Lo sfogo di Marchetti: "A Cagliari ho subito mobbing, al Genoa Blessin ci umiliava"

Il racconto del portiere, titolare del Mondiale di Sudafrica 2010

Federico Marchetti - Ipa
Federico Marchetti - Ipa
17 dicembre 2025 | 12.14
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Il "mobbing camuffato" con il Cagliari, gli insulti e le umiliazioni di Blessin ("il peggior allenatore mai visto") e la depressione. Federico Marchetti si sfoga in un'intervista alla 'Gazzetta dello Sport' e racconta la sua carriera nel calcio senza risparmiarsi.

Il portiere, titolare del Mondiale di Sudafrica 2010, parte dalla depressione. "Ero depresso, non ho vergogna nel dirlo. Avevo smarrito me stesso, non riuscivo nemmeno più a tuffarmi tra i pali. Stavo male, non ero nello stato mentale adatto per scendere in campo. Lo dissi al preparatore dei portieri. 'Non me la sento'. Non fu capito. Giocavo a Cagliari e la società insabbiò tutto: venne solamente comunicato che ero infortunato. In realtà avrei avuto bisogno di sostegno, non di essere lasciato solo. La depressione è una malattia, va trattata con serietà", ha raccontato. E sempre al Cagliari spiega di aver "subìto mobbing camuffato". "Mi allenavo con la prima squadra, ma non venivo mai convocato. Tornavo dal Mondiale in Sudafrica, - ha detto alla 'Gazzetta' - in cui ho fatto pure due presenze, e mi fu addossata la colpa di aver detto che mi sarebbe piaciuto giocare la Champions. Tutto qui. Da lì è iniziata una guerra senza fine".

Ma il peggio è arrivato al Genoa, dove ha giocato a partire dal 2018. "Una gestione ridicola da parte di personaggi rivedibili", ha dichiarato Marchetti per poi ammettere di riferirsi a Blessin. "È il peggior allenatore mai visto. Ci trattava di m... e ci umiliava in continuazione, anche singolarmente. Prendeva i giocatori e li insultava. Odiava gli italiani. Calafiori lo massacrava, gli diceva che era un 'italian bastard'. Soffriva me, Criscito e Behrami. Infatti, non è un caso che Pandev scelse di accettare il Parma in Serie B pur di scappare".

Ricordi "magici" invece del derby vinto in finale di Coppa Italia con la Lazio, dove ha giocato dal 2011 al 2018. "Ancora oggi capita per strada di incontrare chi mi ferma e racconta ai figli: 'Lui era il portiere della finale del 2013'. Siamo diventati immortali con quella vittoria".

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