
L'opera in bronzo ripulita e restaurata di nuovo in buvette
Via le banali bottiglie di vetro e bicchieri in plastica, in Senato, sul bancone della Buvette, è tornato l'Acquaiolo: acqua a getto continuo, dalla piccola cannula, che darà ristoro -nuovamente, come sempre è stato- a chi punta a un bel sorso d'acqua, tra una seduta d'Aula e una riunione in Commissione. La statuetta-fontana, opera di genere del maestro napoletano Vincenzo Gemito (1852-1929), ormai un'icona dell'arredo della Camera Alta, dopo un lungo peregrinare tra i laboratori di restauro, torna quindi a luccicare con le sue fattezze bronzee, tirate a lucido. Una presenza che è un sospiro di sollievo, la soluzione di un quasi giallo, dopo la 'scomparsa' in due tempi, prima per un lungo maquillage di routine e poi per far fronte all'improvviso cedimento del basamento in marmo.
A quanto si apprende da chi ha seguito da vicino le fasi di intervento, grande attenzione sarebbe stata posta per la ricerca di un materiale compatibile con quello originario, operazione complessa che ha richiesto tempo, verifiche e confronti per assicurare la massima fedeltà al manufatto. Insomma se giallo è stato, è un giallo a lieto fine. Ambienti di Palazzo Madama sottolineano, sempre in via informale, che l’intervento rientra nell’impegno costante del Senato per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale custodito. L'Acquaiolo continuerà a rappresentare un segno di identità e tradizione per la comunità del Senato. Una icona, quella 'speciale' fontanella, che con il passare degli anni -vuoi anche per la leggenda legata al fondoschiena del giovane venditore d'acqua rappresentato, ritenuto un talismano portafortuna per chi lo sfiora- è divenuta quasi un marchio di fabbrica di Palazzo Madama.
Senatori, giornalisti e visitatori spesso facevano la fila per riempire uno dei bicchieri sempre presenti ai piedi del piccolo bronzo anti-sfiga. Negli anni, sin dalla nascita della Repubblica, politici e padri della patria, come Palmiro Togliatti e Giulio Andreotti non hanno nascosto la loro simpatia per quello scugnizzo alto una cinquantina di centimetri con tanto di vaschetta sottostante. Da culture politiche lontane, il 'Migliore', leader del fu partito comunista e il Divo Giulio, avevano infatti in comune quel rito scaramantico. (di Francesco Saita)