
Dal 9 ottobre nelle sale, è il terzo capitolo della saga fantascientifica targata Disney iniziata nel 1982 con 'Tron' di Steven Lisberger e poi proseguita nel 2010 con 'Tron: Legacy' diretto da Joseph Kosinski
"Dobbiamo chiederci come restare umani nell'era delle macchine, tra intelligenza artificiale, social e la tecnologia in generale. E il film parla proprio di questo ed è necessario parlarne soprattutto oggi in cui il mondo digitale è fuso con quello reale". Così all'Adnkronos l'attore Jared Leto, che torna sul grande schermo con 'Tron: Ares' (nelle sale dal 9 ottobre) diretto da Joachim Rønning. È il terzo capitolo della saga fantascientifica targata Disney iniziata nel 1982 con 'Tron' di Steven Lisberger e poi proseguita nel 2010 con 'Tron: Legacy' diretto da Joseph Kosinski, qui al suo esordio alla regia di un lungometraggio. "Quando abbiamo iniziato a realizzare questo film, l'intelligenza artificiale non era ancora un argomento di discussione, almeno non come lo è oggi. Penso che la tecnologia stia avanzando molto rapidamente, ormai è di uso quotidiano", riflette nell'intervista il regista, che si è detto "grato" per portare al cinema "una storia così attuale".
Torna l'azione, le motociclette a tutta velocità e la realtà virtuale che sembra ormai così realistica. Ma 'Tron: Ares' introduce un'importante novità: il mondo virtuale incontra quello reale. Questo capitolo, dalle atmosfere dark e dalla predominanza del colore rosso, segue un programma altamente sofisticato, Ares, che viene inviato dal mondo digitale a quello reale per una pericolosa missione, segnando il primo incontro dell'umanità con esseri dotati di intelligenza artificiale. Mentre ci si chiede quale sia il confine tra digitale e reale, una voce ricorda - come se fosse un mantra - "Non si può tornare indietro". Non a caso il film invita a riflettere sul tempo come risorsa finita: il limite temporale imposto ad Ares nel mondo reale è di soli 29 minuti. E il protagonista, dal canto suo, è alla ricerca di un Codice di Permanenza necessario per non avere un interruttore di spegnimento. "Penso che Ares vive delle esperienze nel mondo reale che cambiano il suo modo di vedere le cose. Inizia a sentirsi attratto dall’idea di libertà e la sua curiosità prende il sopravvento. Comincia a capire che forse c’è qualcosa di più nella vita oltre a quel limite dei 29 minuti", racconta Leto, che ha immaginato "il rinascere, come qualcosa di doloroso. E mi piace pensare che Ares sia stato creato con una sorta di 'gene della curiosità', che lo spinge a desiderare più della semplice esecuzione di una direttiva".
"La ricerca della permanenza per me ha a che fare con l'autodeterminazione", dice Jodie Turner-Smith, che interpreta Athena, il braccio destro di Ares. "È la possibilità di decidere da sé se vivere o morire. E questo è uno dei grandi temi esistenziali dell'essere umano: essere o non essere". Per l'attrice, "significa anche non essere stampati e ristampati a piacimento da qualcun altro, ma sei tu a dover stare al volante della tua vita", dice riferendosi all'era dell'Ia. Si tratta della "libertà di poter decidere per sé e questo mi porta a pensare alle autrici donne". Guardando al mondo di oggi "fortemente digitalizzato è difficile dire 'cosa significa essere umani'", e questo "è uno degli aspetti che mi ha fatto accettare di recitare in 'Tron: Ares'". Il desiderio di Turner-Smith è "sapere che il pubblico vada al cinema per poter immaginare insieme come potrebbe essere il mondo se certe cose - che forse oggi non esistono o magari esistono già - diventassero realtà", conclude l'interprete. (di Lucrezia Leombruni)