Trump senza Nobel, la Norvegia teme ritorsioni per il 'premio negato'

Un primo duro commento è arrivato dal capo della Comunicazione della Casa Bianca, Steven Cheung che ha accusato il comitato di "preferire la politica alla pace"

Donald Trump (Fotogramma)
Donald Trump (Fotogramma)
10 ottobre 2025 | 17.25
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"Gli Stati Uniti puniranno la Norvegia se Trump non riceverà il Nobel per la Pace?". Così si chiedeva la principale emittente norvegese, Nrk, poco prima che il comitato di Oslo annunciasse la decisione di conferire a Maria Corina Machado, la leader dell'opposizione venezuelana, il riconoscimento, una decisione i che i media norvegesi temono che venga interpretato come "un attacco a Trump", dopo che l'aggressiva campagna pubblica condotta dal presidente americano per rivendicare il premio ha gettato "un'ombra politica" sul Nobel 2025.

Il commento di Steven Cheung e le reazioni a caldo

Il primo commento arrivato direttamente dal capo della Comunicazione della Casa Bianca, Steven Cheung, l'ex portavoce delle campagne elettorali del tycoon, è stato tagliente nei confronti del comitato norvegese del Nobel, accusato di aver "dimostrato di preferire la politica alla pace", affermando che il presidente Trump "ha il cuore di umanitario" e "continuerà a fare accordi di pace, mettere fine a guerre e salvare vite". Nella dichiarazione di Cheung non viene attaccata, e neanche nominata Machado, che è molto vicina a Washington e all'amministrazione Trump.

La paura di ritorsioni sulla Norvegia

Di "una sensazione di paura" per una rappresaglia del notoriamente vendicativo Trump, parla apertamente Benedicte Bull, docente di Scienze Politiche dell'Università di Oslo, sottolineando l'eccezionalità della situazione per un premio che di solito è "relativamente non controverso". "E' molto imprevedibile quello che possa succedere come reazione", conclude il docente citato dal Washington Post.

"Quando un presidente è così imprevedibile e autoritario, ovviamente bisogna essere preparati a tutto", ha dichiarato al Guardian, Kirsti Bergsto, la leader del Partito Socialista di sinistra, che è nella coalizione di centro sinistra guidata dal laburista Gahr Store che a settembre è stata confermata al governo, suggerendo di "non essere sicura che Trump sappia" che il comitato del Nobel, composto da cinque membri scelti dal Parlamento, opera in modo indipendente dal governo norvegese dal quale ovviamente non arrivano commenti ufficiali.

"I premi della pace sono ottenuti con un impegno duraturo, non con capricci sui social media e intimidazioni", è l'affondo al presidente americano di Aril Hermstad, leader dei Verdi norvegesi. Infine, l'ex ministro degli Esteri e ambasciatore, Jan Petersen, intervistato dalla Nrk riconosce come nel mondo il premio viene considerato collegato al governo, e quindi avvisa che "le autorità norvegesi dovrebbero essere pronte alle reazioni degli Usa, anche se speriamo e crediamo che non arriveranno".

I precedenti

In realtà, la Norvegia in passato ha dovuto fronteggiare rappresaglie internazionali per i premi conferiti, in particolare la reazione irata cinese per il riconoscimento, dato nel 2010 allo scrittore e dissidente Liu Xiaobo, con Pechino che tagliò le relazioni diplomatiche per diversi anni. Ma ora la situazione sarebbe diversa, perché sarebbe la reazione di un leader potente che si sentiva in diritto di ricevere il premio.

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