Peppe Poeta, dopo la Nazionale c'è Milano nell'anno che cambia tutto

Stagione da favola per coach Peppe Poeta, che si racconta all'Adnkronos dalla finale con Brescia all'Europeo in azzurro fino il ritorno in Armani accanto a Messina

Peppe Poeta - Foto: M.Ceretti / Ciamillo-Castoria
Peppe Poeta - Foto: M.Ceretti / Ciamillo-Castoria
19 agosto 2025 | 14.25
LETTURA: 7 minuti

“Poi non si dica che quelli di Battipaglia sono dei ritardatari”. Con Peppe Poeta l’appuntamento al telefono è alle 16.30. Ed è lui a chiamare per primo. “Sono a Giulianova Marche, in vacanza da mia sorella. Mi godo un po’ di riposo prima della ripresa”, spiega Poeta l'Adnkronos. Riposo dopo una stagione lunga praticamente 12 mesi. Infinita. Ma anche della svolta. All’esordio in carriera come capo allenatore di Brescia in serie A1 ha sfiorato il titolo perdendo in finale contro la Virtus Bologna. Poi il ritiro con la Nazionale, al quarto anno da assistente del Ct Gianmarco Pozzecco in preparazione agli Europei di Cipro (esordio il 28 agosto contro la Grecia). Classe 1985, Poeta, che da giocatore professionista ha militato in dieci squadre diverse, non seguirà il gruppo azzurro nella fase conclusiva di Eurobasket. Il raduno dell’Olimpia Milano per i membri dello staff tecnico è previsto per venerdì mentre lunedì prossimo toccherà ai giocatori. Peppu, come lo chiamano gli amici, ha firmato un triennale con il club di Armani. Questo significa che il suo futuro, per tre anni almeno, sarà a Milano come primo assistente di Ettore Messina: lui e l'Olimpia puntano forte su Poeta, anche per l’avvenire.

Peppe, se chiudi gli occhi pensi al passato o al futuro?

Chiaramente vedo ancora azzurro. Ho lasciato il ritiro solo tre giorni fa e siamo stati insieme quasi un mese. Tra poco iniziano gli Europei, giochiamo contro grandi squadre come Grecia, Spagna, Bosnia, Georgia. Dobbiamo fare e faremo tutti il tifo.

Con chi guarderai le partite?

Bella domanda. Dipende un po’ da dove sarò e dove saremo con Milano durante la preparazione. Ma le guarderò tutte. E tiferò sempre.

Che Nazionale lasci?

Una Nazionale bellissima. Un gruppo con un enorme senso di responsabilità e la giusta dose di entusiasmo e determinazione.

E’ la volta buona?

Non lo so. Dipende da troppe cose, troppi fattori. Quasi tutte le partite sono decisive e quand’è così gli episodi possono pesare tantissimo. Di sicuro l’atteggiamento di questa squadra è quello di chi vuole raggiungere un grande risultato. Sia Gianmarco che i ragazzi stanno lavorando per provare a fare un grande Europeo, e lo dico davvero.

Due temperamenti vivaci assieme, il tuo e quello del Poz. In uno staff tecnico non sono troppi?

Vero, ma solo in parte. Siamo due persone che mettono tantissimo entusiasmo in ogni cosa che fanno. Abbiamo tanta energia, siamo molto amici e ci troviamo davvero bene anche quando lavoriamo assieme. Non sembra, però abbiamo anche dei lati diversi. E che ci crediate o no io sono la sua parte razionale.

Davvero?

Nella vita può non sembrare, ma sono sempre abbastanza razionale. Basta guardare come ho vissuto la panchina da capo allenatore a Brescia. Poi certamente il Poz è stato importantissimo nel mio percorso. Mi ha dato i tools e gli strumenti per la transizione da giocatore ad allenatore, cosa che lui ha fatto prima di me. Siamo simili in termine di energia ed entusiasmo ma io sono sempre stato uno razionale. Credo di aver ricevuto zero tecnici in tutta la stagione scorsa. Massimo uno. Oddio non ricordo. Puoi non scriverla questa? (Ride NdR).

Torni a lavorare con coach Messina dopo il biennio 2022-2024 in cui avete vinto due scudetti di fila. Lui e Pozzecco sono quasi agli antipodi. Ma qualche giorno fa Ettore ha ribadito la fiducia che ha deciso di riporre in te alla pari della società, diventerai un elemento portante del progetto Armani. Quanta contaminazione “Messiniana” c’è stata nella stagione con Brescia?

Se il Poz è stato decisivo nella mia transazione da giocatore ad allenatore, Messina è stato cruciale nella metodologia, nel lavoro quotidiano, nello studio degli aspetti tattici e tecnici. Le due stagioni in cui abbiamo lavorato assieme sono state estremamente formative. C’è tanto Ettore Messina nel Peppe Poeta allenatore. Poi è chiaro che ognuno deve fare il coach per com’è caratterialmente. Io sono Peppe e devo allenare da Peppe. Non da Ettore Messina o da Gianmarco Pozzecco.

L’anno scorso Brescia ha giocato tre volte contro Milano e non è andata benissimo per voi di Brescia. Lui ti ha detto qualcosa dopo le partite?

