due problemi: i rendimenti offerti sui depositi / conti di risparmio probabilmente scendono: chi risparmia vedrà interessi inferiori sui propri depositi e soprattutto - come accennato - se la riduzione dei tassi porta a un aumento dell’inflazione (per via della spinta ai consumi), nel medio termine il potere d’acquisto reale dei risparmi potrebbe essere penalizzato.

L'inflazione è un problema in Europa?

Questo in teoria, bisogna chiedersi in pratica se attualmente l'inflazione costituisce un problema per l'Ue: secondo le previsioni dell’‘Economic Outlook 2026’ del Mastercard Economics Institute, fresche di giornata, nell’Eurozona il pil è previsto in crescita dell’1,2%, con l’inflazione che scende a una media dell’1,8% grazie a prezzi dell’energia più bassi, un euro più forte e importazioni più convenienti dalla Cina continentale; mentre in Italia si stima un Pil in crescita dello 0,7%, contribuendo alla crescita del sistema economico globale per lo 0,40%.

Cosa succede alle imprese

Con tassi più bassi, prendere a prestito per finanziare nuovi progetti, espansioni, investimenti o assunzioni risulta meno oneroso. Questo può stimolare gli investimenti e l’espansione: dunque l'occupazione. Le imprese che avevano debiti a tasso variabile rinvigoriti da un taglio beneficiano per i loro costi finanziari: gli oneri di interesse si abbassano. Cosa conviene?

Dipende...

Non c'è una risposta univoca e molto dipende dalla situazione che ci si trova a vivere: un taglio dei tassi può stimolare crescita e consumi, ma rischia di alimentare inflazione se l’economia è già a pieno regime. Le banche centrali devono bilanciare il beneficio immediato con la stabilità dei prezzi nel medio termine. E neanche per la categoria dei consumatori la risposta è univoca: i risparmiatori che vivono di interessi su depositi o conti correnti vedono ridotto il rendimento reale dei loro risparmi. I disoccupati potrebbero trarre vantaggio da una ripresa economica e dall'occupazione, ma i lavoratori a salario fisso potrebbero essere danneggiati dall'inflazione. Per le aziende, il beneficio è legato all’indebitamento: chi non ha bisogno di credito può restare più neutrale, o non beneficiare. Piccola nota: le imprese italiane continuano a caratterizzarsi per una elevata dipendenza dal credito bancario... (di Andrea Persili)

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