Ucraina, Massolo: "No soluzioni facili, compattezza europei ha evitato il peggio"

"Negoziato appena avviato, bene coinvolgimento Usa in garanzie sicurezza e possibile bilaterale Putin-Zelensky"

Giampiero Massolo
Giampiero Massolo
19 agosto 2025 | 16.52
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Dopo il vertice di Washington non bisogna aspettarsi "soluzioni facili e pronte", ma anche grazie alla "compattezza" dimostrata dagli europei è stato "evitato il peggio, vale a dire una svendita dell'Ucraina". Giampiero Massolo, senior advisor dell'Ispi ed ex segretario generale della Farnesina, invita alla cautela all'indomani delle riunioni alla Casa Bianca tra Donald Trump, Volodymyr Zelensky e i leader europei, sottolineando come, al di là di alcuni aspetti positivi - il coinvolgimento degli Stati Uniti nelle garanzie di sicurezza per Kiev e il possibile bilaterale tra Zelensky e Vladimir Putin - "i problemi sul tappeto sono rimasti tutti e soluzioni facili non sono alle viste".

"Il negoziato si è appena avviato - premette Massolo parlando con l'Adnkronos - e da questo punto di vista il vertice di Anchorage, con tutte le sue limitazioni, è stato utile però per innescare un processo che il summit di ieri ha ulteriormente sviluppato. E questo combinato disposto ha finora consentito di evitare il peggio, vale a dire una svendita dell'Ucraina in nome di un accordo complessivo tra Stati Uniti e Russia".

Ma sono tanti i nodi da sciogliere, in primis "lo scambio, che sarà inevitabile, tra i territori ucraini in cambio di garanzie di sicurezza per Kiev". Secondo l'ex ambasciatore, si tratta di "uno scambio tutto da costruire" avendo l'eventuale cessione di territori un connotato bilaterale" russo-ucraino, mentre le garanzie "non possono che venire in un contesto intergovernativo".

E qui l'elemento positivo è dato dagli Stati Uniti, che "sembrano voler appoggiare o coordinare un sistema di garanzie che sarà sostanzialmente europeo, su cui però non c'è ancora una intesa sostanziale". Le ipotesi sono diverse e non alternative, spiega Massolo, sottolineando che alcuni Paesi "preferiscono la presenza di truppe sul terreno, altri un accordo collettivo di sicurezza sul modello dell'articolo 5, altri optano per la formula del porcospino d'acciaio, ma tutto dipenderà dall'assetto negoziale a cui russi e ucraini perverranno e da quelli che gli americani intendono per garanzie".

L'ulteriore elemento positivo emerso dal vertice di Washington, ragiona ancora l'ex direttore del Dis, "è l'apparente, ancora tutta da dimostrare, possibilità di un vertice diretto tra Putin e Zelensky, poi esteso a Trump", per quanto accompagnato da "un elemento negativo serio, rilevante, il cambio di paradigma americano per cui si deve procedere ad un accordo complessivo senza il cessate il fuoco", una condizione che "lascia nelle mani di Putin la possibilità di condizionare il processo, costringendo Zelensky a negoziare a guerra in corso". In una situazione del genere, sottolinea Massolo, bene hanno fatto gli europei a dire che "manterranno gli strumenti di pressione che sono le sanzioni, ma quelle efficaci sono quelle secondarie e qui si torna a Trump, perché queste misure sono nelle sue mani e bisognerà capire se il presidente vuole agire da arbitro o da parte in causa".

Infine, un commento sulla 'scorta' europea a Zelensky alla Casa Bianca: "Ha contato molto, perché oggettivamente c'è una forza delle immagini dei leader europei con Trump e Zelensky e poi l'Europa ha dato una prova di compattezza maggiore di quello che molti pensavano, a cominciare da Putin, bilanciando quello che ad Anchorage sembrava uno slittamento degli Stati Uniti verso le posizioni russe". "L'Europa - chiosa Massolo - ha ritrovato dinamismo e un ruolo".

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