
Lunedì prossimo la Camera di consiglio
Camera di Consiglio a Palazzo della Consulta lunedì prossimo sul conflitto di attribuzioni fra poteri, sollevato lo scorso giugno contro il Presidente del Consiglio dei Ministri dinnanzi alla Corte costituzionale (giudice relatore Luca Antonini) dal deputato di +Europa Riccardo Magi. Al centro della questione vi è la delibera in Consiglio dei ministri (del 4 aprile 2025) ad approvare il decreto legge 48 dell'11 aprile 2025, 'Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in sevizio, nonché vittime dell'usura e dell'ordinamento penitenziari'.
La delibera del Cdm, a parere di Magi, rappresentato in Corte costituzionale dall'avvocato Fabio Lattanzi, sarebbe infatti lesiva delle prerogative costituzionali delle Camere e dei singoli parlamentari in quanto il Governo avrebbe trasposto in un decreto legge - senza i presupposti di urgenza - un Ddl in discussione in seconda lettura in Senato e che ancora doveva tornare per il riesame alla Camera. Il ricorso, che non entra quindi nel merito del Decreto ma riguarda il metodo adottato dall'Esecutivo, chiede l'annullamento del suddetto Decreto Sicurezza nella sua interezza o nelle parti prive del requisito originario della straordinaria necessità e urgenza.
Il conflitto sollevato si inserisce nell'annosa questione dell'abuso della decretazione di urgenza, delle tensioni tra Governo e Parlamento sul tema, quindi tra potere esecutivo e funzione legislativa. La questione sarà presentata nel pomeriggio in Conferenza stampa a Montecitorio.
Le contestazioni più in dettaglio: Magi contesta al Governo il fatto di avere aggirato il normale procedimento legislativo, sovrapponendosi al Parlamento; denuncia anche la mancanza originaria dei presupposti costituzionali richiesti per l'adozione di un decreto-legge, ovvero i caratteri della necessità e urgenza per l'adozione di provvedimenti provvisori con forza di legge, richiesti dall'articolo 77 della Costituzione che appunto disciplina i decreti-legge. Secondo il Parlamentare, non sussistevano infatti condizioni straordinarie tali da giustificare l'intervento normativo immediato del Governo, né vi sarebbe stato un adeguato dibattito sul tema, e tutto ciò avrebbe compromesso il corretto esercizio della funzione legislativa.
Magi lamenta anche una lesione delle attribuzioni dei singoli parlamentari in quanto l'adozione del decreto avrebbe limitato la loro possibilità di partecipare in modo pieno ed effettivo al procedimento legislativo. E denuncia la presunta lesione del principio della riserva di legge in materia penale (sancita dall'articolo 25, secondo comma della Costituzione e rafforzata dall'art. 1 del Codice penale) che stabilisce la garanzia a tutela dei cittadini che solo una legge formale approvata dal Parlamento, possa istituire reati, determinare pene o modificarne il regime. Secondo il Parlamentare, invece, il decreto legge, violando il principio, contiene norme che incidono in particolare sul regime penitenziario (aggravanti, pene accessorie, misure di sicurezza e detenzione).
La richiesta alla Corte costituzionale: il Parlamentare di + Europa chiede alla Consulta di dichiarare che non spettava al Governo della Repubblica adottare la deliberazione del Consiglio dei ministri del 4 aprile 2025 e, conseguentemente, di annullare la deliberazione del Consiglio dei ministri del 4 aprile 2025 e il decreto-legge n. 48 del 2025, nella sua interezza o, in subordine, nelle parti che riterrà prive del requisito originario della straordinaria necessità e urgenza.