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Gaza, "ancora raid israeliani: 44 morti". Netanyahu: "Avanti fino a vittoria totale su Hamas"

Portavoce Difesa civile enclave palestinese, Bassal: "Maggior parte sono donne e bambini". Premier israeliano risponde a richiesta Gb, Francia e Canada di mettere fine a nuova offensiva militare

Nuovi raid nella Striscia di Gaza - (Afp)
Nuovi raid nella Striscia di Gaza - (Afp)
20 maggio 2025 | 08.30
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E' di 44 morti il bilancio dei nuovi raid israeliani sulla Striscia di Gaza durante la notte. Lo riferisce il portavoce della Difesa civile dell'enclave palestinese, Mahmoud Bassal, secondo cui i soccorritori hanno recuperato "almeno 44 morti, per la maggior parte donne e bambini", mentre si contano "decine di feriti in seguito ai nuovi massacri commessi dall'occupazione in diverse zone della Striscia di Gaza".

Ieri un funzionario della protezione civile di Gaza ha dichiarato che 91 persone sono state uccise martedì in attacchi e raid, mentre Israele intensifica l'offensiva nel territorio palestinese.

Netanyahu a Gb, Francia e Canada: "Avanti fino a vittoria totale su Hamas"

Israele andrà ''avanti fino alla vittoria totale'' su Hamas e ''non si fermerà fino a quando gli ostaggi non verranno rilasciati, Hamas deporrà le armi, i suoi leader assassini verranno esiliati e Gaza sarà smilitarizzata. Nessuna nazione può pretendere di accettare qualcosa di meno e Israele certamente non lo farà''. Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto alla richiesta di Gran Bretagna, Francia e Canada di mettere fine alla nuova offensiva militare nella Striscia di Gaza, invitando ''tutti i leader europei a seguire l'esempio di Trump'' nel sostenere Israele. E accusando i tre Paesi di "ricompensare Hamas".

"Non resteremo a guardare mentre il governo Netanyahu persegue queste azioni atroci", hanno dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Keir Starmer e quello canadese Mark Carney. "Se Israele non cessa la nuova offensiva militare e non revoca le restrizioni sugli aiuti umanitari, adotteremo ulteriori misure concrete in risposta", hanno detto i tre leader.

"Chiedendo a Israele di porre fine a una guerra difensiva per la nostra sopravvivenza prima che i terroristi di Hamas ai nostri confini vengano distrutti, e chiedendo uno Stato palestinese, i leader di Londra, Ottawa e Parigi stanno offrendo un'enorme ricompensa per l'attacco genocida contro Israele del 7 ottobre, incoraggiando al contempo ulteriori atrocità di questo tipo", ha risposto il primo ministro israeliano in una nota. Netanyahu ha aggiunto che "questa è una guerra di civiltà contro la barbarie. Israele continuerà a difendersi con mezzi giusti finché non sarà raggiunta la vittoria totale".

"La sofferenza umana a Gaza è intollerabile", hanno affermato i tre leader, definendo "del tutto inadeguata" l'apertura israeliana all’ingresso di una quantità minima di aiuti. Condannano inoltre le minacce di sfollamento forzato e la retorica di alcuni membri del governo Netanyahu, ammonendo che il blocco degli aiuti rischia di violare il diritto umanitario internazionale. Pur ribadendo il diritto di Israele a difendersi dopo l’attacco del 7 ottobre, giudicano la risposta militare "del tutto sproporzionata". Al contempo, hanno chiesto ad Hamas la liberazione immediata degli ostaggi.

A Israele appello 22 Paesi tra cui Italia: "Riprendere subito aiuti a Gaza"

Ventidue Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Giappone e Australia, hanno chiesto a Israele di "riprendere immediatamente" la consegna degli aiuti a Gaza, chiedendo che ad occuparsene siano le Nazioni Unite e le ong. Le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie "non possono sostenere" il nuovo modello di distribuzione degli aiuti a Gaza deciso dal governo israeliano, hanno sottolineato i 22 Paesi in una dichiarazione congiunta diffusa dal ministero degli Esteri tedesco. La popolazione palestinese, si evidenzia, "affronta la fame" e "deve ricevere gli aiuti di cui ha disperatamente bisogno".

Poco prima, per la prima volta dal 2 marzo, cinque tir delle Nazioni Unite con aiuti umanitari e alimenti per bambini erano entrati nella Striscia attraverso il valico di Kerem Shalom.

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