
L'annuncio del ministro della Difesa: "Non si abbandona un popolo". Il gen. Bertolini: "Permanenza Italia coerente con lo sforzo del nostro Paese"
Italia pronta a restare in Libano anche senza i caschi blu dell'Onu. Ad annunciare il proseguimento della missione di interposizione è stato oggi, lunedì 8 settembre, il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Difenderemo il più possibile la nostra presenza all’interno del mandato Onu. Se l’Onu deciderà di ritirarla, proporrò al Parlamento un ampliamento della missione bilaterale che ha l’Italia, perché non si abbandona un popolo. Siamo stati lì perché pensavamo fosse utile. Possiamo farlo anche da soli, non con la forza dell’Onu. Occorre che una nazione sappia prendersi delle responsabilità anche singole”, ha affermato Crosetto a margine della cerimonia per l’82esimo anniversario della Difesa di Roma.
“Continuiamo la nostra missione perché siamo sempre più convinti che serva, siamo convinti che un’interposizione multinazionale sia l'unica soluzione nelle aree di crisi come quella e lo sarà anche a Gaza e lo potrà essere anche in Ucraina. Per questo noi da tempo parliamo di Onu. L’Onu non va più di moda ma un ritorno al multilateralismo, cioè a degli organismi multinazionali che servono a garantire la pace, che non siano considerati di parte, è l'unica salvezza se vogliamo smettere di parlare di guerra e parlare di ricostruzione”, ha scandito il titolare della Difesa. “La continuiamo - ha ribadito parlando di Unifil - C’è una stabilizzazione in corso in Libano e la nostra presenza è un aiuto”.
"L'affermazione del ministro Crosetto - dice all'Adnkronos il generale Marco Bertolini, ex comandante del Covi - è coerente con una storia degli ultimi decenni che vede l'Italia tra i protagonisti assoluti nello sforzo di fornire sicurezza al Libano, soprattutto lungo il confine meridionale contro il quale preme da sempre Israele. A questo confine meridionale tradizionalmente fonte di problemi per Beirut, si aggiunge ora il lungo confine con la Siria dove si è insediato un governo espressione di Hayat Tahrir al Sham, già movimento terrorista di natura qaedista nato sull'onda delle primavere arabe che hanno squassato Medio Oriente e Nord Africa. Per questo, abbiamo costantemente mantenuto nella fascia frontaliera tra il Libano e Israele oltre un migliaio di uomini inseriti nell'operazione di interposizione Unifil, esprimendo molti dei Comandanti della missione internazionale che assomma a oltre 11 mila uomini, inclusi mezzi corazzati ed elicotteri".
"Che l'Italia voglia rimanere coinvolta nel Paese, nonostante il possibile ritiro di Unifil mi sembra positivo - ribadisce Bertolini - visti i rapporti di stima e amicizia che in questi decenni si sono consolidati tra i due Paesi. Peraltro, nel caso di ritiro della missione di interposizione, dopo i recenti attacchi contro la stessa da parte di Israele, credo che ogni missione bilaterale che non si frapponga materialmente tra di due Paesi non avrà quella capacità di dissuasione, per quanto limitata, necessaria per evitare altri combattimenti, con conseguenti distruzioni e vittime tra la popolazione libanese. L'Italia fornisce già una missione di supporto addestrativo a favore dell'esercito libanese che potrebbe essere il nucleo attorno al quale costituire questa nuova realtà bilaterale".
Anche per il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di stato maggiore dell'Aeronautica militare ed attuale presidente della Fondazione Icsa "le dichiarazioni del Ministro della Difesa volte a sostenere il Libano anche in una interlocuzione bilaterale si collocano nelle corde di tutto ciò che il nostro esercito ha fatto e sta facendo vedere da quaranta anni a questa parte, con una sola anomalia: la generosità di Crosetto, un’offerta resa disponibile spontaneamente e non perché Onu o Stati Uniti avessero fatto il consueto giro di cerca, la rituale richiesta di impegno a paesi membri o volenterosi", afferma all'Adnkronos. "Certamente il ministro non ha potuto non notare la condizione di totale bisogno in cui versano le forze armate libanesi, non ancora in grado di far fronte agli impegni del disarmo e della neutralizzazione di Hezbollah; mentre l’’Italia può fare molto per aiutare a costruire una credibile capacità militare e a irrobustire l’apparato e le struttura libanesi per una più credibile sicurezza interna a fronte di eventuali, forse probabili risvegli di Hezbollah".
"Non bisogna mai dimenticare quando si toccano certi argomenti che l’Italia ha i carabinieri - continua - il più professionale strumento anche e soprattutto a livello internazionale, da spendere in un teatro quale quello libanese. Va anche rimarcato ciò che non è finora emerso neppure a livello di ipotesi e cioè che l’uscita di scena dell'Onu dal teatro libanese è la prima di una forse nutrita serie di disimpegni del Palazzo di Vetro di cui va ringraziato Donald Trump e la sua ormai evidente determinazione a far venir meno l’aiuto degli Stati Uniti nei teatri da pacificare. Con buona pace delle sue scomposte e infantili aspirazioni al Nobel".