Vivere a lungo e in salute è questione di microbiota, ecco cosa fare

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L'immunologo Minelli: "E' la sala di controllo dell'invecchiamento, dai polifenoli naturali al butirrato tante armi per contrastare l''incendio interno'"

Mauro Minelli
Mauro Minelli
11 ottobre 2025 | 11.04
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La rivoluzione della longevità si nasconde dentro ognuno di noi. "L'invecchiamento umano è un processo complesso, che sappiamo essere certamente influenzato da fattori genetici, da fattori ambientali, dagli stili di vita. Ma negli ultimi anni l'attenzione della ricerca si è fortemente concentrata sul microbiota intestinale, l'enorme e variegata popolazione di microrganismi che abita il nostro intestino. Questo ecosistema, tuttavia, non è un ospite innocente, un semplice passeggero che si lascia trasportare passivamente, ma una vera e propria sala di controllo che influenza il nostro invecchiamento avendo un impatto formidabile sulla salute generale e sulla longevità. La scienza sta dimostrando che la vera sfida non è solo allungare la vita, ma allungare la vita vissuta in salute, la nostra 'healthspan'. E la chiave di volta è l'intestino". E' la riflessione dell'immunologo clinico Mauro Minelli, docente all'Università Lum e tra i precursori dello studio del microbiota con la Fondazione Medicina personalizzata, che il 15 ottobre sarà tra i relatori di un convegno alla Camera dedicato proprio al legame tra longevità e microbiota.

"Quando invecchiamo, il nostro microbiota cambia: perde diversità e ricchezza, lasciando spazio a batteri diciamo 'meno amichevoli'. E tale squilibrio, noto come disbiosi, ha delle conseguenze devastanti sul nostro organismo", puntualizza Minelli all'Adnkronos Salute. "La prima - spiega - è rappresentata dall'intestino permeabile (leaky gut): la barriera intestinale, che dovrebbe proteggerci, diventa debole, permeabile. Questo consente a molecole potenzialmente dannose, come le tossine batteriche (Lipopolisaccaridi o Lps), di migrare dall'intestino contro il flusso sanguigno. Tali migrazioni - e siamo alla seconda conseguenza - scatenano l''inflammaging', uno stato di infiammazione cronica, di basso grado. Questo 'incendio interno' non è acuto, ma costante, e costituisce il terreno fertile per tutte le principali patologie croniche legate all'età: fragilità, malattie cardiovascolari, declino cognitivo. L'invecchiamento patologico è, in grandissima parte, inflammaging. La buona notizia è che siamo armati per combattere l'inflammaging".

"Sappiamo che il microbiota non è un fattore genetico immutabile, ma sappiamo anche che risponde in modo estremamente dinamico intanto alla dieta, che è il nostro strumento di prevenzione più potente. E allora quali sono le armi di cui possiamo disporre? Inizierei dal butirrato - indica Minelli - che può essere considerato come la malta del muro intestinale. I batteri amici producono acidi grassi a catena corta, in particolare butirrato che è essenziale: è il nutriente principale delle nostre cellule intestinali e ripara costantemente la barriera. La perdita di produttori di butirrato è direttamente correlata all'aumento dell'inflammaging". Secondo l'immunologo, "investire sulla salute del microbiota è investire sulla longevità attiva della popolazione, riducendo l'onere dell'inflammaging sul nostro sistema sanitario".

'L'ssunzione di cibi come i prebiotici è un atto medico preventivo per sostenere i ceppi benefici'

Quali sono le altre 'armi' che abbiamo per contrastare l'aumento dell'inflammaging? "I polifenoli 'supereroi', che sono sostanze naturali presenti in frutta e verdura, aventi proprietà antiossidanti e antinfiammatorie Ma la loro efficacia, ancora una volta, dipende dal microbiota che li trasforma. Ad esempio, i batteri intestinali metabolizzano gli ellagitannìni (come quelli delle melograne) in urolitine. Queste ultime hanno dimostrato di potenziare i meccanismi antinfiammatori e di amplificare le vie antisenescenza", rimarca Minelli. E poi c'è la dieta mediterranea, aggiunge, "dieta ricca di fibre e vegetali" che "agisce direttamente sul microbiota per contrastare la disfunzione della barriera intestinale e prevenire la fragilità negli anziani".

L'immunologo chiede alla politica un impegno: "Il microbiota è un bersaglio terapeutico e un biomarcatore dell'invecchiamento. E' tempo che il decisore agisca per trasformare i dati scientifici in protocolli operativi di salute pubblica. E' necessario insegnare che l'assunzione di cibi come i prebiotici è un atto medico preventivo per sostenere i ceppi benefici come il Bifidobacterium, cruciali per la salute intestinale nell'anziano".

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