Antonio Marras porta il Bloomsbury Group ad Alghero

Poesia e sale in passerella, in un atto teatrale e un inno alle bellezza come necessità vitale. Lo stilista: "Mediterraneo un cimitero, moda deve essere specchio della realtà"

Tre uscite della sfilata di Antonio Marras per la primavera-estate 2026
Tre uscite della sfilata di Antonio Marras per la primavera-estate 2026
24 settembre 2025 | 20.43
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Antonio Marras trasforma la passerella in un viaggio sospeso tra letteratura, memoria e Mediterraneo. Negli spazi industriali di viale Molise, a Milano, la spring-summer 2026 è un atto teatrale, un manifesto politico, un inno alla bellezza come necessità vitale. La scena sembra uscita da un racconto di Čechov, ma è tutto vero: nella casa ideale di Virginia Woolf, il circolo Bloomsbury si ritrova, si sposta, attraversa il mare e approda ad Alghero. Qui, tra le saline che diventano luogo dell’anima, ritrova il paradiso terrestre.

È questa l’ambientazione onirica che Marras porta in passerella: crinoline leggere, grandi vestaglie degne di un diva di Hollywood, alla Gloria Swanson e vestaglia da uomo alla Hercule Poirot di Agatha Christie. E poi bustier ricamati, tuniche di pizzo, dress floreali che ondeggiano come petali al vento. Accanto, tailleur maschili over e completi pigiama per un dialogo tra generi e tempi, abiti da cocktail, caban e giacchine sagomate e pezzi ricamati a filo preziosissimi che sembrano disegnati ad acquarello. L’uomo e la donna hanno gli stessi tessuti ma interpretati diversamente.

La passerella, una lunghissima lingua di sale, è punteggiata da isole con libri aperti: simboli di conoscenza e fragilità. I modelli sfilano portando sottobraccio quadri, libri antichi, strumenti musicali, vasi di fiori. Nel gran finale corrono, strappano pagine, le lanciano in aria. La scena diventa un rito liberatorio, un gesto poetico che chiude lo show con forza emotiva. Ambasciatore il pastore sardo Giuseppe Ignazio Loi che ha interpretato la storia vera del pastore nel film ‘La vita va così’ di Riccardo Milani. Nel backstage Marras parla di contaminazione, di conflitti, della questione dei migranti nel Mediterraneo. “E' diventato un cimitero e tutto questo non può essere avulso da quello che facciamo. La moda deve essere specchio della realtà, dare speranza, permettere di sognare. Racconto il viaggio di persone che arrivano in una terra, di masse che si spostano: questo non può non influenzare quello che facciamo”.

Non c’è estetica senza etica per Marras e così la collezione diventa una presa di posizione. “Siamo bombardati dai conflitti e mi sento impotente - ammette -. Manifestiamo con quello che abbiamo. La moda è un messaggio: ognuno vede quello che vuole vedere, ma oggi raccontiamo uno scontro di culture che genera nuove esistenze. È il mio modo di colmare distanze e trasformarle in abiti”. Citando Gramsci “Odio gli indifferenti” Marras rivendica la necessità di schierarsi attraverso la bellezza. La sua sfilata intende essere un incontro tra passato e presente, tra Alghero e Londra, tra poesia e denuncia. (di Federica Mochi)

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