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Migranti: Inca, contenzioso di massa contro costi aggiuntivi permessi soggiorno

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Migranti: Inca, contenzioso di massa contro costi aggiuntivi permessi soggiorno
18 maggio 2016 | 18.10
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“Abbiamo deciso di partire con un contenzioso di massa, a livello provinciale, contro i costi sproporzionati dei permessi di soggiorno a carico dei migranti. Stiamo, infatti, parlando di un contributo aggiuntivo richiesto che va da un minimo di 80 euro a un massimo di 200 euro a persona”. Lo ha annunciato oggi Morena Piccinini, presidente dell’Inca, il patronato della Cgil, nel corso di una conferenza stampa (video) (AUDIO).

“Dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea -ha spiegato- dello scorso settembre, che ha definito il contributo imposto in Italia nel 2010 sui permessi di soggiorno ‘sproporzionato’ e di ‘ostacolo’ rispetto alle finalità della direttiva europea 109 del 2003, l’Inca e la Cgil hanno deciso di intraprendere azioni legali per conto degli immigrati”.

“Sono già parecchi anni -ha ricordato- che i diritti degli immigrati sono riconosciuti solo in seguito a un contenzioso. C’è una resistenza da parte del governo e delle istituzioni in generale nell’estendere i normali diritti dei cittadini italiani a quelli stranieri. Come Inca non abbiamo accettato questa situazione e abbiamo anellato una serie di giudizi che hanno riaffermato i diritti degli immigrati. E uno degli ultimi risultati positivi riguarda proprio il costo del permesso di soggiorno. Il Tar ha, infatti, inviato alla Corte di Giustizia europea il tutto e quest’ultima ci ha dato ragione”.

“Sulla scorta di questa sentenza -ha sottolineato la presidente dell’Inca- abbiamo chiesto al governo italiano di adeguarsi, inviando la richiesta alla presidenza del Consiglio dei ministri, al ministero dell’Economia e dell’Interno. Ma, nell’arco di pochissimi mesi, hanno risposto che non erano competenti in materia".

"Nonostante ciò, siamo andati avanti con una lettera formale affinché si mettessero d’accordo su chi avesse la competenza; la settimana scorsa ci è stato fornito un indirizzo al quale inviare tutte le richieste, ma non è sufficiente”, ha avvertito.

“Per questo, abbiamo deciso -ha rimarcato- di andare avanti con un contenzioso, visto che, secondo noi, dietro c’è il grosso problema di un Paese che sta speculando sugli immigrati, approfittando di queste persone che hanno comunque il bisogno di rinnovare i documenti. Immigrati che dimostrano però un alto senso civico accettando di pagare un contributo unificato pari a 298 euro e, quindi, superiore alla cifra pagata per il rinnovo, per avviare la causa”.

“Uno dei motivi -ha chiarito Danesh Kurosh, responsabile del dipartimento Immigrazione della Cgil- che ci ha spinto a intraprendere questa azione è che siamo consapevoli che sì un lavoratore immigrato deve pagare quanto dovuto, ma che c’è una differenza salariale rispetto agli italiani. Il lavoratore immigrato a parità di un collega italiano, infatti, percepisce di meno e per avere un permesso deve pagare una tassa in più”.

“Stiamo parlando -ha assicurato Claudio Piccinini, coordinatore dell’Ufficio Immigrazione dell’Inca- di un’ingiustizia di merito che però stiamo affrontando. Siamo già arrivati a 50mila azioni legali avviati a Torino, Perugia, Roma, Napoli e Bari per ottenere il rimborso di quanto già versato fino ad oggi, il pagamento degli interessi maturati e, soprattutto, che quanto versato non venga più richiesto in futuro”.

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