
Montecitorio chiude all'ipotesi di far passare in giudizio i ministri della Giustizia, dell'Interno e il sottosegretario di Stato. In Aula anche la premier Giorgia Meloni
La Camera dei Deputati salva Nordio, Piantedosi e Mantovano dal processo sul caso Almasri. Montecitorio ha infatti negato l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro della Giustizia, dell'Interno e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, chiesta dal Tribunale dei Ministri, , per la vicenda del rimpatrio del generale libico. In Aula per la votazione anche la premier Giorgia Meloni.
Per quanto riguarda il Guardasigilli su 363 presenti, la proposta di diniego è stata approvata con 251 sì e 117 no. Per il titolare del Viminale i favorevoli sono stati 256 i contrari 106. Per Mantovano infine 252 favorevoli e 112 contrari, su 366 presenti.
Una ventina i deputati della minoranza che hanno votato no all’autorizzazione a procedere nei confronti di Piantedosi, compresi quelli di Italia viva, una quindicina quelli che invece hanno detto sì al diniego per Nordio e Mantovano. Secondo quanto si apprende in ambienti della maggioranza, il centrodestra contava infatti su una base di partenza intorno ai 230/235 voti.
"La Camera dei deputati ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e del sottosegretario Alfredo Mantovano sul caso Almasri. E lo ha fatto con un numero di voti superiore a quello della maggioranza di governo, che al netto delle poche assenze fisiologiche legate agli incarichi istituzionali conta 242 deputati. La maggioranza ha dimostrato una compattezza straordinaria, una sonora smentita a chi continua a parlare del centrodestra come di una coalizione divisa", dichiara Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento.
Se sono soddisfatto? "Sì perché" il voto "è andato numericamente oltre a quella che era l'aspettativa della maggioranza parlamentare. Il che significa che anche da parte di alcuni dell'opposizione vi è una riluttanza ad affidare alle procure della Repubblica delle competenze che dovrebbero essere squisitamente politiche", il commento a caldo di Nordio, che aggiunge: "Lo strazio che il Tribunale dei Ministri ha fatto delle norme più elementari del diritto è tale da stupirsi che non ci siano schizzati i codici tra le mani, ammesso che li abbiano consultati. È andata come doveva andare". Resta aperto il capitolo Bartolozzi? "Speriamo si chiuda così come questo", risponde ai cronisti il ministro della Giustizia.
“Il voto di maggioranza odierno calpesta la Costituzione e la legalità internazionale. Nel nostro ordinamento costituzionale non esistono e non possono esistere zone franche o zone d'impunità per chi riveste cariche di governo. Insieme al Collega Antonello Ciervo chiederemo al Tribunale dei Ministri di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato innanzi la Corte Costituzionale per ristabilire il principio previsto dalla nostra Carta Fondamentale secondo cui spetta all'autorità giudiziaria il potere di applicare la legge e garantire cosi la celebrazione del processo nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano”, afferma l’avvocato Francesco Romeo, legale di Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture di Almasri. “Biel Rouei Lam Magok, una delle innumerevoli vittime delle torture commesse dal criminale Almasri nei lager libici, è persona danneggiata dal reato nel procedimento innanzi il Tribunale dei Ministri in cui sono indagati i ministri Nordio, Piantedosi ed il sottosegretario Mantovano – spiega il legale - A gennaio scorso i due ministri, il sottosegretario e la Presidente Meloni (lo ha rivendicato lei in più occasioni) hanno deciso di sottrarre il torturatore Almasri alla consegna ed al processo davanti la Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità e lo hanno rimandato in Libia con un volo di Stato. I fatti sono incontestabili e le azioni da loro commesse per riportare Almasri in Libia costituiscono secondo il tribunale dei ministri i reati di omissione di atti di ufficio, favoreggiamento e peculato”.
“La maggioranza parlamentare ha ritenuto che quelle azioni siano state commesse per tutelare interessi costituzionalmente rilevanti e preminenti interessi pubblici (salvaguardia dell'incolumità dei cittadini italiani in Libia) ma non si comprende quale sia l'interesse costituzionalmente rilevante perseguito dai due ministri e dal sottosegretario, considerati gli obblighi internazionali vincolanti per il legislatore ed il Governo, derivanti, questi si, dalla nostra Costituzione ai sensi dell'art. 117, primo comma, ivi incluso il dovere di eseguire i mandati di arresto internazionale della Cpi – sottolinea Romeo - Le ipotetiche, paventate minacce per l'incolumità dei cittadini italiani in Libia erano del tutto labili ed evanescenti; il dirigente dell'AISE Caravelli ha dichiarato al Tribunale che non vi erano elementi per sostenere che vi fossero specifiche minacce di attentato o rappresaglia”.
“Oggi la maggioranza parlamentare negando l'autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei Ministri di Roma sottrae ad un processo innanzi ad un Tribunale della Repubblica i due Ministri ed il Sottosegretario. Gli interessi statali costituzionalmente rilevanti e i preminenti interessi pubblici al momento dell'arresto di Almasri erano e sono quelli derivanti dagli obblighi di cooperazione internazionale sottoscritti cui l'Italia deve adempiere e, non certo le fumose congetture imbastite per giustificare la consegna di Almasri alla Libia. Non a caso – conclude l’avvocato Romeo - presso la Corte Penale Internazionale è stato aperto un procedimento contro l'Italia per mancato adempimento degli obblighi di cooperazione”.