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Iran: ore di angoscia per ragazza condannata a morte, mercoledì l'esecuzione

Iran: ore di angoscia per ragazza condannata a morte, mercoledì l'esecuzione
06 ottobre 2014 | 12.55
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Vive ore di angoscia la famiglia di Reyhaneh Jabbari, la ragazza iraniana condannata a morte per aver ucciso 7 anni fa un uomo che, a suo dire, cercava di stuprarla. Taher Djafarizad, presidente dell'organizzazione 'Neda Day' che segue da vicino il caso, dice ad Aki-Adnkronos International che sulla vicenda "è tutto fermo e quindi l'esecuzione della condanna a morte resta confermata per mercoledì mattina alle 5".

"Nei giorni scorsi - spiega Djafarizad - il figlio della vittima si è recato in carcere, insistendo con la sua richiesta a Reyhaneh di negare di aver subito un tentativo di stupro da parte del padre. In quel caso, potrebbe perdonarla e, in base all'ordinamento iraniano, non verrebbe impiccata. Ma questo vuol dire che la ragazza dovrebbe dichiarare il falso e lei ha detto più volte che questo è impensabile e inaccettabile".

Djafarizad ha inoltre riferito che ieri "familiari e amici di Reyhaneh hanno manifestato di fronte al carcere in cui è rinchiusa, ma sono stati allontanati con la violenza dalle forze di sicurezza, che hanno anche distrutto i loro cartelli e hanno fotografato le targhe delle loro auto".

L'esecuzione della 26enne era prevista per la scorsa settimana, ma in seguito a una mobilitazione internazionale è stata rinviata di 10 giorni. Il 30 settembre, la madre di Reyhaneh, Sholeh Pakravan, ha rivolto tramite Aki un appello alla autorità italiane e vaticane affinché intercedano per salvare la vita di sua figlia.

La Pakravan ha inoltre riferito che i familiari della vittima, Morteza Abdolali Sarbandi, chiedono alla Jabbari di negare di aver mai subito un tentativo di stupro. Se lo facesse, otterrebbe il loro perdono e, in base alle leggi in vigore in Iran, sarebbe salva dall'impiccagione.

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