Non è andata bene per niente visto che le abbiamo perse tutte e tre (scoppia a ridere NdR). Dopo le partite? No, niente di particolare. Ma ci siamo sentiti spesso durante la stagione, il nostro rapporto è sempre stato ottimo.

L’anno scorso avevi detto, alla vigilia delle semifinali di Coppa Italia: “La nostra leggerezza sarà un’arma in più”. 

Ed è vero. Abbiamo costruito la stagione su tre principi fondamentali: entusiasmo, impegno e tolleranza. Così abbiamo battuto tutti i record di Brescia, i punti alla fine del girone andata, la posizione finale in classifica, la finale scudetto. Se penso a una fotografia dell’ultima stagione penso alla squadra, a me e alla società con il presidente sotto la curva. Perché è stata un’annata oltre ogni sogno possibile.

A Milano però altro che “leggerezza”. L’Olimpia è una corazzata in Italia e lavora ogni anno per essere tra le protagoniste dell’Eurolega.

Credo però che fare le cose con serietà cercando di mantenere l’entusiasmo dello spirito ludico del gioco possa essere un valore. Con 80 partite all’anno è un concept che può avere un senso. E può aiutare ad alleviare le pressioni che oggi sono molto più forti di quelle di una volta. Prima arrivavano solo dai tifosi e magari dai media. Adesso ci sono anche e oserei dire soprattutto quelle provenienti dal web e dai social.

Un’altra fotografia della stagione di Brescia: l'abbraccio a Ndour, il tuo giocatore che lascia il parquet zoppicando, nella finale contro la Virtus.

A conferma del fatto che sono una persona razionale! Fossi stato una testa calda avrei dato in escandescenza per la sfortuna. Non si fosse fatto male forse staremmo parlando di una finale diversa. E badate bene, ho detto una finale diversa. Al femminile. Nel senso che poi magari il finale, al maschile, sarebbe stato lo stesso. La Virtus era in missione, Shengelia andava via, c’era il mio amico Achi Polonara a cui dedicare lo scudetto, poi Belinelli alla sua ultima stagione.

A proposito di amici, Luca Vitali torna a Cremona, dove hai giocato anche tu, come assistente. Lo vedi bene come allenatore? 

Certo. La Vanoli è l’ambiente giusto. Conosce tutti. I tifosi ancora gli vogliono bene, lui vuole bene alla società come gliene voglio io. Ha sempre avuto una marcia in più nella comprensione del gioco, e questo lo aiuterà parecchio.

Vitali e Marco Cusin, in un'intervista doppia di una decina di anni fa, ti votarono come il più elegante, il meno elegante, il più simpatico e il più matto della spedizione dell'Italbasket agli Europei 2015. Ti va di fare lo stesso gioco con il gruppo di oggi? Pippo Ricci ha scritto un libro ed è laureato in matematica: lui ovviamente è il più intellettuale. Ma gli altri? Ad esempio, il più elegante chi è?

Mi piacerebbe molto farlo, questo gioco. Ma non so se possa funzionare. Non voglio tirarmi indietro ma facendo parte dello staff purtroppo quando sono in azzurro vivo molto meno lo spogliatoio con i ragazzi. Potrei risponderti su allenatore e assistenti ma la risposta sarebbe sempre e solo una sola: Gianmarco Pozzecco è chiaramente il più elegante, il più matto, il più tutto. Tranne che a Padel...

Cioè?

Di sicuro non è il più forte, anzi! Però di questo gruppo azzurro posso dirti una cosa.

Prego.

Il senso di responsabilità di cui ti ho già parlato all’inizio. E’ davvero forte. Potrebbe anche essere molto superiore rispetto al passato. C’è una leadership molto chiara, i giovani forti e motivati.

Chi sono i leader?

Nick Melli che è il capitano senza dubbio, poi Fontecchio e Pajola. Degli altri vedo in grande crescita Niang, Spagnolo, Procida e Diouf, ma con loro anche tutti gli altri. Questa è una squadra che può far sognare e generare senso di appartenenza.

E’ arrivato Gallinari. Anche lui sarà un leader.

Certo. E lo accoglieranno benissimo. Lui ha una grande capacità di entrare in punta di piedi. E’ la sua last dance in azzurro e ci tiene tantissimo. Per me è un amico speciale, ci siamo sentiti spesso in questi ultimi tempi, tra squali, nazionale e Portorico.

Dopo l’Europeo dovrà decidere il suo futuro. Gli hai dato dei consigli? Sei pur sempre il primo assistente di Ettore Messina all’Olimpia Milano, società che conosce molto bene.

Non ha bisogno dei miei consigli. A parte che lo affianca suo padre Vittorio che è un guru della pallacanestro. Però io lo sento molto sereno e determinato, ed è molto felice della sua esperienza di Portorico.

Ultima domanda sul Beli. Si chiude un’era. 

Un ragazzo fantastico. Ha chiuso la carriera vincendo lo scudetto, che è come meritava di chiuderla. E’ uno dei giocatori italiani più forti di sempre e ha una passione per questo gioco infinita. Credo sia questa passione che lo abbia portato a fare una carriera pazzesca. Qualunque cosa deciderà di fare avrà successo, ne sono sicuro. Grande professionista, grande persona.

Proprio come Peppu.
(di Giacomo Iacomino)

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL

threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram

ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza